Oggi, si è spento un altro faro luminoso dell’universo musicale: lo straordinario Leonard Cohen, cantante, compositore, artista e poeta canadese è morto all’età di 82 anni.

Era nato a Montréal il 21 settembre 1934, e aveva esordito nella musica dopo aver pubblicato diverse raccolte di poesie e romanzi: proprio in quello stesso periodo aveva soggiornato all’estero, dalla Grecia a Cuba.

Le sue opere, così profonde e vere, affrontano molti temi legati all’interiorità umana, dalla religione alla sessualità, passando anche per l’isolamento dell’individuo. Venne consacrato al successo internazionale nel 1966 grazie al meraviglioso brano “Suzanne”, anche se molti lo ricordano per “Hallelujah” resa ancor più celebre dalle innumerevoli cover, tra cui quelle di Jeff Buckley, Bob Dylan e John Cale.

Nel 1970, Leonard Cohen si avvicinò alla religione buddista e nel 1996 venne perfino ordinato monaco, passando parte degli anni novanta nel monastero di Mount Baldy, in California, con il nome di Jikan “Silenzioso”, senza tuttavia rinnegare mai il suo ebraismo.

Proprio nella canzone “Hallelujah” si evidenzia la matrice culturale ebraica di Cohen, che inizia evocando il biblico re David, mentre compone un brano per “il piacere del Signore”, e prosegue con i riferimenti a Betsabea e Sansone. Stessa matrice in canzoni come “Story of Isaac” e in “Who by Fire”.

Fra i suoi brani più noti anche “Famous Blue Raincoat”, “The Partisan”, “Bird on the Wire”, “Waiting for the Miracle” e “Sisters of Mercy”. Tra i suoi album più celebri spiccano “Songs of Leonard Cohen”(1967), “Songs from a room” (1969) e “Death of a ladies’ man” (1977) e “I’m your man” (1988).

Ricordiamo questo istrionico artista ascoltando la sua voce unica mentre canta “Hallelujah”.

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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