Non sono belle notizie quelle che giungono da Rio e che riguardano la nostra portabandiera Federica Pellegrini. Mi permetto di esporre una considerazione che non riguarda la qualità delle prestazioni dell’azzurra, ma si limita ad esaminare il contesto entro il quale ormai da dieci anni la nuotatrice convive.

Una campionessa che si afferma in uno sport non professionistico come il nuoto, è stata abituata ad accettare il sacrificio e a ricevere in corrispettivo solo gloria e onori. Se ad un’atleta “allenata” a non produrre denaro, si danno troppi soldi, troppa celebrità e troppe distrazioni, è facile che l’atleta si “guasti” e miri a rincorrere solo beni materiali tipici con i quali invece sono abituati a convivere i campioni di sport professionistici.

Troppi gossip, troppi rotocalchi parlano di lei, interviste e selfie con il premier Renzi, addirittura l’onorificenza (a mio avviso immeritata) di essere la portabandiera italiana, sono tutti elementi negativi che “distraggono” l’atleta. Ma questo mio pensiero, non vuole essere una giustificazione, ma una vera e propria constatazione di negligenza manageriale sportiva di chi sta intorno a lei e permette queste cose (Malagò compreso). A proposito di portabandiera, perché non la Cagnotto o Basile? Perché la Pellegrini piace ed è un sogno degli italiani!

Complimenti agli italiani che hanno contribuito a farla “naufragare” trasformandola in un’icona commerciale.

A cura del Prof. Pierluigi Vigo

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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