Cosa ti ha spinto ad intraprendere anche la “carriera” di scrittrice?
Ho sempre voluto scrivere, sin da piccola, quando lo facevo anche per
imparare. Crescendo ero convinta di avere storie da raccontare ma, ogni volta, concludevo che mi rendevo conto di avere ancora tanto da imparare per acquisire le capacità tecniche adeguate. Alal fine, però, ildesiderio di scrivere mi fece dimenticare ogni incertezza.

Come hai scoperto la tua passione per la scrittura?
Scrivo intensamente da quando ho smesso l’attività di docente che ho svolto con passione e convinzione ma, soprattutto, sempre col sorriso. Scrivere fa parte della mia vita, non potrei farne a meno. In effetti, per me, è come avere una presenza costante accanto che attraverso letture,
intuizioni, gestazione e parto rinnova la mia esistenza. Da piccola ho sempre ascoltato racconti, da mio papà, mia mamma, i miei zii, amici, che hanno alimentato la mia immaginazione. Ora
sono io a narrare. Ma non sono io a decidere quando e come, sono le storie che decidono di essere raccontate da me. Sono diverse, allegre o malinconiche e drammatiche ma finiscono sempre lasciando uno spiraglio per un’evoluzione positiva.

Come l’hai coltivata questa passione?
Con l’ascolto, l’osservazione, il confronto. E assieme alla scrittura ho amato la lettura che coltivo ancora. Oraamo leggere saggistica, in particolare, poi magari scrivo anche fiabe…

Una curiosità: qual è il libro più bello che hai letto fino ad oggi?
Difficile scegliere. Mi piace molto leggere e, a parte i saggi, sono sempre stata curiosa di
conoscere. Dalla memoria emergono a volte dei libri, a volte altri. Ne scelgo alcuni, tra i tanti che mi hanno accompagnato fino al liceo, assieme a tanti altri. Da piccola sono stata rapita da “Piccole donne crescono” di Louisa May Alcott, di cui ho letto tutta la serie; attraverso Amy, Jo, Beth, Meg e la madre mi immergevo nell’amore e nell’importanza dei valori famigliari dei loro racconti. Le percezioni delle sensazioni provate con la lettura non mi hanno abbandonato nella crescita. Al ginnasio mi hanno colpito i due libri di “Moulin Rouge”, di Pierre La Mure, un romanzo storico che racconta la vita colorita del grande pittore Henri de Toulose-Lautrec.

Rimasi impressionata dalla vita travagliata del famoso artista francese, dalla sua sofferenza e sensibilità, dall’impossibilità di raggiungere l’amore tantoagognato. Mi conquistò quell’intimità profonda tra madre e figlio, ma anche la Parigi di fine Ottocento: divertente e dinamica, ricca di avvenimenti. Ho potuto conoscere, così, Montmartre, il quartiere bohémienne dove tutto succedeva, dove s’incontravano gli artisti, che discutevano di ogni cosa e si sentivano incompresi, dai critici in particolare.
“Moulin Rouge” mi aprì le porte della conoscenza e della comprensione del mondo dell’arte, suscitandomi curiosità e interesse e spingendomi a ulteriori approfondimenti.

Ho letto anche i vari autori russi con interesse. Un libro, anch’esso importante per me, fu “Che fare, dunque?”, di Lev Nicolaevic Tolstoj: un grandissimo lavoro sulle diseguaglianze sociali e i problemi morali, che ritengo ancora attuale e che ha segnato la mia formazione e la mia crescita.
Naturalmente ci sono anche i grandi poeti e scrittori italiani, classici e non: Leopardi,
Pasolini, per esempio, che mi hanno fatto soffermare sui problemi delle mode e
del consumismo. Bisognerebbe rileggerli periodicamente.

A tuo avviso quali differenze ci sono nello scrivere libri per ragazzi
o per adulti?
Il legame comunicativo che di volta in volta si crea con i giovanissimi, una specie di ponte per il futuro…

Come è cambiata la tua vita scrivendo?
Bisognerebbe chiederlo alla mia famiglia… credo non sia sempre semplice convivere con chi scrive molto.

Che sensazione si prova dopo aver scritto un libro?
Per me scrivere è come una…gravidanza: intuizione, gestazione, realizzazione. Sollievo alla pubblicazione. Subito dopo abbandono il “neonato” per iniziare un altro lavoro, inseguire e realizzare un’altra intuizione…a me succede così…Ho sempre qualcosa in mente che mi spinge a scrivere di nuovo.

Quale sogno tieni ancora nel tuo ‘famoso’ cassetto?
Tanti!

In soli tre aggettivi come puoi descrivere il tuo progetto editoriale “La casa del buio”?
Leggero, formativo, artistico

Accattivante e originale la copertina del tuo libro. Ti va di parlarcene?
Nel 2018 ero in Valsugana, in visita al museo Art Sella, realizzato da artisti contemporanei provenienti da svariate regioni del mondo, utilizzando le risorse del territorio. Poco dopo, purtroppo, la tempesta Vaia lo distrusse ed ora è in fase di ricostruzione con la
partecipazione di artisti, musicisti, intellettuali. In particolare, fui colpita da due opere, che hanno poi ispirato il mio racconto e l’artista Gabriella Cobelli per la copertina e la quarta di copertina, da me battezzaterispettivamente “La casa del buio” e “La casa della luce”.

Se tu potessi fare un regalo all’umanità per cosa opteresti?
Gioia e armonia

A cura di Ilaria Solazzo – Foto Redazione
Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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