Certamente la vita artistica di questo musicista che vi sto per raccontare, Dizzy Gillespie è stata notevole
e ha dato anche al nuovo genere musicale che lui ha inventato, il Bebop un nuovo modo di interpretare questo idioma.
Un genere che rivoluzionerà il modo di ascoltare, si proprio di ascoltare, questo genere musicale.
Prima dell’avvento del Bebop, lo stile musicale si chiamava Swing.
Le grandi orchestre suonavano celebri brani, gli Standards, per fare ballare la gente.

Questo nuovo genere musicale, il Bebop ebbe una concezione ben differente, una musica più frenetica, con passaggi difficili che i musicisti dovevano sapere suonare e che specialmente nei trombettisti boppers, che si misero in luce ve ne erano tanti, tra questi Clifford Brown, Lee Morgan, Freddie Hubbard, divennero delle stelle a livello internazionale.
John Birks Dizzy Gillespie nasce a Cheraw il 21 ottobre del 1917. Era il più giovane di nove figli e cominciò a suonare la tromba all’età di 12 anni, per gioco e da autodidatta.

Nonostante fosse molto povero, riuscì ad ottenere una borsa di studio all’Istituto di Laurinburg, nello Stato della Carolina del Nord. Tuttavia, lascio la scuola nel 1935 e si trasferì a Philadelphia alla ricerca di lavoro come musicista a tempo pieno.
Inizialmente si unì a Frakie Fairfax ed effettuò la sua prima registrazione fonografica nella band di Teddy Hill nella quale sostituì il trombettista Roy Eldridge. Alla fine degli anni Trenta si mise in luce nelle orchestre di Teddy Hill, Lucky Millinder, Cab Calloway, Jimmy Dorsey e Lionel Hampton come uno dei migliori epigoni del trombettista Roy Eldridge.
In quegli anni incontrò tra gli altri il sassofonista Coleman Hawkins, il trombettista Mario Bauza e Milt Hinton, che lo indirizzano verso uno stile più moderno della Musica Jazz.

Nei primi anni Quaranta Gillespie iniziò a frequentare un locale notturno, il Minton’s Playhouse di New York dove insieme a lui iniziava a muovere i primi passi il nuovo Jazz, uno stile innovativo che venne chiamato Bebop.
Con il contrabbassista Oscar Pettiford, e il batterista Kenny Clarke fondò un gruppo divenuto poi leggendario e che fu considerato la prima formazione Bop della storia. Le Jam Sessions notturne nel locale Minton’s furono la prima importante palestra per alcuni grandi nomi della Musica Jazz moderna: i pianisti Thelonious Monk, Bud Powell, il batterista Max Roach, ma anche il chitarrista Charlie Christian, iniziarono suonando al Minton’s e lì che inventarono quello che poi sarebbe stato chiamato Bebop.

Importante per la carriera del trombettista Dizzy Gillespie fu l’ingresso nel 1943, nell’orchestra di Earl Hines dove, insieme al sassofonista alto Charlie Parker e ad altri giovani neoboppers, venne indirizzato dal cantante Billy Eskstine e grande star della band, cui si deve pure l’arrivo della cantante Sarah Vaughan, che Mr. Birks scopre a una rassegna di cantanti dilettanti al teatro Apollo di New York. Non durò molto il rapporto con Fatha Hines: andandosene il cantante Eckstine, dopo poco lasciarono anche il trobettista Dizzy Gillespie, il sax alto Charlie Parker e gli altri componenti, compresa la Vaughan.
Nel 1944, tutti i musicisti e Gillespie furono ingaggiati dalla nuovissima orchestra del cantante Billy Eckstine: Dizzy Gillespie avrebbe ricoperto pure il ruolo di direttore musicale. È grazie a questa ed ai tre anni di tour in America che lo stile beBop si fece conoscere e smise di essere l’urlo claustrofobico dei locali newyorkesi.
Fu Gillespie con le due piccole formazioni, insieme al sax alto Charlie Parker, il batterista Max Roach, il pianista Bud Powell e il contrabbassista Oscar Pettiford che nel locale il Minton’s lo stile Bebop trovò la sua conformazione definitiva e più tipica. Composizioni del trombettista come Groovin’ High, Woody n’ You, Anthropology, Salt Peanuts e la celeberrima A Night in Tunisia erano per l’epoca rivoluzionarie rispetto allo stile Swing, da cui derivano soprattutto per l’armonia, la melodia, e il trattamento ritmico.

Anche il suono tendeva a differenziarsi soprattutto per l’assenza di vibrato e per gli arrangiamenti, più semplici e lineari.
Il bebop era anche uno stile di vita rivoluzionario e un nuovo modo di porsi per gli afroamericani. I musicisti neri si stavano riappropriando della loro musica, la Musica Jazz, un tempo vituperata e poi addolcita dallo stile Swing, dalle orchestre bianche.
Spesso il nuovo linguaggio non era capito o addirittura apertamente osteggiato e non sempre fu facile per i musicisti a trovare ingaggi.
Lo stile bebop durò poco: nel 1949 quasi tutti i protagonisti della rivoluzione musicale iniziata dal trombettista Dizzy Gillespie e soci si stavano dedicando a cose diverse.
Lanciato il sassofonista Charlie Parker che il trombettista Miles Davis chiamò a suonare nel suo gruppo, nel 1947 Gillespie formò un nuovo quintetto con il pianista John Lewis e con il vibrafonista e compositore Milt Jackson, il batterista Kenny Clarke e il contrabbassista Ray Brown, in pratica la futura formazione del Modern Jazz Quartet.
Il trombettista Gillespie pubblicò la sua autobiografia, dal titolo: “Dizzy Gillespie, To be or not to Bop dell’autore Al Frazer, e pubblicata nel 1979 dalla Casa Editrice Minimum Fax Roma, che fu tradotta in italiano da Lilian Terry.
La stesura dell’autobiografia fu l’occasione per chiarire molti aspetti controversi della sua lunga carriera – non ultimi la spiegazione dell’origine di due degli aspetti più caratteristici della sua presenza scenica.
Il primo di questo aspetto è il fatto realmente accaduto alla sua famosa tromba con la campana rivolta verso il cielo, deve la sua origine a un incidente di scena. Una sera, durante uno spettacolo per festeggiare il compleanno della moglie di Gillespie, il duo comico Stump and Stumpy, nella loro esibizione sul palco, uno diede all’altro un spinta o un calcio e centrò la tromba, che si piegò con la campana verso l’alto.

A questo proposito il trombettista nella sua biografia, Dizzy Gillespie, To be or not to Bop, autore Al Frazer, edito dalla Casa Editrice Minimum Fax, Roma 2009: “Gillespie racconta un aneddoto sulla sua tromba: “La verità è che la forma della mia tromba si deve ad un incidente. Potrei raccontarvi di essermi chiuso in cantina e aver partorito l’idea a tavolino, ma non è andata così.
Fu un incidente. In due parole lasciò la tromba sul supporto e qualcuno rovesciò il supporto con un calcio, ma invece di cadere soltanto, la tromba si piegò. Stavo suonando allo Snookie’s, sulla Quarantacinquesima; era il 6 gennaio 1953, lunedì sera. Il lunedì era il mio giorno libero, ma essendo il compleanno di mia moglie organizzammo una festa e invitiamo i ragazzi: Illinois Jacquet, Sarah Vaughan, Stump e Stumpy e altri vari artisti, tutta gente di spettacolo che conosceva Lorraine dai tempi in cui faceva la ballerina. Ce la spassavamo, fiumi di whisky, torta e candeline.
Un certo Henry Morgan, un tizio che conduceva una trasmissione radiofonica a New York, mi aveva invitato per farmi
un’intervista.
La solita pagliacciata, non gli fregava niente della musica. Comunque, andai a farmi intervistare, lo show veniva trasmesso da un albergo dietro l’angolo.
La mia tromba era ancora dritta quando la lasciai sul suo trespolo. Quando tornai al club dopo l’intervista, Stamp e Stumpy avevano fatto la loro caciara sul palco, uno aveva dato una spinta all’altro e quello era caduto sulla mia tromba. La quale non ne uscì illesa: la campana si piegò. Novantanove volte su cento, se uno fa cadere la tromba si incurvano i pistoni, al limite si deformano i cilindri.

Magari la tromba si ammacca e i pistoni non chiudono più bene, ma la mia si piegò proprio.
Quando tornai, aveva la campana che puntava dritto in cielo. Illinois Jacquet se n’era andato dicendo: <>. Era il compleanno di Lorraine e non volevo fare il guastafeste. Mi portai la tromba alla bocca e cominciai a suonare. A causa dell’ammaccatura, l’apertura della campana si era ristretta e non riuscivo a tirar fuori il suono giusto: il sound che mi restituiva lo strumento quella notte era ben strano.

Eppure, suonando, mi accorsi che mi piaceva.
Era diverso, richiedeva un soffio leggero, leggerissimo, non sparato.
Per il resto della serata suonai così, e l’indomani feci raddrizzare la tromba.
Poi, ripensandoci, mi dissi: << Aspetta un attimo, non era mica male>>. Mi era rimasto impresso quel suono, così vicino all’orecchio-al mio orecchio, quello del suonatore. Un angolo di quarantacinque gradi è molto più stretto di uno da Novanta. Contattai la Martin e feci disegnare a Lorraine, che è anche un’artista, una tromba con un angolo di quarantacinque gradi.
Spedii il disegno alla Martin dicendo: <>.
<>, mi risposero.
<>, dissi io, <>. Me la costruirono e da allora non ho più cambiato modello.
All’inizio la campana era avvitata per formare un angolo di quarantacinque gradi. Attualmente l’abbiamo migliorata ed è un pezzo solo. Uno dei problemi che una tromba come la mia permette di evitare è quello di tenere lo strumento molto basso per poter leggere lo spartito.

La mia tromba, per quanto la abbassi, resta sempre con la campana più in alto del leggio. Inoltre, nei locali piccoli, suoni addosso alla gente, e teniamo conto che la tromba è uno strumento potentissimo. Quando te la suonano troppo vicino, un acuto forte rischia di spaccarsi il timpano. Il mio strumento, quando fai una nota, bam!, la senti subito, non un attimo dopo. E’ solo una frazione di secondo, ma quella frazione di secondo da la differenza”.
(Dizzy Gillespie, To be or not to Bop – autore Al Fraser, Minimum Fax, 2009 Roma, Titolo originale To Be or Not…to Bop. Memoirs of Dizzy Gillespie, John Birks Gillespie and Wilmot Alfred Fraser, 1979.
Il canto del cigno del vero beBop e testimoniato dalla registrazione del concerto tenuto il 15 maggio del 1953, alla Massey Hall di Toronto, con il contrabbassista Charlie Mingus, con il sax alto Charlie Parker, con il batterista Max Roach e il pianista Bud Powell, in uno delle più famose registrazioni fonografiche della storia della Musica Jazz.
Il Bebop spesso abbreviato in Bop è uno stile della Musica Jazz che si sviluppò soprattutto nella città di New York negli anni Quaranta. Caratterizzato da tempi molto veloci e da elaborazioni armoniche innovative, il beBop nacque in contrapposizione agli stili della Musica Jazz utilizzati dalle formazioni coeve. Nei sui primi anni di vita la parola beBop indicò, oltre allo stile musicale anche lo stile di vita e l’atteggiamento ribelle di coloro che erano in maggioranza giovani, che si indicavano con l’appellativo di Bopper.

Anche per questo motivo lo stile musicale divenne popolare tra i letterati, che si riconoscevano nella cosiddetta Beat Generation e fu citato in alcune delle loro opere più famose, nella poesia Urlo di Allen Ginsberg.
A proposito Jack Keruac, cita le sue testuali parole, da On the Road, del 1957: <>. (Jack Kerouac da, On the Road, 1957).
Nel corso dei quindici anni successivi, il bebop e le sue ramificazioni si svolsero fino a diventare il principale idioma della Musica Jazz. Ancora nel primo decennio del XXI secolo, lo stile jazzistico indicato come Mainstream si rifà essenzialmente alle elaborazioni stilistiche del nuovo stile musicale.

Il termine bebop, che nei primi tempi veniva spesso usato anche nella forma ReBop è un’onomatopea che imita una brevissima frase di due note usata talvolta come segnale per terminare un brano.
Per questo uno dei padri del movimento, fu proprio lui, Dizzy Gillespie, che intitolo’ anche un brano dal titolo ReBop, in omaggio a questo stile musicale moderno, che fu anche uno dei primi a raggiungere una certa notorietà.
In pieno periodo bellico, i locali e le Case Discografiche si sforzano di far dimenticare la guerra i problemi sociali, in primis l’apartheid nei confronti dei neri: le orchestre Swing, come quelle celebri di Benny Goodman e Glenn Miller, sono le più adatte a questo scopo e vengono promosse attivamente.
Nelle loro file militano soprattutto musicisti bianchi, che hanno assimilato perfettamente il linguaggio dello stile musicale, lo Swing e di accaparrare le sempre più scarse occasioni di lavoro.
Per i musicisti neri ci si ponevano due obbiettivi: liberarsi dei rigidi arrangiamenti delle Big Band per esprimersi più liberamente e manifestare terribilmente la loro ribellione a quel mondo ipocritamente sorridente.

Quella del bebop è una rivoluzione che va al di là dell’aspetto strettamente musicale. È un movimento elitario, nero, tutto sommato di nicchia. Tra i locali di New York che ospitavano i primi After Hours bebop i più celebri erano il Monroe’s e il Minton’s. Qui, di notte, dopo che i musicisti hanno suonato per far ballare i clienti e per guadagnarsi da vivere, si riuniscono musicisti dal calibro notevole: dal chittarista Charlie Cristian, il pianista Thelonious Monk, e il trobettista Dizzy Gillespie, il batterista Kenny Clarke e il sax alto Charlie Parker un giovane proveniente da Kansas City deve era nato e arrivato da poco tempo è destinato ad identificarsi con il nascente stile musicale, di cui sarà uno dei fondatori. Molti dei musicisti del Minton’s, Gillespie, Benny Harris, Benny Green e Charlie Parker, suonavano nella Big Band di Earl Hines, ma ci rimasero per pochi mesi. Con l’uscita del cantate Billy Eckstine e la sua volontà poi di dare vita a una nuova band, squisitamente di stile Bop, i suddetti musicisti più altre decine vi si daranno il cambio tra il 1943 e il 1947: chi vi rimarrà per tutto il periodo, il batterista Art Blakey è uno di quelli, chi per alcuni mesi o settimane, come il sax alto Charlie Parker, il trombettista Dizzy Gillespie come direttore musicale, il sax tenore Dexter Gordon, la cantante Sarah Vaughan e il trombettista Miles Davis. Questa band che in tre anni e rotti girò in lungo il largo gli Stati Uniti, riuscendo pure a produrre due opere fonografiche, nonostante il lunghissimo braccio di ferro tra i musicisti e le Casa Discografiche, ebbe un merito enorme: quello di far uscire lo stile musicale, il Bebop dai claustrofobici locali newyorkesi; il tutto, grazie alla fama – all’epoca superiore qualsiasi altro cantante, bianco o nero che fosse – il band-leader Billy Eckstine. Liberi dai vincoli del leader e del pubblico da compiacere, questi musicisti sperimentano nuove soluzioni musicali fino ad arrivare a codificare il Bop. Cambia la Musica Jazz e combina il concetto di fare musica.

Il genere matura, con scelte armoniche rivoluzionarie proprio nelle mani dei Boppers c’è l’impegno a renderli, deliberatamente, progressivo. Essendo un movimento volutamente di nicchia, a volte quasi privato, sempre dopolavoristico, molte delle idee musicali scaturite a quel tempo non furono mai registrate né messe per iscritto.

(J.E. Berendt, dal suo libro. Il libro del jazz, afferma: << Si deve a Bird più che a chiunque altro il modo in cui fu suonata quella musica; ma è merito di Dizzy se fu messa per iscritto >>. (J.E. Berendt, Il libro del jazz).
Gli subentrò una nuova stella nascente, un nuovo stile, l’Hard Bop con un’altro ideatore, il trombettista Clifford Brown, che purtroppo sia lui che lo stile musicale durò poco, perché la sua vita si spense troppo presto, in un incidente automobilistico.
Ritornando al grande trombettista Dizzy Gillespie, prima di concludere questa bella storia, sulla vita di questo musicista prolifico e ideatore di due stili moderni, il Bebop, e il Latin Jazz, ed è proprio di questo che vi parlo.
L’avvento dello stile Latin Jazz è ancora una volta come si è visto precedentemente, una forma di abbinare i suoni latini e in special modo quelli cubani e caraibici con il jazz moderno e chi più poteva essere fautore di questo nuovo idioma musicale, non può essere che lui, il trombettista per eccellenza, Dizzy Gillespie.

Già nel 1945, il musicista nato a Cheraw, iniziatore del minimalista Bebop, per suonare il quale era preferibile organizzarsi in piccoli gruppi chiamati Combo, dimostrò la sua preferenza per le grandi formazioni, nelle quali poteva esprimersi come leader, come solista nello stesso tempo come istrionico intrattenitore. Negli anni molto furono le Dizzy Gillespie Big Bands, che si esibiscono spesso anche in Europa, ma che finirono sempre per separarsi perché troppo onerose.Verso la fine degli anni Quaranta Dizzy Gillespie cominciò a interessarsi alla musica caraibica e sudamericana. Fu uno dei primi tentativi riusciti di fusion tra generi diversi: i ritmi africani inseriti nel contesto di una Jazz Band. Composizioni importanti dell’epoca furono Manteca e Tin Tin Deo, ma anche A Night in Tunisia.
“All’inizio del 1947 arriva a New York Chano Pozo che all’Avana e un virtuoso dello strumento le Congas, sembrano originarie dello Stato africano, il Congo, i tamburi tipicamente cubani utilizzati nelle orchestre che suonavano Mambo, Rumba e i vari generi latinoamericani.

Qualche mese dopo il trombettista Mario Bauza, cubano newyorkese di adozione, negli anni Trenta lavorava con la straordinaria orchestra di Chick Webb, lo presenta al trombettista Dizzy Gillespie, alfiere del Bebop, il rivoluzionario linguaggio che negli anni precedenti ha fatto irruzione sulla scena della Musica Jazz.
Il contatto con l’arte di Chano Pozo offre a Gillespie la rivelazione della possibilità di combinare i ritmi africani con lo stile del Bebop, cosa tutt’altro che semplice perché si trattava di armonizzare principi ritmici diversi, come la clave – lo schema ritmico diffuso in molte forme di musica cubana – e lo Swing jazzistico. Decisive in questa impresa sono l’intelligenza musicale e la duttilità di Pozo, il musicista cubano.

Una vena Latina percorre la Musica Jazz fin dalle origini – Jelly Roll Morton la segnala egli stesso nella propria musica – ed emerge per esempio in un cavallo di battaglia di Duke Ellington, Caravan, composto da Juan Tizol.
Ma è l’incontro tra Pozo e Gillespie l’avvento decisivo nel dare impulso all’Afro-Cuban-Jazz, che oggi chiamiamo per lo più LatinJazz e la cui vicenda si è prolungata fino ai giorni nostri. Il LatinJazz è stato anche uno degli ingredienti da cui si è sviluppato un genere come la Salsa. Dalla collaborazione di Gillespie e Pozo scaturiscono in breve tempo brani mitici come Tin Tin Deo e Manteca”.
“Chano Pozo nasce a l’Avana, in un solar del quartiere del Vedado. I solar sono miserevoli abitazioni popolari a uno o a due piani venute su con l’inurbamento di molti neri dopo l’abolizione della schiavitù: ci vivono numerose famiglie, in condizioni deplorevoli. La polizia stessa teme di metter piede nei solar.
Ed è nei solar che si suona la Rumba. Cosi le congas sono oggetto di un duplice pregiudizio, sociale e razziale, e associate alla turbativa dell’ordine.
È solo verso la fine degli anni Trenta che le conga cominciano a fare capolino nella sezione ritmica di complessi e orchestre cubane. A New York nei primi anni Quaranta la compagine di Marchito è la prima a utilizzare le conga, il cui uso poi si diffonde fra le orchestre latine della Grande Mela e della seconda metà del decennio con l’incontro di Gillespie e Pozo comincia a contagiare anche la Musica Jazz.

Affascinato fin da bambino dalle musiche e dai riti di origine africana, Chano comincia da piccolo suonando per strada; il suo talento lo porta via via a entrare nelle formazioni del carnevale dell’Avana, a essere richiesto da un’orchestra di impronta jazzistica destinata ai turisti americani ad esibirsi nello spettacolo inaugurale del Cabaret Tropicanae comporre e a incidere.
Pozo è la figura cruciale di questa decisiva fase di passaggio, di progressiva legittimazione delle conga e di irradiazione delle percussioni afrocubane fuori da Cuba.
Pozo non potrà vedere il seguito della storia di cui è stato un attore fondamentale. La sua è una vicenda fulgida ma brevissima: estroverso, donnaiolo, guappo, aggressivo, Pozo viene assassinato a New York nel dicembre del 1948.
L’omicida è un cubano che gli ha venduto della marijuana. Pozo la trova scadente e va da lui a lamentarsene, ne nasce un diverbio e il percussionista lo stende con un pugno. La sera dopo lo spacciatore lo raggiunge in un locale e lo fulmina con un colpo di pistola al cuore”.
(Autore: Redazione Youmanist).

A differenza del trombettista Miles Davis, Dizzy Gillespie rimane comunque fedele al Bebop nonostate la sua preferenza per le Big Band e l’amore per il genere Salsa e per i ritmi caraibici.
Negli ultimi anni Ottanta rallentò molto la sua attività. Si dedicò prevalentemente all’insegnamento e fu spesso ospite in Italia a Bassano del Grappa, dove gli venne conferita la cittadinanza onoraria e dove fondò la locale Scuola Popolare di Musica, in seguito intitolata al musicista americano.

Continuò comunque a esibirsi con i suoi protetti come i trombettisti Arturo Sandoval e Jon Faddis.
Il suo atteggiamento comico e allegro divenne una caratteristica distintiva delle sue esibizioni durante le quali comunque non si risparmiava suonando la tromba con il suo dispendiosissimo stile.
A lavorato inoltre con altri artisti, come il cantante Ray Charles e le cantanti Aretha Franklin e Chaka Khan.
Dizzy Gillespie mori di un male incurabile a settantacinque anni ed è stato sepolto nel Flushing Cemetery, nel Queens, a New York.
Alla sua memoria è stata dedicata una stella nella Hollywood Walk of Fame nella città di Los Angeles.

A cura di Alessandro Poletti – Foto Redazione

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