Perché c’è tanta violenza nel calcio, in particolare, tra i tifosi? È vero che, purtroppo, la violenza è un fenomeno oramai molto diffuso in tutto il mondo. Troppo spesso leggiamo sui giornali o vediamo immagini di scontri armati tra tifoserie rivali. L’importanza delle squadre e dello scenario fa parlare di quest’argomento per settimane.

Eppure, la violenza, in particolare nel pianeta calcio, è presente a tutti i livelli, dai campi delle giovanili fino alle gradinate della Serie A o della Coppa dei Campioni. Riguarda gli scontri tra tifosi, minacce e intimidazioni ai danni di squadre e giocatori, oltre a episodi di razzismo. Molte persone mostrano perplessità e stupore verso questi comportamenti collettivi e non capiscono le ragioni di tanto odio. Ebbene, la psicologia studia da anni il comportamento sociale dei gruppi e su cosa si cela dietro questi frequentissimi episodi che nulla hanno a che vedere con lo sport.

Non esiste un’unica teoria capace di riassumere tutte le cause scatenanti della violenza. Per portare alla luce i motivi di questi comportamenti violenti e aggressivi, occorre fare un semplice passo indietro. Immaginiamo di assistere a una partita di qual si voglia manifestazione sportiva e un tifoso della squadra avversaria è vicino a noi. Se ci viene voglia di insultarlo, ma siamo circondati dai supporter della squadra avversaria, quasi sicuramente sceglieremo di stare zitti. Ora, cosa succederebbe se invece siamo circondati dai tifosi della nostra squadra? Finiremo sicuramente per attaccarlo con violenza. Qual è la differenza tra le due situazioni? La responsabilità. Se ci sentiamo protetti all’interno dell’anonimato di gruppo, si è più inclini a commettere azioni violente.

Nessuno saprà che siamo stati noi a insultare il tifoso, quindi la nostra eventuale colpa è nascosta, sparsa, distribuita tra tutti gli elementi del gruppo. La consapevolezza di sé diminuisce e le responsabilità sono trasferite al gruppo. A questo punto smettiamo di essere noi stessi arrivando a pensare, non sono stato io, ma il “branco”. Così come, se il gruppo di riferimento agisce in modo violento, si è inevitabilmente portati a seguirlo.

La violenza nello sport e non solo è una realtà che viviamo troppo spesso. Purtroppo, le attese eccessive negli stimoli esterni costringono molte persone a delegare la propria felicità o frustrazione a eventi come una partita di calcio. Se insieme avremo la capacità e la forza di rispettare noi stessi e gli altri, la violenza negli stadi e nel calcio sarà ben presto un brutto ricordo legato al passato.

Il vice Direttore Ugo Vandelli – Foto Imagoeconomica

Il Vice Direttore Ugo Vandelli

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui