Quando la musica ti entra dentro non esce più. È pura energia e non si può fermare. Quando un cantante mette piede sul palco, comincia a salire l’adrenalina ed è allora, proprio in quel momento, che inizia la magia. Deve aver fatto questo effetto anche ad Alessandro Ragazzo, giovane e brillante cantautore (classe ’94), di Venezia. Ragazzo ha all’attivo più di 250 live, svariate collaborazioni internazionali e diversi concorsi musicali vinti. Chitarrista, cantante e compositore, questo artista ha calcato i più importanti palcoscenici italiani (Home Festival, Teatro Geox, Ferrock Festival, New Age Club, Suoni di Marca, Quirinetta) aprendo a numerosi artisti di prestigio internazionale quali, Marky Ramone, Ian Anderson, Marillion, Patty Pravo, Giorgio Poi, Osc2x e molti altri, coi quali ha avuto la possibilità di confrontarsi e collaborare per diversi progetti artistici. Fa parte della band Industria Onirica, il cui album è stato registrato a Milano e prodotto da Lele Battista. Dopo l’uscita ufficiale del suo primo Ep “Venice” (Nimiq Records), disco del giorno su RockIt, Ragazzo ha iniziato a suonare come solista, unplugged o con chitarra e Loop. I suoi brani si inseriscono nell’ambito della cosiddetta musica Alternative Pop con influenze Rock. Nei Flux Studios di New York (Shakira, The do, David Crosby, Rolling Stones, Sean Lennon) ha ultimato le registrazioni di “New York”, il suo terzo EP nei digital stores dall’8 maggio 2017.

Ragazzo, che cosa rappresenta per lei la musica?
“La musica per me è aria, un bisogno, ed un modo per comunicare. E’ gioia e tristezza, impegno e fedeltà. Io faccio fatica a parlare, a rispondere alle domande ad esprimere ciò che sento; attraverso la musica posso invece sentirmi libero e trovare una maniera per dire tutto ciò che mi passa per la testa, che sia profondo o superficiale, comico o tragico. Non credo di poterne più fare a meno.”

Quando l’ha incontrata?
“Mi è sempre piaciuto tanto ascoltare musica. Da bambino sapevo tutte le canzoni degli 883 a memoria, guardavo tutti quei programmi tv che facevano sulla musica, da ‘Top of the Pops’, a tutto il palinsesto di ‘MTV’. Non facevo distinzione tra buona e cattiva musica, ascoltavo ciò che mi piaceva, come dovrebbe essere. Poco dopo, a 11 o 12 anni, hanno iniziato a piacermi da morire due album di mio padre che ho trovato nella vetrinetta che avevo in salotto, in mezzo ai miei Dylan Dog e gli album di foto di famiglia. Erano ‘Making Movies’ dei Dire Straits e ‘The Dark Side of The Moon’ dei Pink Floyd. Intorno a quell’età, con la scusa che anche mio fratello aveva iniziato a suonare e sentendo cosa facevano Knopfler e Gilmour con una chitarra, decisi di andare a lezione di musica e così cominciò il mio percorso di studi.”

E’ lei (la musica) che sceglie noi o il contrario?
“Eh… non ne ho idea. Però, sono sicuro del fatto che se tu scegli una cosa e la vuoi, con determinazione e dedizione, te la puoi prendere.
Probabilmente molti artisti son stati scelti dalla musica, dico io, ma sono sicuro che molti se la sono presa e son riusciti a trasformarla in linguaggi molto personali e originali.”

Mi parli del suo nuovo ep “New York”…
“New York è composto da 4 brani, direi abbastanza Alternative. E’ stato registrato a New York, nei Flux Studios, da Alessandro Favero che ha anche prodotto questo lavoro, ed è stato pubblicato da ‘Nimiq Records’, ed è una sorta di viaggio all’interno di diversi sentimenti e stati d’animo. Per me è stata soprattutto un’esperienza formativa incredibile, ed una forte spinta sotto diversi punti di vista. ‘Freckles’, il brano d’apertura, potremmo dire che è un brano ‘d’amore’, anche se questo amore è passato ormai, quindi è come se fosse un salto all’interno di un ricordo.
‘The King Came’, il brano credo più epico dell’ep, parla dell’arrivo di questo ‘Re’, davanti al quale io ho cercato di essere sincero ma non so bene perché. In questo caso il ‘Re’ rappresenta le persone ed il loro giudizio, che a volte è, diciamo, ‘poco sensibile.’
‘CellarDoor’, il cui titolo mi è stato ispirato dal film ‘Donnie Darko’, è un’ode al dubbio, dove con diversi riferimenti, dal mito alla natura, mi domando ‘cosa sarebbe successo se?’ Il brano che chiude l’ep è ‘Alone’, un brano Rock, incazzato, dove c’è addirittura un assolo di chitarra (lol) e si può descrivere col primo verso del ritornello, che è:’…the scorpion stings the frog Anyway and leave her dying…’

Si è mai pentito della sua decisione di fare musica? Tornerà mai indietro o continuerà ostinatamente a percorrere questa strada?
“Io sono un lunatico incredibile, meteoropatico, tendenzialmente malinconico e con gravi difficoltà nel prendere scelte, ma non credo di essermi mai pentito di fare musica. Mi sono pentito di tante cose riguardanti la musica, per come le ho fatte, per come me le hanno fatte, per delle cose che ho scritto, per delle cose che ho suonato, ma è normale, perché è un percorso in salita e di crescita.
Al futuro non ci penso tanto sennò mi perdo il presente, e pensando appunto al presente, la musica per adesso è una delle poche certezze che ho. Magari tra 10 anni sarò un ottimo cuoco, oppure un ballerino o forse un autista, magari rinnegherò tutto, ma ora come ora è impossibile per me saperlo, ci risentiremo tra qualche anno per la risposta definitiva, ok?

A cura di Nicola Luccarelli

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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