Siamo in trasferta e la Pro Vercelli batte il Cesena con un gol al ‘47 – durante l’extra time del primo tempo – risultato finale 1 a 0. A Cesena, il Latina pareggia al ‘93 (2-2). Sempre a Cesena la Spal pareggia al ‘94 (1-1). Altra trasferta, ma questa volta il Cesena riesce a pareggiare su rigore, contro la Ternana, al ‘95 (1-1).

Da ottantacinque anni zona Cesarini vuol dire giocarsela fino alla fine, non disperare mai, sapere che dal novantesimo o quarantacinquesimo in poi, in quell’estremo segmento di tempo, fino al fischio finale, ci sta ancora tutto: partita, possibilità, futuro. Una volta la zona Cesarini era un’invenzione, un fatto eccezionale, una sorpresa. Ora è cambiata, è più facile segnare al novantesimo, e anche oltre.

Ci sono gli specialisti, quelli che entrano negli ultimi minuti, senza una goccia di sudore, pronti a dribblare quelli cotti di fatica per poi andare a rete. Una volta invece al novantesimo ci arrivavi con tutta la partita nelle gambe, le sostituzioni non erano ancora previste e dovevi restare sul campo fino all’ultimo, senza poter chiedere sostituzioni. La zona Cesarini la riconosci dalla sensazione: tu che vai in paradiso, la palla che va all’inferno, l’arbitro che fischia la fine, il rimpianto che va a morire, il cuore che si deposita in fondo alla rete.

E tutta la vita che scorre con la sua infinità di secondi… In zona Cesarini, appunto, così indica lo Zingarelli, sono tanti i giocatori famosi, ma Renato Cesarini, nato sulle colline di Senigallia nel 1906 e morto a Buenos Aires nel 1969 è l’unico calciatore diventato un modo di dire. E anche di vivere: mai rinunciare, mai pensare che sia finita, si può sempre ricominciare da un orlo del tempo. Non conta l’ultimo minuto, ma come si gioca fino all’ultimo secondo. E tac, ripartire, mettere la freccia e andare a rete. Cesarini è il primo azzurro nella storia del calcio a segnare al novantesimo. Esordisce in maglia azzurra nel 1931, ma la indossa solo undici volte, troppo ribelle per il ct Pozzo, che gli preferisce gente più solida. Poi arriva quel minuto straordinario e unico che non si dimentica più.

È inverno a Torino, stadio Filadelfia, c’è pioggia e fango, è il 13 dicembre 1931, la nazionale italiana gioca contro quella ungherese. Gli azzurri vincono per 3 a 2 al ’90, con il gol di Cesarini, siglato un attimo prima del fischio finale del direttore di gara. Renato a venticinque anni entra nella storia, ma non se ne rende conto subito. Di gol così, in nazionale, ne segnò solo uno, le altre tre reti le realizzò in serie A, con la maglia della Juventus, contro l’Alessandria nel ‘31, contro la Lazio nel ‘32 e contro il Genoa nel ‘33. Tre minuti in tre anni per entrare nella storia e non essere mai più dimenticato.

Il vice Direttore Ugo Vandelli – Foto Ansa

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Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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