II PARTE

Fu uno tra i primi, nel XX secolo, a scrivere musica al di fuori delle regole del sistema tonale, ed è stato, con José Matthias Houer, uno dei teorici del metodo dodecafonico, basato su una sequenza comprendente tutti i dodici suoni della scala musicale cromatica temperata.
Fu cognato e buon amico del compositore e direttore d’orchestra Alexander Von Zemlinsky, diceva di aver sempre trovato Stravinsky in campo letterario ampio e rifletteva il suo costante desiderio di nuove scoperte.

I testi e le fonti per il suo lavoro partirono da un iniziale interesse per il folklore russo, la mitologia slava con il suo termine ci si riferisce all’insieme di miti, leggende e credenze su cui era fondata la cultura religiosa degli antichi popoli slavi, attraversarono gli autori classici e liturgia latina, per fermarsi alla Francia contemporanea di André Gide, scrittore francese, Premio Nobel per la letteratura nel 1947, con l’opera letteraria Persiphone.

Stravinsky usò il testo per lavorare alla realizzazione di una composizione in tre atti, scritta, fra il 1933 e il gennaio del 1934.
Sebbene l’autore André Gide definisce Persephone come “Melodrame“, in realtà si tratta di un opera più complessa, ben lontana sia dalla tradizione italiana sia da un semplice monologo; l’opera comprende infatti musica, canto, danza e recitazione.

Nel periodo fra le due guerre la sua attività fu molto intensa. Nel 1928 terminò la stesura di un balletto neoclassico dal titolo, Apollonia Musagete, noto come Apollo, composto fra il 1927 e il 1928, che fu realizzato con la coreografia di George Balonchine danzatore russo di etnia georgiana.
Nel 1930 il musicista russo compone la Symphonie de Psaumes, la Sinfonia dei Salmi, per coro e orchestra, una delle opere più conosciute.

Dopo tre anni passati a Voreppe comune francese situato nel dipartimento dell’Isere nella regione del
Rodano nelle Alpi, si stabili’ definitivamente Parigi nel 1934 e acquisì la cittadinanza francese.
In questo periodo scrisse Persephone, Jeu de Cortes del 1936 e il concerto in mi bemolle “Dumbarton Oaks” del 1938.

Gli anni fra il 1938 e il 1939 furono per Stravinsky i più bui; vennero infatti a mancare, a breve distanza l’una dall’altra la figlia Ludmilla, la madre, e la moglie; la figlia Mika passò molto tempo in sanatorio ed egli stesso fu ricoverato a lungo sempre per la tubercolosi.
Le sue composizioni però non risentiremo di queste vicende; le implicazioni emotive delle sue esperienze umane non influenzarono mai la sua musica, infatti l’aspetto sentimentale non ha mai fatto parte della sua concezione dell’arte musicale. La vita di Stravinsky negli Stati Uniti avvene’ nel 1934 dove fu chiamato per tenere un corso di poetica musicale all’Università Harvard a Cambridge, nello Stato del Massachusetts.
Sorpreso dagli eventi bellici si stabili prima a Los Angeles in California e poi a Hollywood e divenne cittadino naturizzato nel 1945, vivendovi fino alla sua morte nel 1971.

Nel 1941 realizzò, come aveva fatto nel 1919 con la Marsigliese, canti dei rivoluzionari francesi, poi adottato dalla Francia come inno nazionale, un arrangiamento dell’inno americano The Star Splengled Banner eseguendolo in prima esecuzione a Boston il 14 ottobre di quell’anno; poiché le leggi del Massachusetts proibivano qualsiasi trascrizione dell’Inno Nazionale americano, Stravinsky non poteva eseguirlo, a seguito anche di un intervento della polizia locale. Pur essendo russo, s’era adeguato già a vivere in Francia, ma traslocare ora così lontano all’età di cinquantotto anni dava una prospettiva veramente diversa.

Per un certo periodo conservò un circolo di amici e conoscenti emigrati russi, ma infine si rese conto che questo comportamento non avrebbe favorito o sostenuto la sua vita intellettuale e professionale in quel paese.
Mentre progettava di scrivere un’opera Wystan Hugh Auden poeta britannico il futuro The Rake’s Progress, opera lirica su libretto dello scrittore, il bisogno per Stravinsky di acquisire maggior familiarità con il mondo anglofono coincise con il suo, il direttore d’orchestra, scrittore e musicologo Robert Craft.
Craft visse con il musicista russo fino alla sua morte, in qualità di interprete, cronista, assistente direttore e factotum, per infiniti compiti musicali e sociali.

A differenza di molti altri compositori Stravinsky non dedicò mai all’insegnamento, per sua stessa ammissione riteneva di non avere alcuna inclinazione al riguardo.

Nel 1951 con l’opera The Rake’s Progress, il musista giunse al culmine e al termine del periodo neoclassico.
Reinventadosi ancora una volta egli si accostò alla tecnica dedecafonica, soprattutto dopo la conoscenza dell’opera di Anton Webern compositore austriaco, compiendo un cammino progressivo che, grado per grado, lo portò a scrivere nel 1952 la cantata per soli coro femminile e strumenti, scritta fra l’apice 1951 e l’apostolo 1952, il Settimio nel 1953 in memoria di Dylan Thomas, questo lavoro segna la prima parziale svolta del compositore russo verso la musica seriale, si intende una tecnica compositiva che preordina in successioni stabilite, dette serie, uno o più parametri musicali, altezza, durata, intensità, timbro. Il seriismo a le sue radici nella crisi del sistema tonale all’inizio del XX secolo e trova la sua prima compiuta espressione dodecafonica, o “sistema di composizione con dodici note”, teorizzato da José Matthias Hauer e Arnold Schoenberg due compositori austriaci, seguono le opere In Memoriam of Dylan Thomas del 1954, il Canticum Sacrum del 1955, il balletto Agon del 1957 e Threni del 1958.

Questa sua “conversione” suscitò molti clamori e polemiche; in realtà bisogna considerare l’esperienza seriale di Stravinsky nell’ottica del suo bisogno di acquisire e ripensare modelli già storicizzati; appartenendo ormai al passato, la dodecafonia fu per lui un esempio da cui attingere ricreare, scrivendo ex novo secondo il suo personalismo metro, brani musicali come già aveva fatto negli anni precedenti con musiche di epoche e autori del passato.

Stravinsky viaggiò moltissimo, soprattutto in Europa, come direttore d’orchestra portando le sue composizioni a proporle nei concerti nei vari teatri europei, al pubblico appassionato della sua musica e della sue opere con i celebri Balletti, che in certe occasioni raccontavano celebri fiabe della tradizione russa la sua terra è della Cultura Slava. Nel 1958 diresse un concerto dedicato alle sue musiche al Teatro La Fenice di Venezia, con l’orchestra Sinfonica ed il Coro del Norddeutscher Rundfunk di Amburgo, città della Germania, ripreso dalla RAI, Radio Televisione Italiana e di Aedipus Rex alla Wiener Staatsoper, il celebre teatro di Vienna in Austria.
Nel 1962 accettò un invito a ritornare in patria per una serie di sei concerti a Mosca e a Lenigrado, ma rimase un emigrato con forti radici Occidentali.

Si interesso anche alla scrittura ebraica scrivendo tra il 1962 e il 1963 la ballata sacra, Abramo e Isacco.
Continuò a scrivere musica fin quasi alla fine della sua vita, la sua ultima opera importante, sono i Requiem Canticles del 1966; dal 1967 in poi la sua salute andò man mano peggiorando e subì diversi ricoveri in clinica.

Stravinsky fa ancora un viaggio a Zurigo, a dedicarsi a trascrizioni da Il Clavicembalo ben Temperato, una roccolta, divisa in due libri, di preludio e fughe per strumento a tastiera, in tutte e 12 le tonalità, nei modi maggiore e minore, composta da Johann Sebastian Bach.
Bach compose la raccolta “per utilità ed uso della gioventù musicale avida di apprendere, ed anche per passatempo di coloro che in questo studio siano già provetti”. Sebbene siano molti gli strumenti dotati di tastiera, il clavicembalo ben temperato viene eseguito per lo più al clavicembalo o al pianoforte, e alla strumentazione di due librerie di Hugo Wolf, compositore austriaco.
Nel 1969 si ammalò di una grave bronchite, riacutizzazione della vecchia tubercolosi.
Nel 1970, Stravinsky fu invitato in Italia, in questa occasione annunciò di voler tornare in Europa lasciano la California e gli Stati Uniti, facendo prima tappa a New York in attesa di trasferirsi a Parigi.

Un edema polmonare lo costringerà a rimanere a New York, in un appartamento della Fifth Avenue, da lui appena acquistato; dove si spegnerà a ottantotto anni nella notte fra il 6 7 aprile del 1971 per una crisi cardiaca.
Per sua espressa richiesta Stravinsky, chiederà di essere sepulto vicino alla tomba del suo collaboratore di vecchia data, Sergej Djagilev a Venezia, nel Cimitero Monumentale dell’isola di San Michele, nel settore Ortodosso.

Secondo Robert Siohan, il governo sovietico avrebbe offerto alla famiglia la possibilità di inumare il corpo a Leningrado, ma la moglie del musicista rifiutò la proposta, certa di essere così fedele ai desideri del marito Stravinsky.

La sua vita ha racchiuso buona parte del XX secolo, e anche molti stili musicali classico moderni, influenzando altri compositori, sua durante che dopo la sua vita.
Fu sistemata una stella a suo nome al n°6340 di Hollywood Boulevard, ad Hollywood Los Angeles, in California negli Stati Uniti.

A cura di Alessandro Poletti – Foto Immage

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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