dino-zoff
Nella storia del calcio Dino Zoff rimane un monumento, nella storia popolare rimane il grande affetto e il rispetto della gente che lo ringrazia ancora dovunque vada.
Dino Zoff è l’unico giocatore italiano ad aver ottenuto sia il titolo di campione europeo (nel 1968 in Italia) sia quello di campione del mondo a livello di Nazionale nel 1982 in Spagna. Inoltre detiene il record mondiale d’imbattibilità per squadre nazionali, durato ben 1142 minuti consecutivi, iniziato il 20 settembre 1972 e terminato il 15 giugno 1974 durante i mondiali di Germania, quando incassò un gol durante una partita che l’Italia vinse poi per 3 a 1 contro la nazionale di Haiti.
Friuliano doc come Fabio Capello ed Enzo Bearzot, è nato nel 1942 a Mariano del Friuli, ha iniziato la carriera come portiere nel 1961 con l’Udinese ed è poi passato al Mantova e al Napoli per poi essere ricordato in maniera definitiva come portiere della Juventus dove ha militato dal 1972 al 1983.
Ma la sua fama è trasversale: anche chi odia i colori bianconeri non può non ricordare con simpatia il grande portiere della nazionale che vinse i mondiali spagnoli. Del resto la sua regola è sempre stata: poche chiacchiere, tanta concretezza, niente smancerie.
L’unica foto in cui sorride è quando al Bernabeu alza la coppa del mondo. Solo una volta uscì dal suo clichè e fu proprio nel 1982 quando a Barcellona, dopo aver battuto il Brasile andò ad abbracciare Bearzot: “ Enzo me l’ha ripetuto fino alla fine, non credeva che avessi potuto osare tanto…gli ho dato un bacio sulla guancia. Una cosa francamente straordinaria, dettata dall’euforia, dall’immensa gioia.”
Zoff è convinto che l’Italia vinse quel Mundial perché Bearzot si prese tutte le responsabilità anche contro i corvi come Brera e gli altri giornalisti che erano convinti non si passasse nemmeno la fase eliminatoria. “Quella nazionale era forte, rapida, attaccava con cinque, sei giocatori davanti la porta, altro che contropiede! Quella era una squadra che aveva la straordinaria capacità di condurre l’azione con una velocità e qualità di gioco eccezionali” Contro il Brasile all’ultimo minuto bloccò la palla tirata da Oscar sulla linea: “Sono stati secondi di terrore, già una volta in Romania mi dettero gol per un pallone che non era entrato.
Andò bene, anche se devo dire che la parata più importante la feci sul 2-1, uscendo a terra su Cerezo” Da lì in poi, quella partita vinta 3 a 1 fu quella della svolta, ogni azzurro era intimamente convinto che avrebbe vinto la coppa e infatti anche il rigore sbagliato da Cabrini durante la finale contro la Germania non fece vacillare quell’ardore che permise a Zoff e compagni di vincere la partita davanti al compianto Pertini.
Di quel mondiale rimane nella storia la gioia del presidente Pertini e la partita a carte sull’aereo presidenziale: “Come si arrabbiò il Presidente per quella partita persa a scopa di ritorno da Madrid… Poi però chiese scusa e mi disse: “Zoff, avevo sbagliato io la giocata”. Poi Pertini invitò la Nazionale a pranzo al Quirinale e disse: “Voglio Bearzot alla mia destra e Zoff alla mia sinistra. Poi tutta la squadra. I ministri se trovano posto, bene. Sennò vadano pure da un’altra parte”. Unico! Nel 2000 Zoff diede le dimissioni da ct della Nazionale, dopo che l’allora premier Berlusconi lo definì “indegno”, per aver perso la finale degli Europei al golden-gol : “Forse non era un gesto da fare, ma per come sono io, non potevo non farlo… Però a Berlusconi oggi posso dire che alla fine ha vinto Zoff”. Il 12 luglio del 2000, Dino Zoff è stato nominato Grande Ufficiale Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Vinse il titolo mondiale del 1982 a 40 anni, giocò in Nazionale per quindici anni, dal 1968 al 1983, e difese in totale per 112 volte la porta degli Azzurri. Dopo il suo ritiro dall’attività agonistica, ha intrapreso con successo la carriera di allenatore e di dirigente sportivo, guidando, tra l’altro, Juventus, Lazio e Fiorentina. Dal 1998 al 2000 è stato commissario tecnico della Nazionale italiana, conquistando il secondo posto ai campionati europei del 2000 in Belgio e Olanda.
L’uomo che è diventato mito in vita, ha alzato la Coppa più bella, giocato a scopone con Pertini e mandato a quel paese Berlusconi, vive a Roma e ha 73 anni.

A cura di Claudio Evangelisti – Foto Repertorio

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui