Il vibrafono è uno strumento musicale unico ed affascinante, capace di creare un suono caldo e avvolgente che cattura l’attenzione di chiunque lo ascolti. La sua storia è alquanto interessante, infatti fu inventato nel 1921 da un ingegnere meccanico americano di nome Henry Schluter. La sua intenzione originaria era quella di modificare e portare ad un’altro livello un famoso strumento germanico, finendo per cambiare per sempre la storia della Musica con la sua scoperta. Inoltre, è uno degli strumenti più versatili in termini di generi musicali in cui può essere utilizzato, infatti lo si sente spessore jazz, nella musica classica e anche nella musica contemporanea.
Non dimeno, è tra le percussioni più difficili da suonare a livello professionale, richiedendo una grande abilità e precisione nell’uso delle bacchette. La storia del vibrafono inizia nel 1921, quando Henry Schluter  ingegnere, inventò questo strumento prendendo ispirazione dal glockenspiel appartenente alla famiglia degli strumenti idiofoni, percussione tedesca molto simile ma più piccola e meno complessa. Il vibrafono originale di Schluter consisteva in una serie di barre metalliche, appese su un telaio, che venivano colpite da martelletto azionati da un motore elettrico.
Il suono era generato dalle vibrazioni delle barre metalliche, che venivano amplificate da un sistema di canne. Negli anni Venti e Trenta del Novecento cominciò a diffondersi rapidamente, diventando uno strumento popolare sia nella musica che in quella jazz.
Molti musicisti famosi iniziarono a sperimentare tra i quali Lionel Hampton, Red Nervobe Milt Jackson.
Lionel Hampton è stato uno dei maestri americani del vibrafono, un’artista che a dato a questo strumento a percussione un importante posto nella Musica Jazz e che ha fatto scuola a tanti altri giovani musicisti che hanno intrapreso lo studio e la professione di vibrafonisti. Nel corso degli anni, il vibrafono è stato perfezionato e migliorato. Le barre metalliche sono state sostituite con quelle di alluminio, che producono un suono più chiaro e preciso. Inoltre, il sistema di amplificazione è stato modernizzato, permettendo una maggiore flessibilità nella regolazione del suono. Oggi, questo strumento a percussione è ancora uno strumento popolare apprezzato in tutto il mondo. Molti musicisti famosi di oggi continuano a suonare il vibrafono, tra i quali musicisti come Gary Burton, Stefan Harris e Joe Locke.
Guardando al futuro, ci si può aspettare ulteriori miglioramenti e innovazioni nel design.
Ad esempio, alcuni musicisti stanno esplorando l’uso di tecnologie digitali per creare nuovi suoni e effetti. Inoltre, c’è una crescente  domanda per il vibrafono in contesti non tradizionali, come la Musica elettronica e la musica per film. Sicuramente, la tecnologia continuerà a evolversi e con essa il modo di suonare e percepire il vibrafono.
Dopo aver analizzato la storia di questo strumento a percussione, ora vi parlo di un musicista importante nel panorama musicale e jazzistico italiano, Enzo Randisi.
Enzo Randisi è stato un’ottimo vibrafonista italiano. Egli nella sua attività artistica ha collaborato con tanti artisti italiani, europei e americani. Un musicista certamente di notevole esperienza e di notevole bravura.  Enzo Randisi è nato a Palermo nel 1935, vibrafonista pianista e arrangiatore, il vulcanico musicista nel 1963 venne presentato come stella di notorietà mondiale al Jazz Festival di Comblain la Tour in Belgio. Interprete di innumerevoli concerti,  dagli Stati Uniti,  alla Turchia, dalla Spagna, all’ex Unione Sovietica Russia; fu definito dal critico e programmatore RAI Adriano Mazzoletti come “Uno dei più importanti vibrafonisti del mondo“.
Il giovane Enzo comincia la propria avventura musicale con lo strumento il trombone, per passare al pianoforte e ad altri strumenti  prima di approdare definitivamente al vibrafono, strumento con cui ha condiviso il palco con alcuni dei più grandi e prestigiosi musicisti al mondo. Incessante anche la sua attività come telent scout, se si pensa che è lui che ha tenuto a battesimo l’esordio di jazzisti come Giuseppe Milici, Mimmo Cafiero, Salvatore Bonafede, Stefano D’Anna e, non ultimi i propri figli Riccardo al piano e Beppe al sax, quest’ultimo prematuramente deceduto in un incidente stradale, creando una vera scuola jazzistica siciliana.
Da anni si occupava di portare avanti i “Duke Ellington Singers“, un gruppo vocale che fra le proprie file vede impegnati vocalist quali Giorgia Meli, Esmeralda Ferrara, Giuseppe Vella, Giuseppe Bellanca, Toni Piscopo e Flora Faja, con gli arrangiamenti di Enzo Randisi. In occasione del Festival Jazz di Mondello aveva suonato accompagnato dalla grande Orchestra della Montecarlo Night, a fianco di Nick the Nightfly e dell’icona del jazz americano Emil Richards.
Il musicista siciliano inoltre è stato fondatore della storica formazione “The Brass Group” gruppo palermitano, diventato poi una fondazione; durante la sua lunga carriera ha condiviso le collaborazioni con i più noti artisti del panorama internazionale fra i quali, Gianni Basso, Chet Baker, Salvatore Bonafede, Gil Cuppini, Franco D’Andrea, Stefano D’Anna, Bobby Durham, Massimo Farà  e tanti altri.
Mimmo Cafiero ricordando il musicista Enzo Randisi, a ragion veduta, come “l’artista che ha ostinatamente e volutamente scelto di vivere a Palermo, nella sua Sicilia, suonando la Musica Jazz ed esportando in tutta Europa il nome della Sicilia, trasmettendo con carisma innato, lo stile inconfondibile e l’energia contagiosa e la forza di credere nel jazz come autentica professione“.
Nel gennaio 2020 a Palermo inoltre si è svolto il Premio Enzo Randisi, al Miles Davis Jazz Club della città siciliana. Sono stati veramente tanti i musicisti che si sono riuniti al Miles Davis Jazz Club per celebrare la nona edizione del Premio Enzo Randisi e per festeggiare gli ottantacinque anni che il grande vibrafonista avrebbe compiuto proprio lo stesso giorno, il 16 gennaio 2020;  il musicista nacque infatti a Palermo il 16 gennaio sul 1935.
Per festeggiarlo si sono riuniti i musicisti con il quale il talento di jazz, durante la sua vita a collaborato, primi fra tutti vi era il suo figlio Riccardo Randisi, Mimmo Cafiero, da sempre anima appassionata del premio, Sergio Munafò, Rita Callura, Loredana Spata, Kete Worker, Gaetano Riccobono, Claudio Gianbruno, Riccardo Lo Bue, Toni Piscopo e tanti altri, che ciascuno con il loro strumento, hanno dato vita ad una lunga maratona musicale ed essi si sono alternati sul palco in varie formazioni.

Enzo Randisi morì il 27 febbraio  del 2006 all’età di settantuno anni a Palermo la sua città natale. A dare la notizia della sua morte sono stati vari quotidiani che hanno dedicato una pagina alla sua vita, la vita di un’artista che non ha mai voluto lasciare la sua terra, la Sicilia, uno di questi è stato il Magazine Balarm la rivista palermitana, con un articolo del giornalista Daniele Sabatucci dal titolo: “E’ morto Enzo Randisi, il grande vibrafonista jazz“. “Il mondo del jazz piange la scomparsa di un grande musicista. Enzo Randisi,  uno dei più bravi e importanti vibrafonisti in circolazione, è morto la sera del 27 febbraio all’ospedale Cervello di Palermo”. “Nato nel capoluogo siciliano il 16 gennaio 1935, Randisi si mise presto in luce per le sue doti di virtuoso che gli consentirono di lasciare il lavoro per dedicarsi tutta la sua vita alla passione per la musica jazz. Nel corso della sua lunga carriera artistica, ricca di aneddoti sul personaggio Randisi e sulla sua attività di artista, il vibrafonista palermitano ha condiviso il palco con alcuni dei più grandi musicisti al mondo. Tra essi Chet Baker, Salvatore Bonafede, Gil Cuppini, Gianni Basso, Franco D’Andrea,  Stefano D’Anna, Bobby Durham, Massimo Faraò, Pierre Favret, Sergio Fanni, Frank Foster, Stan Getz, Dusko Goykovich, Stephane Grappelli, Al Gray, Joe Heider, Enrico Intra, John Lewis, Claudio Lo Cascio, Giovanni Mazzarino, Dado Moroni, Romano Mussolini, Sal Nistico, Enrico Pieranunzi, Bill Russo, Diane Schuur, Bob Wilbur e Mimmo Cafiero. Proprio quest’ultimo è un dei ricordi commossi che arrivano a poche ore di distanza dalla scomparsa del talentuoso musicista: “Oggi è andato via Randisi, e io provo nuove emozioni – dice Cafiero – Pensavo dentro di me che non potesse succedere. Enzo dava l’impressione di un uomo destinato ad esistere sempre, e sempre qui, a Palermo, nella sua terra, a fare il jazzista palermitano perché non me ne voglia nessuno ma Enzo Randisi è stato il primo vero jazzista palermitano, il primo pazzo a Palermo che ha lasciato il “posto fisso” perché non riuscì mai a comandare sul suo cuore.
Era più forte di lui, doveva suonare, doveva vivere attraverso la forza delle sue emozioni e della sua natura. Il primo jazzista che ha ostinatamente e volutamente scelto di vivere a Palermo suonando jazz ed esportando in tutta Europa il nome della nostra terra. Enzo a trasmesso a tutti quelli che oggi vivono di jazz la forza di credere nella professione di jazzista, che in una terra  del “cazzo” come la nostra sembra essere ancora oggi un’attività ricreativa, privati ogni senso culturale e sociale. Stavolta non ho perdo un amico, mi accorgo adesso di avere perso di nuovo un padre, perché questo era il mio rapporto con Enzo, ho suonato con lui initerrottamente dal 1976 agli inizi degli anni ’90”.
L’ultimo concerto di Enzo Randisi si è svolto per l’epifania,” nel 2006 “al Teatro Politeama di Palermo, presenti i più importanti musicisti della città. Mimmo Cafiero  era con lui quella sera, e conclude così il suo commosso ricordo: “Non suonavo con lui da tanto tempo ormai, ma il destino ha voluto che lo scorso 6 gennaio” del 2006 “al Teatro Politeama suonassimo insieme. L’ultimo brano del concerto, “A Night in Tunisia”. E c’ero io alla batteria ¹”.
Enzo Randisi è morto a Palermo il 27 febbraio del 2006, all’età settantuno anni.
(¹ Il testo virgolettato è stato tratto dal sito oneline Balarm Magazine, Musica Cultura.it 2003-2023, ” È morto Enzo Randisi”, del giornalista Daniele Sabatucci).
A cura di Alessandro Poletti – Foto Repertorio
Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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