Un Museo dedicato al primo fungo ad Indicazione geografica protetta (IGP). Il percorso espositivo, che si sviluppa nelle due sedi di Borgo Val Di Taro e Albareto, presenta a 360° questo prezioso prodotto locale: il territorio e il bosco, il porcino e le sue varietà, i vari habitat in cui cresce, gli strumenti per la raccolta, le tecniche di conservazione e lavorazione, ma anche le credenze popolari legate ai funghi  e la sua rappresentazione nella cultura moderna (dalle arti figurative alla letteratura fino alle favole), per concludersi infine con una panoramica legata alla gastronomia.

Museo del Fungo Porcino di Borgotaro – Borgo Val di Taro e Albareto.

Il percorso espositivo, allestito presso il Museo delle Mura a Borgo Val di Taro e nella sede delle Comunalie ad Albareto, presenta il territorio, il bosco, il porcino e le sue varietà, i vari habitat in cui cresce, gli strumenti per la raccolta, le credenze popolari legate ai funghi, le tecniche di conservazione e lavorazione, la storia e le imprese dedite alla trasformazione, il fungo nella cultura, dalle arti figurative alla letteratura alle favole e si conclude con una panoramica sulla gastronomia.

L’interesse per questo alimento è ad oggi sempre molto vivo, sia per la sua importanza gastronomica sia per il pregio dei suoi profumi e sapori. Per i gourmet e i cultori della buona tavola, infatti, il fungo Porcino si presta ad essere assaporato in molte preparazioni e nei piatti più raffinati offerti dai ristoranti del luogo.

Cos’è un fungo
Il Regno dei Funghi si differenzia dal Regno Animale e Vegetale. Il fungo è un organismo di svariate dimensioni: grande, piccolo e anche microscopico.
Il corpo principale, chiamato tallo, è formato da filamenti, le ife, fittamente intrecciate, che costituiscono l’organismo vegetativo, vale a dire il micelio, parte che rimane nel terreno.
Il corpo fruttifero, invece, il carpoforo, è la parte che fuoriesce dal terreno e dissemina le spore. Queste, germinando nel terreno, producono altri miceli, rinnovando così il ciclo biologico.
Le spore altro non sono che i “semi” dei funghi.
Il carpoforo può assumere svariate forme ma per la maggior parte presenta la caratteristica forma provvista di cappello, gambo e radice.
Il cappello ha diverse forme (convesso, conico, campanulato…) e nella parte inferiore presenta piccole lamine o tessuto spugnoso. Qui si trova la parte fertile del fungo – l’imenio – dove maturano le spore.
Il gambo può essere circondato da un anello nella parte superiore o può essere avvolto, in basso, da una specie di sacca, la volva.

Il nome
La parola fungo proviene dal latino fungus (in uso a partire dall’inizio del XIV sec.) e si può accostare al greco spóngos o sphóngos (spugna). Dal greco mykés deriva il termine miceti e micologia ed il nome della città di Micene, fondata, secondo il mito, da Perseo proprio là dove, stanco e assetato per il viaggio, venne dissetato dall’acqua racchiusa dal cappello di un fungo.

COME SI NUTRE

Si differenzia dagli organismi vegetali per la mancanza di clorofilla, pigmento che permette la fotosintesi, ovvero la trasformazione di sostanze inorganiche quali acqua e anidride carbonica in sostanze organiche complesse come cellulose, zuccheri.
Il fungo quindi, per vivere, ha necessità di nutrirsi utilizzando sostanza prodotte da altri organismi mediante tre differenti possibilità: il parassitismo, il saprofitismo e la simbiosi.

I FUNGHI PARASSITI

Sono quelli che vivono a spese di piante o animali vivi.
Diffusissimi in natura, sono soprattutto micromiceti, funghi di piccolissime dimensioni.

BUONA PARTE DEI MACROMICETI È SAPROFITA

Vive a spese di organismi morti e sostanze decomposte o in via di decomposizione, delle quali è ricco l’humus del terreno, o su tronchi e rami d’albero, contribuendo così alla loro decomposizione e restituendo così al terreno i sali minerali.

LA SIMBIOSI

E’ un sistema di libero scambio, un’intima associazione tra il micelio del fungo e le radici assorbenti delle piante: la struttura che ne deriva si chiama micorriza. La simbiosi garantisce una unione vantaggiosa sia al fungo che alla pianta: il fungo sfrutta la sostanza organica sintetizzata dalla pianta a mezzo della fotosintesi clorofilliana e a sua volta assorbe dal terreno acqua, sali minerali e sostanze organiche azotate e le cede in parte alla pianta.

A cura di Emiliaromagnaturismo.it – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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