“allora….. no colori chiari, no foto di profilo, sembri me quando son magro!”

Questo il messaggio di un uomo in sovrappeso ad una donna presente in una foto.

A onor del vero si aggiungeva una parola successivamente “scherzo”

Tutti noi conosciamo frasi del genere “La bellezza sta negli occhi di chi guarda” o “conta essere belli dentro”.

Ma in una società che sistematicamente osanna IL BELLO SE MAGRO, dove sui social si leggono frasi crudeli nei confronti di chi ha un aspetto non conforme allo stereotipo imposto dalle tv, dai servizi di moda, da ogni evento pubblico sportivo o meno condito sempre da filiformi modelle, tra l’altro alcune salite agli onori della cronaca per le loro storie di anoressia o bulimia, chi è sovrappeso od addirittura obeso, non riscuote solidarietà o compassione.

E’ notorio il caso di ARISA, che venne scartata da AMICI perché non era telegenica

Non ci si ferma mai a pensare che ogni persona ha una storia, un suo vissuto e che spesso ciò che si è, è il frutto di ciò che si è subito, o è dovuto a malattie, disfunzioni, o in base a queste il continuo dipendere da taluni farmaci o terapie.

Semplicemente non ci si rende conto che si è di fronte ad una persona, ed in quanto tale dotata di sentimenti ed emozioni; spesso si sente a disagio da sola senza che ci sia necessità che qualche imbecille gli faccia notare il suo aspetto o effettui battute che a suo dire sono scherzi.

Se fate case chi è in sovrappeso il più delle volte è allegro e gioviale; scherza da solo sulla propria situazione. Un buon psicologo vi direbbe che ciò è determinato da una sorta di autodifesa per evitare che gli altri esprimano tali concetti.

Sussistono fior di studi dove si evidenzia come a scuola i bambini più robusti sono anche quelli più bullizzati, come nel mondo del lavoro i colleghi più in carne vengano additati e disapprovati da chi non lo è. Ancor peggio quando, anche se più competenti, vengono scartati a favore di chi ha una presenza migliore.

Si tratta di discriminazione, cioè comportamenti che sono volti a distinguere o a fare differenze fra più cose, situazioni o persone.
Nell’ambito del diritto ed ancor più nel diritto del lavoro, in ossequio di principi generali del nostro ordinamento sia interno che internazionale, la discriminazione riveste particolare importanza, proprio per evitare che sussita, in quanto devono essere garantiti i diritti di ogni persona e far si che non vi siano trattamenti diseguali in presenza di soggetti che appartengono a determinate categorie o presentano determinate caratteristiche

Questo in linea teorica, ma la realtà e spesso diversa. Chi si sente discriminato in ambiente lavorativo tace. Perché deve pur mangiare e si sa, i tempi oggi non son così facili

Ancor più triste il fatto che ormai è malcostume comune non pensare a quel che si esprime.

Ci si sente in diritto di proferire verbo, di esternare tutto ciò che passa per la testa spesso sconclusionato senza capo né coda, condito di vari termini, inframmezzato da parolacce a volte neanche con un senso logico, in nome di quella libertà di parola o pensiero. Poco importa se la costruzione della frase non rispetta le regole base della lingua italiana, parlata e scritta.

A volte volutamente maleducati, perché è di moda.

Le parole hanno un peso. Non c’è bisogno di usare una pistola od una lama.

Ti penetrano nella profondità dell’anima. Non sgorga sangue. Una ferita di altro genere la puoi guarire: disinfettante cerotto un po’ di riposo e sei a nuovo.

Una parola non si estirpa neanche con anni di analisi.

UN pensiero per tutti coloro che si sentono giovani e belli : la giovinezza e la bellezza prima o poi passano. O arriva qualcuno più giovane e bello.

Quant’è bella giovinezzache si fugge tuttavia! chi vuol esser lieto, sia: di doman non c’è certezza”.

A cura di Patrizia Ferro editorialista – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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