Nel basket di alto livello gli arbitri sono tre, a fronte di dieci giocatori, cinque per squadra. Nel football americano, in NFL (la Lega Usa) sono sette/otto, là dove i giocatori sono ventidue, undici per ciascuna squadra. Nel calcio, l’arbitro è uno coadiuvato da due assistenti, i guardalinee, e dal cosiddetto quarto uomo, designato a occuparsi delle due panchine. Nessuna di queste tre figure mette piede sul rettangolo di gioco, dove l’arbitro è sempre di più un uomo solo contro tutti.

Lo è sempre stato, ma il Var – strumento indispensabile, del quale è impossibile farne a meno e indietro non si torna – ha acuito la sua solitudine. Le immagini lo aiutano a sbagliare di meno, però l’errore corretto al video gli è ugualmente attribuito come svarione, lo espone alle critiche e alle beffe dei calciatori e dei tifosi. Oramai ci sono panchine “addestrate” ad alzarsi in piedi e protestare alla minima decisione contraria. Una strategia della tensione che mira a indebolire la figura del direttore di gara e confonderlo. In Italia e nel mondo gli arbitri sbagliano molto anche perché devono fronteggiare troppa gente arrabbiata e quasi mai in buona fede.

La letteratura ha celebrato la solitudine di portieri e difensori. Sulla solitudine dell’arbitro poco o nulla. L’arbitro è più facile prenderlo in giro, come nel vecchio film interpretato dal siciliano Lando Buzzanca, in cui l’attore esasperava e smitizzava la figura del conterraneo Concetto Lo Bello, la giacchetta nera più famosa dell’epoca. Per evitare che l’arbitro impazzisca come nel finale del film con Buzzanca o che si crei una crisi vocazionale grave, con sempre meno giovani attratti da questa “professione”, a nostro modesto parere la strada, in un futuro prossimo, non può che essere una: moltiplicare gli arbitri come nel basket e nel football americano.

Un arbitro in più sul terreno di gioco e altri due dietro le porte, cosa che abbiamo già visto in tempi recenti. Aumentare gli arbitri per ripartire le responsabilità, per evitare la crocifissione di un uomo solo, per fronteggiare le masse critiche di giocatori, allenatori e panchine.

La domanda che ci sorge spontanea è: gli interessati saranno d’accordo? Perché l’arbitro, tolta la tara, possiede il gusto dell’esercizio del potere e per questo motivo non è dato sapere quanta autorità sarà disposto a cedere.

Il vice Direttore Ugo Vandelli – Foto Imagoeconomica

Il Vice Direttore Ugo Vandelli

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