Se non era una porcata dieci anni fa e più vociare “Meglio l’eccellenza di questa dirigenza”, non si capisce oggi, dopo lo scempio di Pesaro, di un mercato di riparazione da bocciofila, perchè in curva mare l’urlo della contestazione appare come una meteora. Eppure gli ultras quello striscione evidente rivolto a Edmeo Lugaresi e poi al figlio veniva esposto a prescindere, anche in caso di vittoria.
Sicuramente quei tifosi si sono sentiti traditi, calpestati, oltraggiati da una dirigenza ed una squadra non in grado di onorare il nome e la storia del Cesena e della città di Cesena. Probabilmente credevano che Edmeo, il primo ad essere preso di mira, non aveva speso a dovere gli introiti ricevuti dal “paracadute” del calcio per costruire una rosa sempre pronta a vincere contro il Bologna, il Ravenna, il Rimini, il Milan, la Juventus.
Eppure con Meo, così noi amici più stretti, eravamo abituati a chiamarlo, il Cesena aveva vissuto un’epopea straordinaria dietro a sacrifici, debiti personali senza possedere nemmeno la laurea di economia-commercio. Ma non è bastato, nonostante l’ottenimento di risultati inaspettati, nei suoi decenni presidenziali, frenare l’impeto dei tifosi più caldi.
Meo aveva il Cesena nel cuore, ma conservare le redini di una società di calcio non sempre combacia con l’altro vociare dell’ultras allo stadio: “Il Cesena siamo noi… Ovvero la roccaforte della squadra…” Ok!… tutto questo capita pure da altre parti anche se, non sempre è condivisibile…
E, oggi, dove è finito il corteo che chiede rispetto ed è stanco di vedere giocare il Cesena Fc senza gloria e onore?
Forse, credo, che l’ugola si sia infiammata, perchè del passato, di quella meravigliosa storia durata 70 anni si è sepolto anche il “credo” della rivolta a prescindere.
Ma se l’urlo “tirate fuori le palle” non deve essere rivolto ai comandanti che stanno dentro la stanza dei bottoni, uno sprone a questa pochezza di tattica e tecnica deve essere pur sempre rivolto. Chi scende in campo senza una compattezza di trama, ma come mercenario non può giocare a calcio. In casi come questi meglio uscire il sabato o alla domenica con la propria famiglia; e, si, perchè, la pazienza ha pur sempre un limite.
Il Direttore editoriale Carlo Costantini – Foto Vittorio Calbucci archivio storico