Gli uomini dovrebbero essere quello che sembrano.” —  William Shakespeare, Otello

Otello: atto I, scena III Otello

Questa che vado a raccontarvi è una storia d’oggi come tante, purtroppo, i cui protagonisti, Alice e Alfredo, si può dire che incarnino le tre principali figure di uno dei testi shakespeariani più conosciuti, “Otello”. Sì, avete capito bene, tre personaggi perché mentre Alice rappresenta la copia aggiornata e corretta di Desdemona, in Alfredo albergano due differenti personalità, quella di Otello, divorato dal tarlo della gelosia e quella di Iago, la figura demoniaca per antonomasia capace di insinuare il male nelle persone con cui si relaziona. Alfredo era un ricco proprietario terriero, figlio e nipote di coltivatori diretti che dovevano le loro proprietà ad una vincita al gioco di nonno Gaspare, alla fine degli anni trenta. Cresciuto a stretto contatto con la terra, Alfredo ha conseguito una Laurea in Scienze Agrarie per poi entrare nel direttivo dell’azienda con il ruolo di amministratore delegato a soli 25 anni. A 30 era già Presidente. Nel breve periodo dedicato alle vacanze estive, mentre transitava al volante della sua Range Rover Velar tirata a lucido, nelle campagne della periferia di Trimarcio, a causa dell’attraversamento improvviso di una capretta, per evitare di investirla scelse di uscire di strada limitando i danni, finendo in un fossetto dal quale era impossibile uscire senza l’aiuto di un mezzo cingolato.

La casa colonica confinante con il fosso, era di proprietà della famiglia Rimarcini da almeno cinque generazioni e, di lì a poco, i due fratelli Adamo e Walter, con l’aiuto del loro inseparabile Lamborghini R4 95, riportarono l’auto sul suolo stradale. Naturalmente, al termine del recupero, Alfredo venne invitato a dissetarsi con un bicchiere di quello buono e ad assaggiare il salame di loro produzione che, a detta del vicinato, era alla pari di un prosciutto, dall’analisi olfattiva si avvertiva un aroma stagionato con un sentore di salsedine che manifestava la tipica fragranza che suggerisce dolcezza.

D’un tratto entrò nel salone Alice, che in fatto di dolcezza non era seconda a nessuno e tra i due scattò quella scintilla dovuta alla chimica istantanea che si verifica tra due persone al primo incontro e che porta i loro cuori a battere in sintonia e a sudare le mani in maniera sincronizzata. Sei mesi dopo, Alfredo e Alice erano una coppia inseparabile. Lei che di professione faceva la “scusatrice a domicilio”, un lavoro nato in Giappone che per svolgerlo è necessario frequentare dei corsi specifici – finanziati dalle ditte per le quali lavorano – in modo che nello scusarsi si sia credibili e sinceramente pentiti per conto di terzi – aveva un carattere molto accomodante, era di una disponibilità quasi imbarazzante, ed era molto bella, il suo viso aveva quasi sempre un’espressione profonda, significativa, appassionata.

Ben presto, le due estreme personalità di Alfredo, emersero dal profondo del suo “Io” portando terrore e sangue alla giovane, armata solo di innocenza e purezza. Alice sparì senza lasciare traccia, la mattina del 13 dicembre, dopo l’ennesimo litigio finito a schiaffi e pugni. Il suo corpo non fu mai trovato e le accuse nei confronti del compagno caddero per l’alta protezione di un personaggio di quelli con l’anello al mignolo. Tre mesi dopo, il corpo di Alfredo fu trovato senza vita lungo una pista d’atletica, nelle prime ore del mattino, in completo ginnico con accanto una mazza da baseball in lega d’alluminio. Accanto al corpo, un biglietto scritto al computer portava la seguente frase: “Il gioco è finito, riposati, la tua terra ti aspetta!”

A cura Marco Benazzi – Foto ImagoEconomica

 

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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