Quanti procuratori del mondo del calcio ci sono in Italia?
Non conosco il numero preciso ma sono tantissimi, più degli avvocati e dei medici messi insieme.
Ma di quanti conosciamo vita morte e miracoli? Pochi, forse quasi nessuno, addirittura nemmeno il nome.
Questo ruolo così importante, il più delle volte, è ricoperto dai fratelli o mogli di come per Higuain e Icardi, ma ci sono anche i professionisti del settore e che professionisti.
Dai, avete capito tutti dove voglio arrivare. Chi è il re dei procuratori del pallone in Italia e forse del mondo intero?
Chi fa guadagnare milioni ai suoi assistiti, intascandosi contemporaneamente grosse cifre come nessun altro?

Carmine (Mino) Raiola (classe 1967), l’unico e il solo dispensatore di felicità. Così come ho sentito dire a un esimio giornalista sportivo come Marino Bartoletti (mica un pinco pallino qualunque), durante la trasmissione ‘Futbol’ condotta da Andrea Scanzi.
Se ci pensate bene è proprio così. La definizione data da Bartoletti è azzeccatissima. Raiola è venuto fuori dal niente, dal sud Italia, precisamente a Nocera Inferiore, trasferitosi con la famiglia in Olanda, è diventato il ‘Re Mida’ del calcio.

Quello che tocca Mino si trasforma in oro: giocatori e società ci guadagnano, non solo lui. Il business non l’ ha creato lui, ma riesce a sfruttarlo che è un piacere, questo è fuor di dubbio. Se ci fosse un Oscar dei procuratori, lui ne avrebbe vinti, almeno, una decina. I grossi affari degli ultimi anni portano la sua firma da Zlatan Ibrahimovic riportato al Milan, rivenduto poi al PSG e al Manchester United. E che dire di Mario Balotelli? Dall’Inter al Manchester City e successivamente al Milan, passando per Liverpool e di nuovo Milan, fino ad arrivare al colpo dei colpi con Pogba: un affare da 110 milioni di euro sborsati dal Manchester United alla Juve.

Ora capite perchè Raiola è un eroe che regala felicità? Quando passa Mino l’erba ritorna a crescere, anche se prima è stato sparso il sale. Per vendere i giocatori più forti del mondo, devi avere una marcia in più. Anche se non ha l’aria del più sofisticato degli intellettuali o uomini d’affari a cui siamo abituati, di business ne capisce molto di più di tanti altri e questo lo ha dimostrato sul campo.

Guadagnare sul talento altrui potrebbe sembrare sbagliato e un po’ opportunista, ma bisogna andare oltre. Il vero talento di quest’uomo è quello di sapere come muoversi in un mondo sempre più superficiale e infimo, in cui a essere in vigore non è la legge che conosciamo noi ma quella della Jungla, molto più spietata.
Perciò, inchiniamoci tutti davanti al talento e rendiamogli omaggio, come faremmo per qualsiasi altro grande calciatore.

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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