Il nome Gisors, negli anni ’60 era noto a tutti gli appassionati della storia più occulta dei Templari e diventò sinonimo di enigma.
Gisors è una cittadina normanna di circa 12.000 abitanti che sorge sulle rive dell’Epte, a metà strada tra Parigi e Rouen e vanta uno dei più bei castelli fortificati dell’Alto Medioevo e anche uno dei più misteriosi.

Nel 1946, il custode del castello, Roger Lhomoy, che si era dedicato a scavi clandestini sotto il terrapieno del torrione, annunciò di aver fatto una scoperta straordinaria: “Ho trovato una grande cripta gotica di trenta metri per otto che contiene dodici statue, diciannove sarcofagi e trenta cofani di vetro, chiusi con il lucchetto”.

Sorprendentemente le autorità, informate della scoperta, non si preoccuparono minimamente di fare un sopralluogo: dopo aver licenziato il custode, fecero richiudere in tutta fretta la galleria.
La storia del castello di Gisors fu fin dall’origine legata a quella dell’Ordine del Tempio, fu infatti un architetto templare, Robert de Belleme, a progettarne la pianta e a intraprendere la costruzione all’inizio del XII secolo, per conto dei re d’Inghilterra, il torrione e la torre di guardia evidenziano, del resto, la forma ottagonale, caratteristica dell’architettura templare.
In seguito il castello fu affidato alla guardia dei Templari, e sempre a Gisors, nella torre detta “del prigioniero”, l’ultimo Gran Maestro dell’Ordine, Jacques de Molay, fu rinchiuso per qualche tempo, nel 1314, prima di subire gli ultimi supplizi.

Nel 1859, l’ex custode Lhomoy, allora diventato bracciante agricolo, raccontò la sua avventura al giornalista Gérard de Sède. Questi fece una ricerca e ritrovò un documento che provava come trenta bauli di ferro fossero stati realmente sepolti, un tempo, a Gisors, e pubblicò nel 1962 un libro intitolato “I templari sono fra noi”. Per il pubblico francese cominciò allora il “caso di Gisors”, ben presto i media fecero loro il caso e ci fu anche un intervento da parte del Senato; si formarono due fazioni, per il primo il custode fu soltanto un mitomane, per l’altra si era deliberatamente cerato di cancellare ogni traccia della sua scoperta.

A quel tempo il ministro incaricato degli affari culturali era André Mairaux e secondo la sua opinione l’enigma gli sembrò di tale interesse che ordinò l’apertura di una campagna ufficiale di scavi a Gisors: tale campagna terminò nel gennaio 1963, senza trovare alcuna traccia della misteriosa cripta.
Nella primavera del 1954 vennero indette nuove ricerche, questa volta affidate all’esercito e coperte pertanto del più stretto segreto.
Trascorsero sei anni ed ecco venire alla luce un evento spettacolare: il 10 maggio del 1970, due operai, Vincente Mata e Antonio Montilla, i quali stavano scavando un fossato a Gisors, portarono alla luce un grande bacile di bronzo che conteneva un vero tesoro: 11.359 monete antiche.
Gli esperti, inviati dal governo francese esaminarono il tesoro e constatarono che la maggior parte delle monete erano state coniate nel XII secolo, nell’epoca in cui il castello di Gisors era in possesso dei Templari.

Fu la più grande scoperta di monete di quel tipo.

Acquistato dallo stato francese per una somma ingentissima, il tesoro di Gisors, venne messo in esposizione, nel 1973, nel gabinetto delle medaglie della Biblioteca Nazionale. Nel 1976 Lhomoy morì e certamente una parte del segreto se ne andò con lui.
Nello stesso anno si scoprì a Gisors un’altra cripta sotterranea di sei metri per cinque e un corridoio di venticinque metri scavato in direzione del torrione del castello, ma l’immensa rete di gallerie che si estende sotto la città, rimane ancora in gran parte inesplorata.

A cura di Barbara Comelato – Foto Repertorio

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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