E’ di un mese fa la notizia del ritorno di Postalmarket, quella che per decenni è stata l’azienda leader della vendita su catalogo, dato che quando fu fondata, nel 1959, internet era ben lungi dall’esistere.

Proprio quelle che sono oggi le vendite, in crescita, attraverso il web, stanno mettendo in ginocchio i piccoli negozi e persino le catene mondiali quali Zara, che ha annunciato nei primi giorni di giugno la chiusura di 1200 punti vendita, in seguito ad un calo delle vendite del 44%, dovute al Covid e potenzierà anch’essa l’on-line.

Certo il dover rimanere forzatamente in casa ha favorito il commercio attraverso la rete, fenomeno che era comunque in grande espansione anche ante coronavirus, grazie a prezzi più bassi, la consegna a domicilio, spesso gratuita, e la possibilità di acquistare veramente qualunque prodotto, soddisfacendo le necessità più disparate che poi non sempre la qualità sia quella promessa e/o tutto fili liscio, beh bisogna anche metterlo in conto, ma diciamo che la percentuale di clienti mediamente soddisfatti è altissima.

Ovviamente non c’è paragone tra quelle che sono le spese di un singolo negozio e quelle di catene che possono appoggiarsi direttamente ai produttori di tutto il mondo, sfruttando la quantità di pezzi acquistati e la possibilità appunto di commercializzare qualunque prodotto in qualunque luogo.

C’è poi il discorso della tassazione, ed anche questo è un tasto dolentissimo per il commercio al minuto, oberato di balzelli piccoli e grandi, al di là del lecito o del sostenibile, personale compreso là dove c’è la necessità di avere collaboratori che aiutino il o i titolari, anche perché gli orari sono ormai anch’essi insostenibili per restare al passo con i tempi, magari adeguandosi forzatamente per chi il negozio l’ha nella galleria di un ipermercato o di un centro commerciale.

Proprio la tassazione è spesso oggetto di diatribe con le aziende dell’e-commerce, visto che queste sono invece tra coloro che devono sostenere spese ridicole al confronto con il giro d’affari prodotto, e di conseguenza gli utili, beneficiando di agevolazioni che invece il singolo può solo sognare.

Non è raro ultimamente leggere di contenziosi e multe anche milionarie propinate ai grandi nomi, che poi magari si salvano in sede di ricorso, adducendo giustificazioni spesso contro l’etica, ma anche contro la logica della concorrenza commerciale, perché non potrà esistere il mondo perfetto, ma neppure c’è ragione per cui ci sia questa abnorme sperequazione tra operatori grandi e piccoli di mercato.

Ora, proprio il nuovo Postalmarket va ad aggiungersi ai maggiori operatori del settore, puntando a fare concorrenza ai colossi come Amazon, con l’obiettivo di tornare ad essere un punto di riferimento per gli italiani anche oggi che non c’è più “Carosello”, ma come negli anni sessanta/settanta raggiungere i cittadini, così come gli abitanti delle frazioni più sperdute.

Che si riesca nell’intento quantomeno di “italianizzare” un po’ di più il mercato sarà il tempo a dircelo, certo “svegliare” l’Italia non sarà facile, anche se nel caso questo avvenisse, sarebbe probabilmente ad ulteriore discapito del piccolo commercio, purtroppo, forse, destinato a sparire.

Il Direttore responsabile Maurizio Vigliani – Fotolia

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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