Questa che vado a raccontarvi, è la triste storia di Mario Valdemarri detto “Orinale”, un uomo sull’ottantina che, dopo una vita di duro lavoro, per problemi legati ad una prostatite trascurata, la quale influenzò il flusso urinario causandogli seri problemi come la difficoltà nell’iniziare e nel mantenere la minzione, fu costretto a portare con un orinale, volgarmente detto pappagallo per le urine. Ma partiamo dall’inizio, “Super Mario”, così veniva chiamato dagli amici del bar Mascagni”, era un netturbino di quartiere, si occupava della pulizia e della raccolta dei rifiuti, era responsabile dello svuotamento dei bidoni dell’immondizia, della raccolta dei sacchetti di spazzatura e dimantenere pulite le strade e i marciapiedi.

Inoltre, spesso veniva coinvolto nella pulizia di parchi, giardini pubblici e aree verdi. Era il classico angelo con la ramazza che contribuiva a mantenere l’ambiente pulito e sicuro. Aveva instaurato un rapporto di forte amicizia con gli abitanti e gli esercenti della zona, al punto tale d’essere coinvolto in serate karaoke alla pizzeria “da Totò”, locale frequentato dagli abitanti dell’intero quartiere. Una notte in cui era in servizio, una impellente necessità di espletare un bisogno fisiologico, lo portò ad evacuare protetto da un cespuglio, considerando che nei paraggi non erano presenti né locali pubblici aperti, né una toilette pubblica. Bene, dopo una decina di giorni, l’ente per il quale prestava servizio, lo mise al corrente che la Polizia Locale lo aveva multato per aver espletato il bisogno fisiologico in luogo pubblico.

Naturalmente il tentativo di difendersi da parte di Mario, adducendo all’impossibilità di trattenere la pipì fino al termine del servizio, non portò al risultato sperato. Doveva ritenersi fortunato perché nel 2004, anno in cui è avvenuto il fatto, la legge e l’interpretazione giurisprudenziale faceva rientrare questo gesto tra gli “atti contrari alla pubblica decenza”, con una pena che poteva andare da 5.000 a 10.000 euro.Peraltro, la ditta per la quale Mario prestava servizio, gli trattenne un’ora per “motivi etici” giustificandosi con le parole degli agenti di P.L. i quali sottolinearono che non importava se orinare in pubblico era stato un bisogno impossibile da trattenere: bisognavasaper prevenire le urgenze, anche le più impellenti, a meno che non si avesse un certificato medico che dimostrasse il contrario.Da quel giorno, Mario non fu più lo stesso, la vergogna dell’essere infangato e deriso dai colleghi e da quelli che riteneva amici, lo spinsero a chiudere con il mondo reale optando per quello onirico popolato solo da animali dotati di piume o peli.


Oggi, lo si vede vagare lungo il dedalo di strade del suo quartiere, con in mano un orinatoio in ceramica a forma di oca selvatica. Di tutta questa triste storia, quello che fa più incazzare, è il fatto che in pieno centro storico, accanto al teatro comunale e al giardino pubblico, notte e giorno, individui che vanno dal ragazzotto bevuto all’anziano colto da un bisogno impellente, scelgono il muro di un palazzo privato per pisciare ignorando che fino a pochi anni fa, era considerato reato di danneggiamento e imbrattamento di cose altrui. Tutto questo nell’indifferenza generale, come se fosse impossibile, non dico installare un bagno automatico e autopulente che immagino abbia un costo estremamente gravoso, ma perlomeno sistemare i servizi igienici pubblici già esistenti,magari affidandoli in gestione – con concessione per favorirne l’autosufficienza economica – a cooperative sociali per la pulizia, la sanificazione e la custodia. A proposito, l’urinoterapia pare che non apporti alcun beneficio all’organismo.

A cura di Marco Benazzi – Foto ImagoEconomica 

Il Direttore Simone Tripodi

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