CAMERA ARDENTE DI RAFFAELLA CARRÀ IN CAMPIDOGLIO

La scomparsa di Raffaella Carrà ha lasciato un vuoto pieno di tristezza per la sua bravura da ballerina a cantante con i suoi brani che hanno fatto epoca, scritte da Gianni Boncompagni, che all’epoca degli anni Settanta la conobbe per caso e lui di ritorno dalla Svezia dove visse dieci anni svolgendo vari lavori, diplomandosi presso l’Accademia Svedese di Grafica e fotografia e intraprendendo l’attività di conduttore radiofonico per la radio Svedese, decise di lanciarla nel mondo dello spettacolo.

Gianni si sposò con una svedese aristocratica dalla quale ebbe tre figlie, la più nota Barbara Boncompagni, cantante, e pure lei autrice televisiva.
Boncompagni, però decise di tornare in Italia, andando a vivere a Roma e nel 1964 e vinse il concorso della Rai come programmatore di varietà televisivi e radiofonici. Incominciò così a lavorare per la Tv nazionale, dove ebbe un grandissimo successo grazie a programmi culto a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta, programmi come Bandiera Gialla, e Alto Gradimento, varietà musicali determinanti per la Musica Beat in Italia.
Fu proprio in quel periodo che Boncompagni incontrò la “Raffa” e vi fu il sodalizio artistico e professionale, che portò la giovane promessa di Bellaria a divenire un artista notevole.

Boncompagni scrisse per la Carrà varie canzoni che divennero successi sia in Italia che all’estero, Tuca Tuca, Tanti Auguri a te.
Oggi riscopriamo con piacere che alcuni brani sono entrati di diritto nella Storia della Canzone Italiana, ma non solo, sono ancora amati e ascoltati in Spagna, in America Latina.

Ma che Musica Maestro del 1970, fu la sigla del varietà televisivo Canzonissima, presentata da Corrado Maltoni con la partecipazione in anteprima di Raffaella. Il brano d’apertura del varietà venne inciso, come singolo e diventò un 45 giri in vinile fortemente gettonato. Nel lato B invece venne inciso il brano Non ti Mettere con Bill, scritto da Sergio Paolini, Franco Pisano e Stelio Silvestri.
Da questa canzone fu tratto Musicarello, per gli attori Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, il musicarello erano film commedia con i titoli delle canzoni prodotti tra gli anni ’60 e ’70.

Il secondo brano per Canzonissima, l’anno successivo portava il titolo “Chi sa se Va del 1971”. Canzone, scritta da Castellano e Pipolo. Mentre sul retro del disco troviamo Perdono non lo Faccio Più. Raffaella in questa occasione indossava un top psicadelico e un pantalone aderentissimo moderno mezzo secolo dopo… insomma Ma si sa che va! Raffaella sembra una venusina vestita di rosso provocante, ammiccante.
Da ricordare che intere generazioni hanno ballato su questa canzone scritta sempre da Boncompagni e gli arrangiamenti di Berto Pisano. Un modo moderno per potere dire quanto mi piace “questo stranissimo ballo che faccio con te…” Memorabile l’esibizione dell’artista insieme all’attore Alberto Sordi.

Poi arrivò “Rumore” nel 1974. Erano gli anni della Disco Music, dell’altoatesino Giorgio Moroder produttore e musicista che lavorava con Donna Summer, ma venne attratto da Raffaella e iniziarono a lavorare insieme. Infatti il brani venne tradotto in inglese, spagnolo, francese e vendette in poco tempo oltre 10 milioni di copie.
Nel 1972 il varietà Canzonissima, apri una spazio per i bambini e per questo la conduttrice venne chiamata a creare le coreografie e a interpretare una filastrocca sui segni zodiacali appoggiata su una ninna nanna.

Si arriva al 1976, quoando alla showgirl romagnola le viene chiesto di interpretare una canzone difficile dalla psicologia erotica “A Far l’amore Comincia Tu”.
La Carrà si presenta in scena con un Glitter e trasparenze. Le vendite di questo brano schizzato a 20 milioni di copie vendute nel mondo.

1978 c’è spazio anche per una novità con la canzone “Tanti Auguri”, che richiama la caduta del muro di Berlino ha unito l’Europa. Un inno all’amore libero da condizionamenti geografici e sociali. Ricordando purè “Com’è bello far l’amore da Trieste in giù ” Raffaella ha cancellato i confini del cuore che da quella canzone in poi hanno preso a veleggiare seguendo solo stella polare del desiderio.

Nel brano Pedro che viene pubblicato nel 1980 racconta l’amore appassionato, quello che arriva all’improvviso e al quale bisogna concedersi senza troppi pensieri. Sono note estive come spirito perché questo Pedro che parla tanto di perbenismo “Mi ha portato a vedere le stelle ma non ho visto niente di Santa Fe’.
Ballo Ballo e nel testo del brano, si pensa a quel momento spensierato di un ballo su una terrazza con quella sensazione magica alla quale basta un piccolo riposino per poi ricominciare. Qui la voce della Carrà è più calda del solito, il sospiro è calamitante per perdersi in una danza da capogiro e senza respiro.

I MEI RICORDI – Come non ricordare la “Raffa” degli italiani è impossibile per uno come me che da bambino guardava e seguiva i suoi programmi, i varietà da Mille Luci con la regia di Antonello Falqui con la grande Mina, e i suoi BallettiCaterina Valente e Mina fare un’omaggio al Trio Lescano con una canzone Bellezze in Bicicletta. Ricordi indefiniti…

CHI ERARaffaella Carrà, nome d’arte di Raffaella Maria Roberta Pelloni nasce in Romagna.
Nel corso della sua carriera ha venduto oltre 60 milioni di dischi e possiede 22 dischi di platino e d’oro.
È inoltre, una delle poche cantanti italiane ad essere entrate in classifica nel Regno Unito.
Nell’autunno del 2020 il quotidiano The Guardian la incorona come Sex simbol europeo, definendola “l’Icona Culturale che ha insegnato all’Europa le gioie del sesso.

Raffaella nasce a Bologna ma viene considerata romagnola perchè ha vissuto la sua vita da adolescente a Bellaria in riviera con il padre ben presto separato dalla moglie di origine siciliana. A soli 15 anni lasciò la Romagna per proseguire gli studi a Roma, prima presso l’Accademia Nazionale di Danza fondata dalla ballerina russa Jia Ruskaja, poi al Centro Sperimentale di Cinematografia.

La sua carriera cinematografica incominciò molto presto, agli inizi degli anni Cinquanta, partecipando da bambina, a otto anni, al primo film del regista Mario Bonnard “Tormento del Passato” del 1952, un melomodramma strappalacrime, filone all’epoca molto amato dal pubblico italiano, nel quale interpretò il personaggio infantile di Graziella: tra il 1958 e il 1959 prese parte, con piccoli ruoli, ad altri film.
Nel 1960 la Raffaella Carra’ sostenne un provino per il ruolo di Rosetta, la figlia della protagonista Cesira, interpretata dall’attrice Sophia Loren, per il film “La Ciociara” del regista Vittotio De Sica, ma non venne scelta in quanto troppo matura per quella parte, la parte poi fu affidata ad un’attrice italo-americana Eleonora Brown. Nello stesso anno conseguì il diploma al Centro Sperimentale di Cinematografia; nello stesso anno, prese parte al film del regista Florestano Vancini “La Lunga notte del ’43“, liberamente tratto dal romanzo Una notte del ’43, dalla raccolta di racconti, Cinque Storie Ferraresi dell’autore ferrarese Giorgio Bassani, che vinse il premio Strega nel 1956 poi venne inserita nel cast “Peccato degli anni Verdi” del regista Leopoldo Trieste.
Dopo un passaggio alla radiodiagnostica Rispoli il celebre presentatore di noti programmi Rai le diede la possibilità di condurre la rubrica Raffaella col microfono a tracolla. Nel 1962, il regista Stafano de Stefani la scelse come Valletta per il programma Il Paroliere questo Sconosciuto, varietà musicale prodotto dal Rai.

Continuò e partecipò ad altre produzioni cinematografiche e televisive, tra le quali I Compagni del 1963 film per la regia di Mario Monicelli e una produzione hollywoodiana Il Volonello Von Ryan con l’attore e cantante l’italo-americano Frank Sinatra, film di guerra con la regia di Mark Robson del 1965. Poi arrivò l’interpretazione di Costanza De Mouriac nello sceneggiato televisivo Scaramouche, con l’attore e cantante Domenico Modugno.
Nel marzo del 1967 prese parte alla produzione cinematografica “Tutto per Bene” tratto dall’omonimo romanzo del celebre scrittore napoletano Pirandello e trasmesso sulla rete Rai. Nel 1968 condusse Tempo di Samba…, partecipò poi allo sceneggiato con la regia di Diego Fabbri Processo di Famiglia e fu presente l’anno successivo alla sceneggiatura della serie dedicati alla Gioconda, nel cast si ritrovò davanti all’attore Nando Gazzolo e alla bravissima Anna Miserocchi, con l’adattamento di Antonio Nediani, sull’opera teatrale di Aldous Huxley.

PERCHE’ CARRA’ – Venne consigliata del regista Dante Guardamagna, appassionato di pittura, di Raffaello e di Carlo Dalmazio Carrà, pittore e docente presso l’Accademia di Brera a Milano dal 1939 al 1951, come allievo di Cesare Tallone.
Il nome dell’artista romagnola era a pannello, perché ricordava appunto Raffaello Sanzio pittore e architetto fra i più celebri del Rinascimento.

A cura di Alessandro Poletti – Foto Ansa

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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