LA VITA E’ UN’INCOGNITA
Sappiamo infatti quando nasciamo, non ci è dato sapere quando lasceremo questa terra.
Nel frattempo, sarebbe auspicabile che questo dono unico ed irripetibile che ci è stato donato, venisse vissuto da ognuno completamente ed intensamente, soprattutto con amore e consapevolezza.

Mi piace pensare alla vecchiaia come il momento di maggiore godimento della vita. Mi piace pensare alla vita come un susseguirsi di stagioni, di inevitabili cicli: ad ogni primavera seguirà un’estate, ad ogni estate un autunno, e ad ogni autunno un inverno. Essere consapevoli di questa ciclicità permette di avere speranza: la speranza che per quanto rigido possa essere un inverno, ci sarà sempre una nuova primavera che ci aspetta. Ma la stagione più importante della vita, è senza dubbio la quinta: si chiama vecchiaia, ed è la stagione del godimento.

È la vecchiaia il momento della vita in cui si godono pienamente i frutti di tutto quello che si è precedentemente seminato e raccolto; è il momento della vita in cui, con sano egoismo, ci si concede di non faticare più; è il momento della vita in cui si rende lento il tempo, per assaporarne ogni istante nel suo incessante scorrere; è il momento in cui si dà valore ad ogni giorno in più, perché ognuno di essi è un dono inaspettato; è il momento in cui si sceglie di non avere più peli sulla lingua, perché non c’è più niente da perdere ma tutto da consegnare come grande insegnamento; è il momento di liberarsi di tutto quello che non è necessario, perché il peso eccessivo affatica i passi; è il momento della luce, perché tutte le ombre, una ad una, sono ormai state lasciate alle spalle.

Lo so, tutte queste affermazioni possono sembrare un’utopia in questo momento di grande incertezza. Ma sono certa che, indipendentemente dai fattori esterni, dalle contingenze sociali ed economiche, a fare la differenza sulla vita di una persona sia, inevitabilmente, il suo approccio alla vita stessa, il suo atteggiamento, quello che le permette di rimanere in asse anche quando soffiano venti di bora.

Penso a quanti anziani conosco che stanno vivendo questo tempo della pandemia: alcuni ne parlano con l’onore di aver vissuto un periodo storico che i nipoti un giorno studieranno nei libri a scuola, e pensano fieri: “quando studieranno, si ricorderanno di noi”; altri soffrono, arrancando nella solitudine dell’isolamento, perché non possono abbracciare i propri figli e i propri nipoti; altri ancora sfruttano il tempo dell’isolamento per accrescere le proprie passioni, i propri hobby, e rendere ancora più sacro questo tempo; altri ancora, e penso ad esempio alle persone costrette negli ospedali o nelle RSA, non hanno altra scelta se non affidarsi alle cure di persone estranee, che diventano inevitabilmente il surrogato dell’amore. Potrei continuare la lista all’infinito.

Penso ai racconti che mi faceva mio nonno, che ha avuto la fortuna di vivere fino a 87 anni, lucido fino all’ultimo: lui era la sintesi e l’espressione dell’amore, del senso del sacrificio, della conoscenza, della fede, dell’integrità e del buon cibo. “Chi ha vissuto la guerra come l’ho vissuta io, e che ha la fortuna di poterla raccontare come sto facendo io con te, ha imparato che nella vita dall’oggi al domani tutto può cambiare; in un attimo tutto quello che si possiede può essere distrutto, ma nessuna bomba mai potrà uccidere o distruggere quello che portiamo nel cuore.

Quindi cara Sara ricordati sempre di coltivare quello che sei, perché quello che hai oggi, domani potresti non averlo più. Ma quello che sei, sarai per sempre”.

E allora, esprimo un desiderio, che è quello di arrivare alla vecchiaia lucida e in salute. Chi di noi non lo vorrebbe? Di certo non si tratta solo di fortuna, ma di una condizione che si può costruire: un corretto stile di vita, pensieri positivi e un sano allenamento mentale, spirituale e fisico quotidiano sono delle buone pratiche da iniziare “anzitempo” per porre buone basi alla futura vecchiaia.

Infine immagino e vedo il volto che avrò quando sarò anziana: i capelli sono bianchi, con delle mèches grigie naturali; il mio volto segnato da rughe, sulle quali sarà possibile leggere la mia vita come sulle righe di un quaderno; i miei occhi sono verdi e lucenti perché la mia anima è libera, grata e felice, e perché vivo in riva al mare, fonte continua di ispirazione delle mie scritture. La mia serenità sarà un dono per quanti mi avvicineranno; e a chi mi dovesse chiedere qual è il mio segreto, risponderò: “Negli anni mi sono liberata di tutto quello che non mi serviva.

L’ho fatto per ricongiungermi alla mia natura, per essere libera di essere; l’ho fatto seminando amore e speranza, crescendoli ogni giorno nella luce; l’ho fatto perdonando. L’ho fatto per rispetto della vita che mi è stata data e che a mia volta ho dato.

L’ho fatto nella speranza di contribuire ad un mondo migliore, in cui le persone esprimano il proprio senso nell’essere, e non nell’avere; un mondo in cui, semplicemente, “essere” esseri umani.

A cura di Sara Patron – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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