Negli anni Cinquanta del Novecento nasce una forma musicale che viene chiamata Voci Post Guerra, questo stile si chiamò così perché nasce dopo il conflitto della Seconda Guerra Mondiale.
I cantanti e le cantanti cantavano canzoni chiamate standards, erano brani della canzone leggera melodica americana che gli autori che le avevano scritte e composte, le avevano prodotte, per i musical, per le commedie e i film americani.
Nacquero così i cantanti e cantanti, che portarono al successo le meravigliose canzoni, con un tocco coloristico jazzistico, il tempo musicale era moderato, e all’interpretazione diedero ai brani più vigore.

“Quando lo Swing si esauri, i boppers rifiutavano le leggi di mercato e nel nuovo intenso idioma, costruito su misura per piccoli gruppi ruotanti attorno alle linee veloci dei fiati, poterono offrire scarso rifugio ai cantanti.
Così negli anni Cinquanta, sessanta e Settanta o ci dedicava al repertorio leggero (come Frank Sinatra) oppure si rimaneva semplici intrattenitori.
Ben pochi rimasero tanto flessibili da riuscire così a giostrarsi tra jazz e musica leggera, anche se c’è da dire che questo stile cantato, negli arrangiamenti fatti dai musicisti nei gruppi vi era una coloritura con un tempo swingante.

Come o accennato: “fu negli anni Cinquanta, che Ella Fritzgerald, con la serie discografica “Song Book” per la Verve di Norman Granz”, con la sua voce divina inizio a cantarle, “e lo furono altri cantanti orientati al Bop con un fraseggio spiritoso, sofisticato e in qualche modo sassofono.
Ma, come già in passato, l”essenza dei cantanti Jazz di quest’epoca non risiedeva dell’imitazione dei fiati ma dall’interpretazione personale e spontanea, nella trasformazione talvolta curiosa delle canzoni e nella valorizzazione delle qualità sottili, espressive e del tutto uniche della voce umana”. “(Jazz, la Storia, gli strumenti, i Dischi. Autore John Fordham, Prefazione di Sonny Rollins. Casa Editrice Idea Libri – Prima edizione 1994. Testi 1973 John Fordham, Prefazione 1993 Sonny Rollins)”.
Oltre ad Ella vi furono altre cantanti, da Carmen McRae, Betty Carter, Anita O’Day, Sarah Voughan, Sheila Jordan, Helen Merrill e tante altre, che calcarono i palcoscenici di tutto il mondo e i Festival Internazionali del Jazz.
“All’inizio degli anni Cinquanta si avverti” il desiderio di “un cambiamento di rilievo nel modo in cui i cantanti Jazz- e soprattutto le cantanti – si misuravano con il significato delle canzoni.

Nella produzione di molte Big band dell’era dello Swing, le parti vocali erano state poco più di un elemento decorativo, e nelle prassi esecutive dei piccoli gruppi i cantanti venivano inframmezzati dagli assoli.
Con l’avvento dell’LP e dell’ alta fedeltà i cantanti poterono finalmente concentrarsi sui dettagli relativi ai testi.
In quel periodo iniziarono a trovare nuovi modi per comunicare le sfumature più sottili di una canzone e la relativa gamma di emozioni come elementi significativi di una performance jazzistica”. (Nuova Storia del Jazz, autore Alyn Shipton – capitolo ventunesimo – Il Canto Jazz dopo il 1950 – Editore Giulio Einaudi 2011 edizione italiana – Torino. 2007 Alyn Shipton. A New History of Jazz).

Nel panorama jazzistico italiano delle cantanti Jazz ve ne sono ben poche e devo dire la verità, si fa fatica a cercare cantanti donne italiane che si cimentano in questo genere, musicale.

Mi vengono in mente questi nomi, Francesca Olivieri, Tiziana Ghiglioni che hanno avuto la scuola negli anni Settanta, del pianista Giorgio Casalini e poi un’altra voce, quella di Barbara Casini nata a Firenze nel 1954, è stata definita la più importante interprete di musica brasiliana in Italia.
E poi lei, Cristina Zavalloni anche lei grande interprete della canzone è tra le principali protagoniste del panorama musicale italiano e jazzistico, grande è la sua carriera a collaborato con tanti artisti e in vari settori anche teatrali. Per quanto riguarda il canto Jazz un genere particolare perché le cantanti devono interpretare il brano con una particolare tecnica difficile nelle performance, perché la voce deve essere adattata alle variazioni vocali che permettono all’artista di emettere un suono di note improvvisate. L’estensione vocale è notevole e per emetterla si deve studiare a fondo la tecnica, in questo modo l’interprete Jazz a una marcia in più sul canto.
Certamente Cristina Zavalloni e un’artista nel vero senso della parola, la sua vocalità è veramente bella, un acuto eccellente, con delle sfumature piene di atmosfere.
nata a Bologna nel 1973, di formazione jazzistica, intraprende a diciotto anni lo studio del belcanto della composizione presso il Consercatorio Giovanni Battista Martini di Bologna fino al 1999.

Per molti anni si dedica alla pratica della danza classica e contemporanea.
La sua attività concertistica la porta ad esibirsi nelle più importanti rassegne di festival del jazz, tra i quali, Montreaux Jazz Festival, North Sea Jazz Festival, Free Music Jazz Festival di Anversa, Moers Music Bimhuis di Amsterdam, Umbria Jazz, Rumori Mediterranei di Roccella Jonica, London Jazz Festival accompagnata da musicisti italiani e internazione di grande livello.
Inoltre si è esibita con le orchestre, quali la London Sinfonietta, la BBC Symphony Orchestra, la Shoenberg Ensamble, l’Orchestra della RAI di Torino, la Los Angeles Philarmonic ORT.

Cristina Zavalloni nel 1997 intraprende un repertorio classico, e’ Lucilla ne la Scala di Seta al Teatro Comunale di Bologna ed esegue il Pierrot Lunaiure di Shonberg al Teatro Comunale di Pisa.
Nel 1998 e’ Justin-Juliette in La Passion Selon Sade di Silvano Busotti al Conservatorio Antonio Vivaldi di Alessandria.
Inoltre nel 2005 la cantante bolognese, sperimenta il repertorio barocco Drusilla ne L’incoronazione di Poppea diretta da Rinaldo Alessandrini a Strasburgo, interpreta Clorinda ne Il Combattimento di Tancredi inoltre e Clorinda per la regia di Mario Martone al Ravello Festival, avvia successivamente una collaborazione con Alain Platel e Fabrizio Cassol, in VSPRS e pitie ‘!.

La Zavalloni coltiva la sua passione per la Musica Popolare Brasiliana in duo canta con il mandolinista brasiliano Hamilton de Olanda e in quartetto, con Guinga, Gabriele Mirabassi, Roberto Taufic.
Nel 2006 Cristina Zavalloni è impegnata in studio con la Los Angeles Philarmonic Orchestra incide per la Deutsche Grammophon, il Racconto dall’Inferno, eseguito in concerto dal vivo alla Walt Disney Concert Hall.
Nel 2007, ritorna a cantare e riscopre il repertorio di Kurt Weill ed Eisler, e affronta per la prima volta le canzoni di Cole Porter, con l’ensemble I Fiati Associati, Weill and Porter Songs.

Cristina Zavalloni ha collaborato con varie etichette discografiche, l’italiana EGEA con la quale collabora tutt’ora, recentemente in questi anni a pubblicato quattro suoi lavori, e con altre label, Deutche Grammophon,Winter&Winter, Felmey, Ishtar, Cantaloupe, MN Records.

Dall’anno 2006 Cristina Zavalloni è docente nell’ambito dei Corsi di alto perfezionamento dell’Accademia Musicale Pesarese.

A cura di Alessandro Poletti – Foto Redazione
Si ringrazia TV Repubblica per la fonte del Video

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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