Si chiama “45 giorni in rete” l’ultima fatica editoriale di GIAMMARCO CECCONI pubblicato da Letteratura Alternativa Edizioni. Cecconi è docente di Materie Letterarie all’I.C San Martino di Pesaro, referente di Educazione Civica, Bullismo e Cyber Bullismo, con un passato come educatore,  allenatore di calcio giovanileed anche come Assessore , Vice Sindaco e  Sindaco del Comune di Petriano nella Provincia di Pesaro e Urbino. Chi meglio di lui, dunque,  poteva raccontare 45 vicende, vissute da adolescenti,  sotto forma di diarionelle quali viene  narrato il rapporto dei giovani, di oggi,con la tecnologia. La prefazione al libro è di Marco Lanzi già Sostituto Commissario della Polizia di Stato esperto di bullismo, Cyberbullismo  e di pericoli della rete. Lanzi, nella prefazione, citando gli studi del neuropsichiatra tedesco Manfred Spitzer ci dice che: Gli studi più recenti dimostrano che le aree del cervello responsabili del comportamento sociale non si sviluppano in maniera normale (nella socializzazione on line). Le conseguenze sono difficilmente prevedibili ma devono comunque farci pensare.  I giovani sanno sempre meno come comportarsi, che cosa possono permettersi e che cosa vogliono. Non hanno sufficienti opportunità di confrontarsi su questi temi con progetti reali nel mondo reale. Internet è costellato di fallimenti sociali: finge di essere un altro…. Fino a comportamenti criminali veri e propri. In rete si può mentire, perseguitare, spillare soldi, essere aggressivi, diffamare e calunniare. Non deve sorprendere se i social network provocano nei giovani utenti solitudine e depressione”. Con Giammarco Cecconi vogliamo, dunque,  addentrarci nel modo dei social e dei giovani fruitori per comprenderne anche  i pericoli

1-Qual è l’impegno pedagogico di questa pubblicazione?

L’impegno di questa pubblicazione è fa conoscere a genitori e ragazzi il mondo contemporaneo e il rapporto delle nostre vite con la rete e con la tecnologia. La conoscenza è il primo passo verso la consapevolezza e che ci dà la modalità migliore con cui affrontare le problematiche che la vita ci presenta. Con il mio libro ho modo, nei numerosi incontri che sto facendo, di affrontare con gli studenti, con i docenti o con i genitori tematiche importanti che a volte non si conoscono o spesso si sottovalutano.

2-Con i social si è creato un vero e proprio linguaggio  tecnologico, ci può fare  qualche esempio?

Il mio libro si conclude con un ricco glossario di termini che riguardano la rete proprio per dare ai lettori conoscenze che forse non hanno, alcuni dei termini descritti nel glossario sono per esempio CYBERSTALKINK ( molestia assillante e persecutoria realizzata tramite la rete), FLAMING (messaggi violenti e volgari in chat), TROLLING (comportarsi da Troll provocando e disturbando sempre ogni conversazione chat, VAMPING ( stare alzati di notte per navigare o chattare in rete)  ma ce ne sono tanti altri.

3-Con i social non sempre i giovani riescono a distinguere il mondo virtuale da quello reale.. gli adulti ed educatori cosa possono fare?

I giovani che trascorrono molte ore al giorno davanti allo schermo sono immersi in una vita virtuale della quale fanno fatica ad uscire e a percepirne il confine. I genitori e gli educatori devono  mostrare ai ragazzi le caratteristiche della vita reale stigmatizzando le differenze da quella virtuale, mostrando esempi positivi, stimolando a comunicazioni fisiche ed approfondite che hanno indubbiamente sicuri vantaggi che spesso i ragazzi non conoscono. Insomma dobbiamo usare l’arma dell’esempio positivo, dobbiamo proporre attività che hanno valore.

4- Nel libro sono raccontati 45 episodi ,anche pericolosi, che coinvolgono ragazzi e adulti a contatto con la rete può fare qualche esempio?

Molti di questi narrano delle challenges pericolose a cui i ragazzi partecipano per esempio in un episodio racconto come un ragazzo si spruzza, partecipando ad una sfida, tutto il flacone di deodorante spray sul braccio procurandosi serie ustioni. In un altro episodio racconto come una ragazza è isolata e derisa sulla chat di classe e come pensi al suicidio. Racconto di come una bambina accettando un consiglio su internet si svegli di notte e accenda i rubinetti del gas in cucina rischiando di far saltare la casa. Tutti gli episodi sono stati presi da fatti di cronaca e sono molto più frequenti  e diffusi di quanto pensiamo.

4-Ci sono a suo avviso metodi o strumenti per contrastare questo uso spasmodico dei social?

I metodi ce ne sono diversi, ma tutto deriva dalla conoscenza dei pregi e dei pericoli dei social, dallo stabilire delle regole comuni, per esempio all’interno della famiglia e della scuola, meglio se sono regole condivise ed accettate da tutte le parti e proposte per trascorre il tempo di valore. Se mettiamo di fronte ad un ragazzo la possibilità di stare il pomeriggio sui social oppure trascorre lo stesso a coltivare una passione o stare insieme alle persone che apprezza e a cui vuole bene, siamo sicuri che scelga di stare sui social? Insomma dobbiamo usare l’arma dell’esempio positivo, dobbiamo proporre attività che hanno valore. Non è una sfida facile e non è una strada in discesa, ma dobbiamo provarci.

La pubblicazione di Giammarco Cecconi è stata presentata al “Festival Utopia” di Pesaro e, con successo,viene promossa, da qualche mese, nelle Scuole Superiori di Primo e Secondo Grado della Provincia di Pesaro.  

A cura di Francesca Brugnettini – Foto Redazione

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Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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