Con le parole bisogna andarci piano.
Non importa se vengono scritte o pronunciate, perchè, certe volte, sono più taglienti di una spada.
Bisogna dosarle come per tutte le cose di questo mondo. Ed è proprio dalle parole che nascono le polemiche.
Le ultime, in ordine di tempo, sono nate durante i giochi di Rio e hanno colpito (per così dire), tre atlete italiane della specialità del tiro con l’arco: Claudia Mandia, Lucilla Boari e Guendalina Sartori.

Queste tre azzurre hanno perso in semifinale contro le russe, ma questo ci può stare in una competizione. Quello che non ci può stare affatto è il titolo pubblicato dal Resto del Carlino, l’indomani: “Il Trio delle cicciottelle sfiora il miracolo olimpico.”

Perchè è stato scelto questo aggettivo? Soprattutto, perchè è stato preso un aggettivo? Non sarebbe bastato scrivere che il Trio azzurro ha sfiorato il miracolo olimpico?
Cosa centrava aggiungere anche ‘cicciottelle’? Di titoli strani i giornali ne sfornano a migliaia tutti i giorni, però alcuni sono proprio fuori luogo.
E’ giusto che il titolo richiami il lettore per fargli leggere quel determinato articolo, ma c’è modo e modo di farlo e questo, secondo il mio parere da modesto giornalista di provincia, è quello più sbagliato. Sicuramente le tre azzurre saranno concentrate al massimo per il prossimo impegno con Taipei per la medaglia di bronzo, e non ci faranno più di tanto caso, anche se non sono poi così tanto sicuro.

Prima di essere atleti, i nostri azzurri come tutti i rappresentanti delle altre nazioni, sono uomini e donne, con i loro pregi, difetti e le loro insicurezze e non è bello far emergere questo tipo di fragilità, in momenti così catartici, alla vigilia di gare importanti. Un altro paio di maniche è stata l’intervista realizzata dalla Gazzetta dello Sport, a Teresa Almeida, portiere della nazionale di pallamano femminile dell’Angola, in cui parlava apertamente del suo peso (97 kg per 1,70), in maniera simpatica e diretta.

Con questo cosa voglio dire? Solamente che va bene riportare le dichiarazioni di un’atleta che sa benissimo di essere sovrappeso ma non se ne vergogna, prendendo il tutto con filosofia, quello che è poco ortodosso, invece, è appellare in maniera inappropriata tre atlete per il loro aspetto fisico, facendo passare in secondo piano la loro performance.
Tutto il resto è noia come diceva il “Califfo” di Roma e alla gente non dovrebbe interessare.
Quello che dovrebbe essere ben chiaro a tutti gli sportivi e non è che i nostri atleti disputino una bella Olimpiade e portino a casa tante medaglie. Almeno, in questi giorni, lasciamo a casa le polemiche. Voi che ne dite?

a cura di Nicola Luccarelli

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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