Quanto mi piace questo Cesena costruito da Zebi. Pare come una rondine che fa primavera anche se l’autunno è alle porte e le prime foglie si ritorcano lungo i Viali della città con la meraviglia che i bianconeri sono in vetta al Garampo del Monte della provvidenza, della fede, del risorgimento calcistico del cavalluccio, di un pubblico che rimane fuori dallo stadio, ma che prima o poi tornerà nel suo habitat naturale.
Il mister , come Bisoli, venuti dall’anonimato, sta dando una ricollocazione alla caffeina già espressa lo scorso campionato con qualche rifinitura in più al suo schema geometrico come Pitagora.
La capolista che ha sconquassato Olbia con un volo andata-ritorno transatlantico ha oggi di fatto ammutolito quei pappagalli bianconeri che ad inizio campionato e contro l’imolese avevano avuto il becco arcuino e la lingua biforcuta come la vipera dei nostri boschi.
Alla vittoria che mi aspettavo nella terra dei Nuraghi ne consegue l’arrivo di un amico che ho conosciuto nel Sassuolo, scrivo di un certo Missiroli che in questa categoria può essere accostato al giovane Gianni Rivera, o al fine carriera di Roberto Mancini.
Il suo arrivo, la sua esperienza in Romagna è come il tasto priore del pianoforte maggiore, meglio scusate esattamente alla pari di Riccardo Muti tanto per rimanere nel concerto calcistico. Il ritorno di Favale invece assomiglia al dado per un buon brodo di cappone, anche se le temperature sarebbero ancora da spiaggia adriatica.
Ora il Cesena vale il doppio, fosse in me, per questo gli americani devono sapere che per costruire un Pentagono in Romagna, ci vogliono dollari sonanti quelli che vinci al Superenalotto, se ti va bene una volta nella vita.
Più volte ho pensato di ritornare in cattedra, nei piani che contano del Cesena, per elaborare un progetto di alto spessore, per ora sono frenato dal passato traditori e dalla consorte che come una zanzara pizzica la pelle, dichiarando che il calcio, oggi, è solo una rimessa e che esiste sempre uno del senato romano che ti pugnala alle spalle. Vero, forse si! Ma la passione, il cuore batte sempre per i nostri colori.
Salutiamo la capolista e la gente bianconera si ricordi sempre di quel famoso cappello di paglia di Verona e Piacenza.
Concedetemi un saluto profondo particolare all’amico Attilio PEROTTI, dopo la perdita della moglie Angela, già tra gli angeli del Padre nostro.
Alla buon ora oggi è domenica in ebraico significa festa per il Cesena, mentre i pappagalli giovani della tribuna stampa sono spennati e senza ideologia di come si costruisce il pallone è una squadra.
Il Direttore editoriale Carlo Costantini – Foto Luigi Rega