A livello globale il mese di maggio 2020 è stato il più caldo da anni con temperature di 0,63 gradi centigradi al di sopra della media dello stesso mese tra il 1981 e il 2010. Le temperature più calde sono state registrate in alcune zone della Siberia (anche 10 gradi sopra la media), dell’Alaska e dell’Antartide.
In controtendenza in Europa, maggio ha registrato temperature più basse rispetto alla media, ma con una netta divisione geografica.
Lo rileva il bollettino climatico Copernicus Climate Change Service (C3S). Secondo un nuovo studio del Dipartimento di Biologia e Biotecnologie Charles Darwin della Sapienza l’incremento della temperatura globale è tra i fattori determinanti che influiscono su importanti cambiamenti tra le specie animali.
La ricerca ha valutato l’impatto delle attività umane sull’estinzione locale dei grandi mammiferi come le tigri bianche negli ultimi 50 anni.
Un impatto che ha avuto un notevole incremento a partire dagli anni ’70 del secolo scorso con la terza rivoluzione industriale e che sta alterando sensibilmente i processi ecologici alla base della vita sulla Terra. Uno degli effetti principali dell’intensificarsi delle attività antropiche è la progressiva scomparsa di alcune specie autoctone, con risvolti drammatici sugli equilibri ecosistemici a esse associati.
I mammiferi, in particolare, – scrive Sapienza – sono stati oggetto di importanti diminuzioni, con il 25% delle specie viventi ritenuto oggi a rischio di estinzione. In un nuovo studio pubblicato sulla rivista “Nature Communications” il team di ricercatori coordinato da Michela Pacifici del Dipartimento di Biologia e biotecnologie Charles Darwin ha confrontato le distribuzioni di un campione rappresentativo di mammiferi terrestri negli anni ’70 e oggi, riscontrando che circa il 75% di queste ha subito cambiamenti.
I ricercatori hanno inoltre individuato i fattori associati al declino e all’espansione dell’areale, ovvero della superficie normalmente abitata da una specie, includendo tra queste variabili sia quelle di natura antropica sia quelle legate alla biologia delle specie, come il peso e le strategie riproduttive.
“Abbiamo scoperto – spiega Michela Pacifici – che una specie su cinque ha subito contrazioni dell’areale di oltre il 50%. I principali responsabili sembrano essere l’incremento della temperatura globale, la perdita di aree naturali e l’aumento della densità umana, fattori che influiscono soprattutto su specie di grandi dimensioni come il rinoceronte bianco, l’elefante asiatico e l’antilope Addax”. Comprendere quali variabili siano implicate nel declino dei mammiferi è fondamentale per focalizzare le azioni di conservazione necessarie, specialmente in considerazione delle molteplici minacce alle quali i mammiferi sono soggetti, incluso il cambiamento climatico.
A cura Mafalda Strocchi – Fotolia