Scrivere di amici, parenti o personaggi conosciuti nelle toilettes di un vecchio autogrill, mi risulta facile perché credo di essere un ottimo osservatore, romagnolo, diverso è quando devo scrivere di me stesso. L’amico Alberto Corradini, valente regista di videoclip e cortometraggi premiati in svariati Festival Europei, qualche tempo fa mi chiamò per chiedermi se avevo un’idea da proporgli per una webserie, prodotta da SE¾STOP e realizzata dal KMS¹, che avrebbe richiesto venticinque giorni di riprese, su ben venti diverse ambientazioni, tra le quali anche Rimini, Ravenna, Forlì e naturalmente Cesena, coinvolgendo attori e un folto numero di comparse.

Tra le tante idee, che vi ricordo sono quelle che muovono il mondo, che quotidianamente mi frullano in testa, ce n’era una che ritenevo fosse la più adatta allo scopo. Mi era nata il giorno in cui mia madre morì, inaspettatamente come solo il destino può palesarsi, ecco mentre uscivo dall’Ospedale, alle 3 di mattina sotto una pioggia battente, senza ombrello e appiedato con in mano un sacco contente i suoi indumenti e la borsa con i suoi effetti personali, ho pensato intensamente a come aveva vissuto il suo ultimo giorno di vita.

Da quella drammatica esperienza, nacque l’idea di una serie antologica, di quelle che rappresentano, ad ogni puntata, una storia a sé e l’unico filo che li lega è il genere narrativo, sulla falsa riga di “Ai confini della realtà – The twilight zone”, per intenderci. Pensai a una stagione di otto episodi, ambientati in altrettante città diverse della Romagna, alle quattro già citate inserii anche Cervia, Cesenatico, Riccione e Milano Marittima, dividendoli poi due per ogni stagione dell’anno. Cesena e Forlì erano l’inverno, Ravenna e Rimini l’autunno, Cervia e Cesenatico la primavera e Riccione e Milano Marittima l’estate.

Ogni episodio aveva il titolo del giorno della settimana in cui, secondo uno studio pubblicato sul sito “Livescience“, si muore maggiormente. Il sabato, soprattutto per effetto degli incidenti d’auto, il lunedì è il giorno degli infarti, la domenica è quello delle armi da fuoco e dei decessi per overdose, etc. Gli otto protagonisti appartenevano ad ogni tipo d’identità di genere, e svolgevano i lavori più disparati: dall’avvocato in carriera al bartender di successo, dall’amministratrice condominiale odiatissima al letturista appaltato fino ad arrivare alla portalettere romantica, all’insegnante bigotto e alla DSGA iperattiva per chiudere con un sindaco tanto efficace quanto vulnerabile. Realizzai la bibbia della serie, di una decina di pagine, utile per fornire indicazioni sui personaggi, ambientazioni e altri elementi, quindi ottima risorsa per gli sceneggiatori che dovranno mantenere una coerenza all’interno della serie.

Girai il tutto all’amico Alberto il quale mi ringraziò promettendomi di farmi sapere il giorno in cui avremmo dovuto recarci dal produttore per una presentazione orale del progetto. Sono passati quindici giorni dal giorno dell’invio e quest’oggi, dopo pranzo, ho ricevuto un lungo messaggio vocale dove mi si avvisava che il produttore, l’arciduca Lionello Parenti Swiller giovane rampollo di una storica e ricca famiglia originaria della Renania Settentrionale, si era detto interessato a realizzare la serie garantendo da subito almeno due stagioni con opzione per una terza in base agli ascolti. Il giorno seguente, domenica sul tardo pomeriggio, usci un’Ansa dove si evidenziava la morte dell’arciduca in questione per overdose da “2C-B” o “4-bromo-2,5-dimetossi-feniletilamina”, per i meno esperti “cocaina rosa”, definita la droga dell’alta società visto i costi, quattrocento euro a dose, centocinquanta mila euro al Kg. “Livescience” ci aveva azzeccato.
¹ = Karl Marx Studio.

A cura di Marco Benazzi – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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