L’articolo 114 del codice di procedura penale vieta la pubblicazione, anche parziale o per riassunto, degli atti investigativi, compresi quelli non più coperti dal segreto istruttorio, finché non siano terminate le indagini preliminari, in altre parole fino al termine dell’udienza preliminare.

A questa regola nel 2017, è stata applicata un’eccezione riguardante l’ordinanza di custodia cautelare. Oggi, con l’appoggio di due partiti fuori dal Governo, la maggioranza vuole fare retromarcia e vietare che le ordinanze di custodia cautelare siano pubblicate fino all’inizio del processo.

Questa controriforma, spacciata per garantismo, non tutela gli indagati e peggiora la qualità dell’informazione. In base alla proposta, fino al termine delle indagini preliminari tornerà a essere vietato pubblicare in tutto o in parte il testo delle ordinanze di custodia cautelare, fatta salva la possibilità di comunicare notizia del loro contenuto attraverso qualche acrobazia da parte dei cronisti. Vari settori legati al mondo dell’informazione parlano già di “legge bavaglio” paventando un irragionevole soffocamento della libertà di pubblicare le notizie. Malgrado ciò, chi ha presentato il provvedimento tira dritto per la sua strada , seguendo una direttiva secondo cui l’Europa ha chiesto di limitare la pubblicazione delle ordinanze di custodia cautelare per offrire maggiori garanzie agli indagati.

Si profila all’orizzonte l’approvazione di una legge sbagliata, che fallisce sin dalle prime battute il suo obiettivo ”garantista” e rischia, tra l’altro, di essere controproducente per gli indagati che millanta di volere tutelare. Il compito di ogni giornalista che si rispetti non è quello di gridare sterilmente al “bavaglio”, ma di sfidare chi vuole reinserire lo status quo ante sul loro stesso terreno, smascherando le loro mire strumentali tipiche di un garantismo fasullo.

Se la maggioranza ha veramente a cuore la tutela della presunzione d’innocenza, invece di togliere, allora aggiunga. Se il problema è impedire che passi sui giornali solo la versione accusatoria dei PM, trasmessa dalle ordinanze cautelari dei GIP, anziché vietare si consenta per legge di divulgare anche le successive ordinanze del tribunale del riesame che, a distanza di poco tempo, confermano o annullano le misure cautelari in base agli argomenti addotti dalle difese degli indagati.

Una sfida garantista che la maggioranza non può non raccogliere, se non si vuole che giustizia e informazione vadano verso una nuova legge sbagliata.

Il vice Direttore Ugo Vandelli – Foto Redazione

Il Vice Direttore Ugo Vandelli

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