La storia che voglia raccontarvi oggi, parla di un uomo di nome Sanzio, quarantenne stempiato e appesantito da un eccesso di carboidrati e vino da pasto, il quale trovandosi improvvisamente, senza lavoro, spinto dalla madre e dagli amici di bicchiere, partecipò ad un corso presso una nota catena di supermercati per poi, una volta superato, essere destinato al reparto macelleria della sede più vicina alla sua residenza.

Da premettere che, come molti della sua generazione nati nell’area geografica romagnola, poteva considerarsi un cimitero di polli, maiali e conigli vivente. Il posto che si era conquistato, era senz’altro tranquillo e abbastanza sicuro, per quanto possa considerarsi scontato un lavoro oggi, ma di certo non era adatto a persone dotate di forte sensibilità ed empatia come Sanzio. Come primo incarico, lo collocarono alla preparazione della carne nelle classiche vaschette di polistirolo per poi esporle al bancone con etichetta in bella evidenza. Tutto scorreva, giorno dopo giorno, come l’acqua di un torrente alpino, fino al giorno in cui incontrò Giulia, una ragazza con la quale si trovò rinchiuso per ore all’interno dell’ascensore di un condominio dove era ubicato l’ambulatorio del suo medico di base.

La giovane dalla pelle chiara, i capelli rossi e il viso ingentilito da efelidi, gli parlò del crudele destino dei polli, che vivono in media 40/50 giorni, o dei conigli che invece vivono circa 90 giorni prima di essere uccisi. Poi, visto che la Pasqua era vicina, prese il coraggio a due mani e invitò Sanzio ad una gita fuori porta, a visitare il Santuario “Capra Libera Tutti”, un luogo situato in Via Salaria, km 48,300, a Nerola (RM), un’oasi protetta dove gli animali che si liberano o vengono aiutati a liberarsi da un sistema di produzione e consumo violento e insostenibile e sono accolti per trascorrere il resto della loro vita in pace, fino a morte naturale.

Qui, fra i tanti animali che hanno ritrovato pace e serenità, Giulia gli fece conoscere Lello, un agnello che stava festeggiando il suo primo anno di vita, il quale, a differenza di molti suoi fratellini, cosiddetti abbacchi, o anche “agnelli da latte”, quelli che hanno ancora come unica alimentazione il latte materno, che dopo aver vissuto da 3-4 settimane fino a 4-6 mesi, furono macellati, ebbene lui era sfuggito al macello e oggi era pronto per diventare un giovane montone.

Quando Sanzio, strinse tra le sue braccia Lello, si sciolse in un pianto liberatorio, di quelli che nascono dallo scioglimento dei ghiacciai che ricoprono il nostro cuore, e la sua vita non fu più la stessa. Il giorno seguente, salutò i colleghi e rassegnò le dimissioni, poi propose a Giulia di unire le loro sensibilità e l’amore estremo per il mondo animale. Peraltro, Giulia gli ricordò che nel 2007, l’allora Papa Benedetto XVI, in una famosa omelia, disse che in realtà lo stesso Gesù non aveva mangiato agnello durante l’ultima cena e che non esiste una motivazione teologica dietro questa usanza e che semmai, l’agnello sacrificale faceva parte della tradizione legata alla Pasqua ebraica.

Oggi, Giulia e Sanzio, la coppia formatasi grazie ad un guasto ad un ascensore, vive in mezzo al verde coltivando lavanda e luppolo, in compagnia di circa 100 animali (cani, capre, pecore, conigli, …) che vivono liberi donando amore anche ad ogni visitatore per caso.

BUONA PASQUA da Sanzio, Giulia, Lello e i suoi amici e dal sottoscritto.

A cura di Marco Benazzi – Foto ImagoEconomica 

Editorialista Benazzi Marco

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