I luoghi hanno memoria, e il dolore pare quasi essersi aggrappato ai muri della stazione di Bologna, a quella sala d’aspetto maledetta, dove il 2 agosto 1980 persero la vita 85 persone, e 200 rimasero ferite. La stazione era gremita di persone che tornavano o partivano per le vacanze, tante famiglie, tanti bambini.

Sono passati 36 anni, ma non si può dimenticare quella che è stata la più efferata strage messa in atto in Italia dal dopoguerra. Proprio per ricordare, il Collegio bolognese degli infermieri Ipasvi ha organizzato all’interno della propria sede la mostra “Due minuti dopo”, inaugurata il 29 luglio, alla presenza di sopravvissuti e soccorritori. Cinquanta scatti in bianco e nero realizzati dal fotografo Paolo Ferrari, acquistate ed esposte dall’Ipasvi “per non dimenticare né quel terribile massacro, né l’incredibile risposta umana e sociale di una città ferita contro il terrorismo”, come raccontato da Pietro Giurdanella, presidente della fondazione bolognese.

Quel giorno, la città di Bologna reagì con grande prontezza e solidarietà: molti cittadini, insieme ai viaggiatori presenti, prestarono i primi soccorsi alle vittime e contribuirono ad estrarre le persone sepolte dalle macerie e, immediatamente dopo l’esplosione avvenuta alle 10:25, non essendoci abbastanza mezzi per trasportare i feriti verso gli ospedali cittadini, i vigili impiegarono anche autobus, in particolare quello della linea 37, auto private e taxi.

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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