La Divina Commedia e nello specifico l’Inferno, diventa tale nell’ambito della “scuola italiana” causa un passo in cui il Profeta “Maometto” viene posto da Dante in un girone dell’inferno.
“Il Profeta “Maometto” appare nel canto XXVIII dell’Inferno. Dante lo colloca nel girone dei seminatori di discordie. Maometto non è solo il fondatore dell’Islam, ma anche colui che ha provocato la separazione della comunità degli uomini. Il suo castigo consiste in una mutilazione eterna: un diavolo armato di spada lo squarta dal mento fino all’addome. Questo simboleggia la divisione religiosa che Maometto ha causato durante la sua vita. Il genero di Maometto, Alì, è punito nello stesso modo poiché responsabile di una ulteriore divisione religiosa, quella sciita. Dante,  non risparmia critiche nei confronti di Maometto, ma la sua presenza nella Divina Commedia è significativa e offre spunti di riflessione e di studio sulla storia e la religione”.
Il problema nasce dal fatto che 2 “studenti mussulmani” di terza media sono stati esentati dallo studio dell’opera del Sommo Poeta causa la citazione sul Profeta Maometto che sembra “insultare e offendere” la posizione religiosa di chi abbraccia l’Islam.

Inoltre sembra che tale dispensa sia frutto di una decisone del Professore a seguito di una comunicazione inviata alle famiglie e dopo un suo personale colloquio con i genitori dei ragazzi e dalla loro risposta: “meglio evitarlo!” Sembra per questo che abbia proposta come alternativa a Dante lo studio del Boccaccio.
Come tale “notizia” è arrivata al Governo, il Ministro dell’Istruzione Giovanni Valditara, ha subito predisposto l’invio di “Ispettori” all’Istituto “Felissent”, per verificare quanto è realmente accaduto, sottolineando: “L’esclusione dal programma scolastico di uno dei pilastri della nostra letteratura, per motivi religiosi o culturali, ancora non abbiamo ben capito, è del tutto inammissibile”.
Una notizia che ha provocato un vero “maremoto” sia nel centro-destra che nell’opposizione non trovando “neppure nel politicamente corretto” un valido motivo per tale “incredibile” scelta.
Il Presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, afferma: “È un’assurdità cancellare Dante. Ma dietro questo si nasconde un problema ancora più grande: l’integralismo!”
Il Sindaco di Treviso, Mario Conte, sottolinea: “Scelta incomprensibile“.
Il Senatore e Vice Premier Matteo Salvini, leader della Lega, dichiara: “E’ demenziale non studiare Dante perché offende qualcuno”.
Il Ministro del Turismo, Daniela Santanché, aggiunge: “Dante? Continuiamo a sottometterci ai musulmani. Questi politicamente corretti li avrebbe messi tra gli ignavi!
Non è mancato neppure il commento del Generale Roberto Vannacci, che ha rincarato giustamente la dose: “Eccoli quelli che vogliono distruggere la nostra Italia e la nostra identità“.
La Senatrice Pd Simona Malpezzi, su X ha scritto: “Conoscere Dante non toglie nulla alla confessione religiosa dei ragazzi ma aggiunge molto alla conoscenza della cultura italiana. Integrazione si fa per aggiunta, mai per sottrazione”.
Deborah Serracchiani ha precisato. “Sono incredula che si possa mettere in discussione lo studio nelle scuole della Divina Commedia, un patrimonio dell’umanità imprescindibile per qualunque formazione culturale non solo italiana”.
Gli scrittori, Rita Monaldi e Francesco Sorti, affermano. “Un autogol preferire Boccaccio, che è molto più difficile da digerire, immorale anche dal punto di vista islamico a Dante che era inclusivo e che lascia la porta aperta ai pagani”.

Francesca Magnano, la Preside dell’istituto Felissent, nella riunione convocata, ha subito difeso la posizione dell’Istituto, asserendo: “Di certo è un errore dire che c’è stato un via libera, io non sapevo nulla di questa storia e sto cercando di fare chiarezza con i docenti coinvolti”.

Dalla Divina Commedia:
Già veggia, per mezzul perdere o lulla,
com’io vidi un, così non si pertugia,
rotto dal mento infin dove si trulla.                        24

Tra le gambe pendevan le minugia;
la corata pareva e ’l tristo sacco
che merda fa di quel che si trangugia.                           27

Mentre che tutto in lui veder m’attacco,
guardommi, e con le man s’aperse il petto,
dicendo: «Or vedi com’io mi dilacco!                       30

vedi come storpiato è Maometto!
Dinanzi a me sen va piangendo Alì,
fesso nel volto dal mento al ciuffetto.                    33

E tutti li altri che tu vedi qui,
seminator di scandalo e di scisma
fuor vivi, e però son fessi così.                          36

Un diavolo è qua dietro che n’accisma
sì crudelmente, al taglio de la spada
rimettendo ciascun di questa risma,                        39

quand’avem volta la dolente strada;
però che le ferite son richiuse
prima ch’altri dinanzi li rivada.                       42

Ma tu chi se’ che ’n su lo scoglio muse,
forse per indugiar d’ire a la pena
ch’è giudicata in su le tue accuse?».                            45

«Né morte ’l giunse ancor, né colpa ’l mena»,
rispuose ’l mio maestro «a tormentarlo;
ma per dar lui esperienza piena,                        48

a me, che morto son, convien menarlo
per lo ’nferno qua giù di giro in giro;
e quest’è ver così com’io ti parlo».                      51

Più fuor di cento che, quando l’udiro,
s’arrestaron nel fosso a riguardarmi
per maraviglia obliando il martiro.

A cura di Pier Luigi Cignoli – Foto Repertorio
Editorialista Pier Luigi Cignoli

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