“And the Oscar goes to…”. La celebre frase che tutti gli attori vorrebbero sentire, ma anche i registi non scherzano eh! Come ormai saprete, l’Oscar come miglior film se lo è aggiudicato “Moonlight” scritto e diretto da Barry Jenkins, sulla discriminazione contro gli afroamericani, lo stesso tema trattato anche nel film diretto e interpretato da Denzel Washington, “Barriere”.

Il grande atteso musical “La La Land” si è aggiudicato ben 6 statuette su 14, tra cui la miglior regia a Damien Chazelle di appena 32 anni, un vero e proprio record. Ma al di là dei tanti premi attesi (Oscar come miglior attrice a Emma Stone per La La Land), alla miglior sceneggiatura, colonna sonora e chi più ne ha più ne metta, vorrei sottolineare la grande interpretazione di Casey Affleck (classe 1975), in “Manchester by the Sea”. Il fratello minore di Ben Affleck ha dimostrato a tutta Hollywood di essere un grande interprete.

Se vuoi vincere un Oscar devi dare tutto te stesso e Casey è riuscito in questa impresa. Il suo personaggio, schiacciato dal peso di aver contribuito in qualche modo alla morte dei suoi figli, ha fatto emergere il lato più umano di ognuno di noi. Il rapporto interrotto con la moglie (una grandissima Michelle Williams), che poi avrà un figlio con un altro uomo, la morte del fratello maggiore per un attacco di cuore, e la responsabilità del nipote adolescente da crescere, hanno fatto emergere tutta la profondità di Lee e i suoi dubbi sulla sua capacità di prendersi cura di sé, ma soprattutto degli altri. Anche il finale sembra interrotto ma veritiero, infatti Lee andrà via da Manchester by the Sea e tornerà a Boston (dov’era fuggito subito dopo la morte dei suoi figli), ma sceglierà una casa più grande per far venire ogni tanto Patrick (suo nipote). Lee ha preferito che fosse un amico di famiglia a occuparsi di lui, per il bene di suo nipote non per un mero istinto egoistico.

La vita è dura, ci mette spesso di fronte a delle scelte e noi dobbiamo scegliere con giudizio, pensando prima al bene delle persone che ci stanno a cuore. Come ultima considerazione, personalmente ritengo che l’ambiente ideale per i musical sia il teatro, ma questo vale per me. Complimenti a tutti quelli che hanno portato a casa qualcosa e comunque anche se non ha vinto nulla, il documentario “Fuocoammare” di Gianfranco Rosi è uscito sicuramente a testa alta. Viva la notte degli Oscar!

A cura di Nicola Luccarelli

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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