Al cuore non si comanda” è un antico proverbio che ci indica come non si possono regolare e tenere a bada i sentimenti, in particolar modo, quando si è innamorati si tende a “perde il lume della ragione“, la capacità di controllare i sentimenti provati proprio perché il cuore vince sempre sulla testa e la razionalità non può impedire di provare forti sensazioni.

Alberto Maria Schauff, di padre svizzero tedesco di Zug e madre romagnola di Montiano, per questo motivo, il più poetico in assoluto, lasciò il lavoro da DSGA presso un Istituto Tecnico di Cesena, per mettersi alla ricerca di una donna di cui si era follemente innamorato – un “coup de foudre” talmente potente da lacerargli l’involucro dell’anima – dopo averla vista per un solo istante alla fermata di un autobus diretto a Forlì. Quarantenne di bell’aspetto, un grado d’istruzione universitaria e un livello culturale molto più alto della media, Alberto era un convinto sostenitore dell’amore a prima vista, talmente desideroso di rivedere quella donna sulla trentina, elegante, per nulla appariscente, capello corto e viso pulito da madonna rinascimentale Raffaelliana, che decise di licenziarsi per potersi dedicare alla sua ricerca.

Da quel giorno, restò seduto su di una panchina davanti alla fermata dell’autobus, dalle prime ore del mattino fino a tarda sera, leggendo libri e ascoltando musica, sperando di vederla salire o scendere dal mezzo pubblico così da potergli dichiarare il suo folle amore. Per aumentare le probabilità di incontrarla, Alberto tappezzò i lampioni e le bacheche dell’area di sosta autobus, di fotocopie con disegni da lui realizzati raffiguranti la donna del mistero inviandone copia anche alle testate giornalistiche locali con la viva speranza di poterla rintracciare. Quando una nota televisione locale accettò di intervistarlo, Alberto confessò di non aver approcciato la donna rincorrendola per cercare di salire sull’autobus assieme a lei, perché si trovava in compagnia di un’amica, la quale aveva espresso interesse a uscire con lui, quindi non voleva ferire i suoi sentimenti avvicinandosi a un’altra.

Alberto, dichiarò che non riusciva a smettere di pensare al momento in cui il suo sguardo e quello della donna dei suoi sogni, si incrociarono per quell’istante più lungo di una vita e per quel motivo, il suo unico scopo nella vita era fare tutto il possibile per poterla ritrovare. Al giornalista che quasi gli rimproverò il fatto d’aver lasciato il suo prestigioso incarico lavorativo, lui rispose che non avendo una famiglia da mantenere, il suo obbiettivo primario era diventato cercare l’unica persona con la quale avrebbe potuto creare un nucleo famigliare. Il finale di questa storia è dolceamaro perché il giorno in cui i due si incontrarono nuovamente, era la vigilia di Natale, la bella sconosciuta era a passeggio lungo un viale alberato del centro, e teneva al guinzaglio un cane guida, un bellissimo esemplare femmina bianco di Bulldog americano, dagli occhi di ghiaccio.

Quell’immagine lo rattristò solo per un istante, dopodiché, prese il coraggio a due mani e decise di affiancarsi alla coppia, dichiarando tutto il suo amore per la “cagnona” alla donna dei suoi sogni, chiedendo se ufficialmente avrebbe potuto salutarla e perché no, cominciare a frequentarla. La famigliola era nata, e nel giro di poche settimane, gli occhi di “Fiona” trasmettevano ad Alberto tutto l’amore che provava per Ester, la sconosciuta che riuscì a conquistare il cuore di un uomo, attraverso gli occhi del suo angelo dalla lingua penzolante e il tartufo umido.

A cura di Marco Benazzi – Foto Imagoeconmica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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