LA SPEME, ULTIMA DEA, FUGGE I SEPOLCRI

La nostra speranza passa dapprima sui Sepolcri.
La dura legge del Coronavirus e stata: non poter piangere sulle bare.
Le bare calate nelle fosse comuni del Bronx richiamano il poema di Ugo Foscolo, “I SEPOLCRI”, e sono uno schiaffo a cui dobbiamo reagire anche in nome di quei morti.

Restano nei nostri occhi le immagini delle bare a New York, deposte in una fossa comune nel Bronx, e ancora di piu’, essendo immagini del nostro paese, la carovana dei camion dell’esercito, che trasportavano via quelle bare a Bergamo.
Immagini che restano, come uno schiaffo che ti fa sbattere su quei libri di scuola che ci avevano raccontato che certe cose esistono, che certe cose si ripetono, che certe cose uccidono.
Ma uno schiaffo ti fa sentire dolore, ed egoisticamente pensiamo che noi siamo vivi.
Che siamo ancora vivi.
Ma molti se ne sono andati, e poco importa se la letalita’ di questo nemico invisibile sia dell’uno o del tredici percento.

Quel che resta, e’ che molti, troppi se ne sono andati; soli dai loro cari, il cui pianto e’ arrivato da lontano,senza poter stringere le mani, o tenerle dentro le proprie, quegli occhi che si sono spenti per un nemico arrivato troppo in fretta, come fosse stata un’ondata di ostrogoti di millecinquecento anni fa.
E mi tornano in mente quelle memorie di scritti mai passati di moda:
“All’ombra dei cipressi e dentro l’urne
confortate di pianto e’ forse il sonno
della morte meno duro”
“Forse il sonno eterno della morte e’ meno doloroso qualora l’estinto riposi all’ombra dei cipressi e dentro le urne confortate dal pianto di chi e’ rimasto?”

Cosi’ Ugo Foscolo iniziava i suoi SEPOLCRI, sostenendo la tesi di come l’anima di una persona sia immortale, quando il suo ricordo vive in quelli che sono rimasti, che hanno una pietra, all’ombra dei cipressi, sulla quale piangerli.

Crudele e disumano mi appare questo non aver potuto piangere sulla bara di una persona cara: sì questa e’ stata la dura legge della pandemia!

Dopo, finita l’emergenza, si sono costruiti sepolcri con epitaffio, ma e’ lo schiaffo che resta, quello schiaffo che abbiamo subito, che ci ha fatto puntare gli occhi verso il basso, che ci ha fatto sentire persino fortunati, sfortunati, sani e malati allo stesso tempo, che ci ha fatto prendere conspevolezza che occorre risorgere anche per quelli che non ci sono piu’.
Come Gesu’ e’ risorto dalla morte, abbiamo dovuto risorgere, per chi sta ancora morendo, per chi morira’, per l’impegno di chi e’ stato in prima linea a combattere, per chi ha aspettato a casa, per noi che abbiamo reagito, perche’ se era vero per Foscolo che “Anche la speme, ultima dea, fugge i Sepolcri” la nostra SPERANZA passa dapprima sui Sepolcri!

Abbiamo resistito ad invasioni, catastrofi e rivoluzioni, dipinto quadri, scritto poemi, scoperto terre ed esplorato i cieli, il tutto, grazie, parafrasando Foscolo, al nostro “spirto guerrier”,ch’entro ci rugge”
Oggi piu’ che mai abbiamo bisogno di quello spirito, del guerriero, del poeta, e dell’astronomo, per riuscire a trovare ancora una volta quella forza che negli anni ci ha sempre contraddistinto, riuscendo così a far navigare ancora una volta quel relitto, verso terre e cieli del tutto inesplorati!

E allora, tornando con la memoria ai Sepolcri di Ugo Foscolo ricordiamoci sempre che egli afferma che essi sono l’incarnazione della memoria, che coincide con la civilta’, in quanto solo la memoria puo’ sopravvivere alla distruzione materiale.

Nelle tombe si identifica la memoria concreta del passato, e la poesia diventa lo strumento per la memoria, e la ricostruzione della storia di una civilta’.
La valorizzazione della morte come quiete contrapposta alla tempesta della vita, i sepolcri fungono da intermediari tra il passato e il presente, ma sono anche lo strumento di ispirazione dai quali chiunque puo’ attingere conforto e speranza.

E dunque la rilevanza, che e’ in forte contrapposizione con cio’ che ci ha segnato in questi mesi, sta proprio qui: nell’utilita’ delle tombe, nella celebrazione della morte come corrispondenza di affetto, nell’esaltazione del valore dell’uomo comune, e infine nella funzione eternatrice della poesia e della memoria!

A cura di Sandra Vezzani editorialista – Foto Redazione

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Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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