C’era una volta il “cannibale” Eddy Merckx, uno che voleva vincere tutto, grandi giri, classiche, mondiali e semplici kermesse, quelle che si correvano su percorsi cittadini in mezzo a tifosi festanti.

Oggi in mezzo al gruppo c’è un nuovo cannibale, sloveno questa volta, Tadej Pogacar, vincitore degli ultimi due Tour e grande favorito di quello che si sta correndo, dove è andato vicinissimo ad un tris di tappe da favola, a pareggiare il grande Gino Bartali del 1948.

Se tris (per questa volta) non è stato, la colpa è di un altro fenomeno della bicicletta: Wout Van Aert, che in volata è un drago vero e proprio, e non solamente per la maglia verde della classifica a punti che indossa.

Pogacar però ha dimostrato ancora una volta di che pasta è fatto, come alla Planche des Belle Filles, quando con l’ultima stilla di forza rimasta, ha superato il danese Vingegaard, al momento il suo rivale più pericoloso per la maglia gialla; arrivare secondo non sarebbe stata una sconfitta ed i quattro secoli di abbuono non avrebbero cambiato nulla in classifica, ma vincere sempre, magari dopo un’occhiata beffarda al rivale, è nel dna di questo formidabile ventitreenne.
Vero che il Tour è solo al termine della prima settimana, otto tappe su ventuno e le salite vere devono ancora arrivare; vero anche che la corsa è tutta ancora da giocare e che i rivali più pericolosi sono sempre tutti lì, molto vicini e pronti ad approfittare della minima indecisione, del più piccolo momento di crisi che può capitare a chiunque, Pogacar compreso.

Certo, vedendolo correre, quasi sempre da solo o con al massimo un compagno di fianco, ci si rende conto di come insieme alla potenza del “motore”, ci sia una testa da campione, quella qualità innata che ti fa sempre optare per la decisione giusta, tecnicamente e tatticamente.
Pogacar ha qualità indiscusse e lo ha dimostrato anche nelle corse in linea, con il sogno della Roubaix in un cassetto che presto verrà “aperto”, dato che sul pavè ha dimostrato di saperci andare, eccome.

Il tempo dirà se è nato il nuovo “cannibale”, tenendo conto di quanto e come sia cambiato il ciclismo rispetto a quello di Merckx, ma considerando pure che il belga era forza pura, strapotenza fisica, mentre Tadej abbina queste qualità ad una sagacia tattica incredibile, data la giovane età.

Il Tour sta entrando nel vivo e ne vedremo delle belle, certo battere un Pogacar così sarà dura, specie se anche i compagni sapranno dargli una mano; Jumbo ed Ineos sono pronte a dare battaglia, ma il nuovo cannibale ha denti affilati ed è pronto a dimostrare di essere il più forte.

Il Direttore responsabile Maurizio Vigliani – Foto Lapresse

Il Direttore Responsabile Maurizio Vigliani

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