Agosto è il mio mese dedicato alla Villeggiatura. Chiudo a doppia mandata il portone del teatro e mi proietto verso il mio annuale disorientamento temporale e spaziale. Unico oggetto che mi tiene legato al luogo da dove provengo e al mio ruolo professionale, il mazzone di chiavi con catena da bikers fissato al passante del pantalone. Ogni anno è sempre la stessa storia.

Si comincia a gennaio a pianificare una vacanza estiva che, spesso e volentieri, si trasforma in un vero e proprio incubo organizzativo. Quest’anno abbiamo deciso di affidarci alla sorte lanciando una freccetta sulla carta geografica dell’Italia fisica appesa in salotto. Il destino ha voluto che il dardo, scagliato con estrema maestria dalla Fallon Sherrock romagnola, colpisse la zona del Cilento, e più precisamente la “Spiaggia del Buon Dormire”, una splendida baia sabbiosa ai piedi dell’imponente Capo di Palinuro.

Vuoi che in questo preciso luogo, Ulisse fu tentato dal canto delle sirene e che il nocchiero Palinuro si addormentò con le dolci parole sussurrate dal dio del sonno, perché Enea compisse il suo destino, vuoi le foto che ritraevano il luogo in questione, così invitanti da togliere il fiato, vuoi i riferimenti ai due eroi dell’Epica antica, che in comune, se ben ricordo, avevano anche la discesa agli inferi, optammo per la scelta del destino. Pochi bagnanti, acqua adamantina e una miriade di grotte che scavano il perimetro del promontorio.

Giunti sul posto, mi comunicano che il boat tour delle grotte, a causa di uno sciopero del personale addetto alla conduzione dell’imbarcazione e delle guide turistiche, era fuori servizio e che l’unico modo per raggiungere la spiaggia era scendendo cinquecento scalini a picco sul mare.

La catabasi omerica e quella virgiliana non erano simili alla mia, perché Ulisse scese nell’Ade per conoscere il suo destino, Enea non si fermò a cercare risposte che lo illuminassero sul suo futuro ma anche quelle che gli spiegassero i motivi del suo andare ramingo. Io no, io mentre scendevo la scalinata mi domandavo il perché la freccetta non avesse colpito un luogo altrettanto affascinante ma più alla mia portata fisico-economica, ad esempio la Grotta Urlante di Premilcuore. Affrontai la scalinata, soprattutto gli ultimi cinquanta scalini, con la stessa leggiadria di Wanda Osiris, la divina soubrette, mentre intonava le note di “Sentimental”. Avevo scelto un outfit alla romagnola per evitare brutte figure fuori casa. Indossavo un costume da bagno in cotone vintage anni ’60 con disegno a trecce rosso, bianco e giallo gingham; un paio di Ray-Ban Stories Round, cappello di paglia da alternare a uno da tennista che fa sempre chic; ai piedi scarpette antiscivolo da scoglio color blu tenebra; camicia azzurra di lino e shorts beige; al polso un bracciale Tapni Band in silicone soft-touch che mi consentiva di condividere schede di contatto su smartphone istantaneamente con un tocco.

Mi dissetavo con lattine di Setz all’anguria e al melograno. Peccato che non sono mai riuscito ad entrare in acqua, per via della psicosi da pesce killer. Una radio locale lanciò una notizia a dir poco allarmante, il terribile “pesce palla d’argento” nome scientifico Lagocephalus Sceleratus, una specie aliena che proveniva dall’Oceano Indo Pacifico e che, a detta degli esperti, era giunto nelle acque di Palinuro attraversando il canale di Suez. Il Prof. Mariancolo Sutterisi, illustre Patologo delle specie ittiche, intervistato dal giornalista radiofonico sottolineò la sua pericolosità, poiché alcune parti del suo corpo contenevano una sostanza chiamata Tetrodotossina capace di provocare paralisi respiratoria e problemi al sistema cardiovascolare.

Per non sapere né leggere né scrivere, ho optato per la piscina dell’agriturismo che mi ospitava. Spiedini di frutta caramellata, cocco, cedrata Tassoni ghiacciata e un libro volevo leggere da tempo immemorabile: Il Borgo di William Faulkner con la traduzione di Cesare Pavese. My long, hot Summer.

A cura di Marco Benazzi – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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