Bologna, la città dove non si perde neanche un bambino, come cantava il poeta Lucio Dalla. Quando posso, mi piace tornare nei luoghi della mia infanzia per aprire una finestra che mi faccia respirare quell’aria; dall’ospedale Sant’Orsola dove sono nato, alle vie Guerrazzi, Tiarini e Sardegna dove sono cresciuto, prima di trasferirmi per lavoro a Piacenza e poi stabilirmi definitivamente a Cesena.
Tra un impegno all’Ordine dei Giornalisti e un saluto a mio fratello Franco a Borgo Panigale, non mi lascio quasi mai sfuggire l’occasione di incontrare qualche amico di vecchia data. Oggi rivedo Omar Di Maria. Laureato in sociologia, già in servizio presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Vanta al suo attivo una decina di romanzi che hanno ottenuto un discreto successo, mentre con la qualifica di paroliere ha scritto canzoni, alcune pubblicate.
Ci siamo conosciuti nel 1975 alla scuola sottufficiali di Pubblica Sicurezza di Nettuno. Un anno indimenticabile passato insieme, con diversi spostamenti nella città della grande bellezza, dove Omar, pur essendo di Pesaro, si sentiva a suo agio e si muoveva come nel “salotto” di casa sua. Appuntamento all’ora di pranzo in un noto ristorante, a due passi dalle due Torri, dove il tempo trascorre velocemente parlando di passato, presente e futuro sorseggiando un bicchiere di buon vino.
È piacevole passare qualche ora con Omar, persona gradevole e istruita che riesce sempre a stupirti. Oltre all’undicesima fatica letteraria – un poliziesco nel quale racconta un amore conflittuale – giunta oggi alla stesura del capitolo finale, Di Maria ci tiene a evidenziare il suo ultimo lavoro, in questo caso, discografico. “Ho scritto le parole del singolo Ciao Michele con la musica di Paolo Bonazza interpretato dalla cantante Vale cmq che sarà pubblicato dall’etichetta MIRALOOP ”.
Come nasce questa canzone? “Un brano partorito dalla tristezza che pervade il mio animo e dalla nostalgia di Roma dove ho vissuto per più di vent’anni. Sono un compositore e normalmente nei miei lavori parole e immagini si fondono”.
Di cosa o di chi parla? “Parla di Michele, un uomo di circa novant’anni che vive in un ospizio, se pur di lusso, che incontrai a Roma nel 1963 e che mi preparò agli esami da paroliere presso la SIAE.
Perché proprio lui? “Perché con Michele ho passato giorni stupendi. Scrivevamo canzoni mentre si beveva vino e si parlava degli amori della nostra vita”.
Vuole anticipare altro? “Sì, questa canzone è una vera e propria poesia che dedico a tutti gli innamorati. Non nascondo che in questo testo c’è molto di quanto ho appreso da Franco Califano, che conobbi negli anni ‘70 e del quale diventai amico. In sintonia con le parole che scriveva il maestro, la solitudine e la malinconia, sono i veri amori che nascono dalla suggestione della mia vita”.
Il vice Direttore Ugo Vandelli – Foto Redazione