AUTOMOBILE AUTOMOBILI FIAT FCA 500 ELETTRICA

Nel 1978 uscì una canzone scritta ed interpretata da Drupi dal titolo “Provincia” ma chi la conosce è ancora convinto che il vero titolo sia “La 500 blu”. Ebbene, quell’auto citata più volte nel testo, sono io.

Mi presento: sono una Fiat 500 F del 1965, realizzata sul telaio della 500 D. Il mio colore già lo sapete, pare che il mio sia un modello rarissimo denominato “8 Bulloni”, dal numero di bulloni che fissano le porte alla carrozzeria. Sono stata restaurata di recente e custodita all’interno di un garage riscaldato, lontano da freddo, pioggia e umidità. I miei pneumatici sono perfetti con pareti bianche, e la parte meccanica è completamente originale e in ottime condizioni. Insomma sono sana come un pesce, priva di ruggine e mai incidentata, gli interni sono nuovi, realizzati da un tappezziere esperto in auto vintage.

Vivo a Marsala e non conosco il significato dei termini: freddo, ghiaccio e neve. Mi trovo in un autosalone in attesa di un compratore. La mia storia, come oramai sapete, è iniziata alla metà dei favolosi anni ’60, quando il rag. Adelmo Capiotti mi acquistò dall’Autosalone “Luxus”, firmando cambiali per 475.000 Lire, mentre il suo stipendio si aggirava intorno alle 86.000 Lire. Era un signore calmo e riflessivo, il sabato sera, dopo aver tentato la fortuna al Totocalcio, si concedeva un po’ di distrazione in un locale alla moda dove si poteva bere centrifugati, ascoltare musica e partecipare a conferenze di movimenti religiosi e filosofie orientali come il taoismo e il Buddismo Zen.

Ebbe due fidanzate che non erano adatte a lui, così prive di sensibilità ed empatia verso il prossimo. Nel maggio del 1978, oramai promosso direttore di filiale, il rag. Capiotti decise di lasciarmi per una “Fiat Ritmo 60 5p L1” rosso fuoco. Il mio nuovo padrone era Chantal,una giovane aspirante modella che divideva un loft con alcune amiche/colleghe nel centro di Santarcangelo. Quando uno degli autori della canzone che vi ho citato poc’anzi, la vide scendere dall’auto e sedersi sorridente sul cofano, prese spunto da quell’immagine per dare vita al testo.

Le tre ragazze che scarrozzavo lungo la Riviera Romagnola, in quelle estati indimenticabili e interminabili, io le avevo accostate alle “Charlie’s Angels” che in quegli anni spopolavano nel tubo catodico. Chantal, poi, mi trattava come fossi un essere vivente, ogni settimana andavamo all’autolavaggio e ne uscivamo luccicanti e al profumo di pino silvestre. L’unico fidanzato con il quale si “intrattenne” in auto, mi ruppe due saldature nel sedile del passeggero, già perché solo dal modello “L” i sedili sarebbero diventati ribaltabili.

Nel 2000, Chantal optò per un furgone a nove posti, visto il numero esagerato di figli messi al mondo, lasciandomi nelle mani di due fratelli di professione carrozzieri, i quali aveva la passione di restaurare ogni vecchio modello di 500 per poi rivenderlo ad un appassionato del genere. Mi rimisero a nuovo e, di lì a poco, mi trovai un vecchio sacerdote al volante, che sfrecciava nella ragnatela di strade che formano il centro città.Per 23 anni, ho attraversato le colline romagnole per consentire a Don Guido di impartire benedizioni pasquali, estreme unzioni o semplicemente visite ad amici parrocchiani.


Qualche mese fa, era salito in macchina per dirigersi verso Sant’Agata Feltria, invitato alla Fiera annuale del Tartufo, quando si è accasciato sul volante con la testa che premeva sul clacson. Aveva appena acceso l’autoradio e, in attesa degli inutili soccorsi, partirono le note finali della canzone che per anni ha fatto da filo conduttore tra i miei possessori e la 500 F blu, che sarei io. “…la Cinquecentoormai non parte più….

A cura di Marco Benazzi editorialista – Foto ImagoEconomica 

Editorialista Benazzi Marco

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