Paul Blay un grande pianista dallo spirito Free-Jazz, artista che è andato oltre alle sue idee musicali con un pensiero aperto ad ogni ideologia e ad ogni senso della realtà più assoluta, quella realtà che ti catapulta già avanti, nel nuovo Millennio. Oggi la Musica Jazz la considero World Music, nel senso che ha preso la strada di una musica globale. Se pensiamo alla Musica Jazz come genere musicale che nasce in un determinato periodo, metà Ottocento e il primo decennio del Novecento e che venne chiamato solo nel 1915 con il nome Jazz, ma chi sa perché questo nome o questa affermazione! Sembra che questa affermazione fu data da un giornalista sportivo, nel suo articolo, per esprimere il grande esploà di un noto giocatore di baseball, con questo intendendo che era stato straordinario, pieno di vitalità e di grinta. Ma ritornando a Paul Bley, è stato un pianista di musica ma anche di Musica Jazz noto per i suoi contributi al movimento Free-Jazz degli anni Sessanta, nonché per le sue innovazioni e influenze sull’esecuzione in trio e le sue prime esibizioni dal vivo sul moog e sintetizzatori ARP.

La sua musica è stata descritta da Ben Ratliff del New York Times come “profondamente originale ed esteticamente agressiva“. La prolifica produzione di Bley comprende registrazioni influenti dagli anni Cinquanta fino allre registrazioni per pianoforte solo negli anni del primo decennio del Millennio. Bley nasce a Montreal, Quebec il 10 novembre del 1932. I suoi genitori adottivi erano Betty Marcovitch, emigrata dallo Stato della Romania e Joseph Bley, proprietario di una fabbrica di ricamo, che lo chiamò Hyman Bley. Tuttavia nel 1993 un parente del ramo newyorkese della famiglia Bley entrò nella Sweet Basil Jazz Club di New York City e informò Bley che suo padre era in realtà il suo genitore biologico. All’età di cinque anni Paul Bley iniziò a studiare il violino, ma all’età di sette anni, dopo che sua madre divorziò dal padre, decise di passare al pianoforte. A undici anni aveva conseguito il diploma Junior al Conservatorio McGill di Montreal in Canada. All’età di tredici anni Paul Bley formò una sua prima band che suonava nelle località estive di una cittadina chiamata Ste. Agata, nel Quèbec. Da adolescente cambiò il suo nome in “Paul”, pensando che le ragazze lo avrebbero trovato più attraente. In questo periodo da adolescente, suonò con varie band americane in tournée, tra cui la Tramp Band di Al Cowan. Nel 1949, quando Bley stava iniziando il suo ultimo anno di liceo, il pianista canadese Oscar Peterson chiese Bley di adempiere al suo contratto all’Alberta Lounge di Montreal. L’anno successivo il pianista Bley lasciò Montreal per raggiungere New York City in America e la Julliard School, un conservatorio privato di arti dello spettacolo.

Blay poi ha vissuto negli Stati Uniti per tutta la sua vita, ma non ha mai rinunciato alla cittadinanza canadese. Nel 1951 durante la pausa estiva della Julliard, Bley tornò a Montreal dove aiutò a organizzare il Montral Jazz Festival Warkshop. Nel 1953 il pianista invitò l’alto sassofonista e compositore il grande Charlie Parker, dove suonò e registrò con lui, artista straordinario ed eccentrico che era, realizzando l’opera discografica “Charlie Parker Montreal 1953”. Quando Bley tornò a New York City, la Grande Mela assunse un’altro grande sassofonista, Jackie McLean, Al Levitt e Doug Watkins per suonare un lungo concerto al Copa City di Long Island. Dagli anni inizi degli anni Cinquanta fino agli anni Sessanta Bley realizzò una serie di trii con i musicisti Al Levitt e Peter Ind; le registrazioni di questo trio nel 1954 furono incluse nell’opera discografica della label Mercury Records – U iversal Musica Group Amwrica, “Paul Bley”. Fu in tournée con il suo trio per un concerto organizzato dalla Show Agency, con il grande sassofonista Lester Young “Lester Young and the Paul Bley”.

Egli in questo periodo degli anni Cinquanta ebbe occasione di fare vari tour anche con il contrabbassista Charles Mingus, in occasione progettò l’opera discografica “Introducing Paul Bley” per la sua etichetta “Debut Records“, con Charles Mingus al contrabbasso e Art Blakey alla batteria. Il trio di Bley con Hal Gaylor e Lennie McBrowne fece una tournée negli Stati Uniti, compreso il locale. Il Club Juarez, locale che si trova nello Stato del Messico. Il tour culminò con un invito a suonare nello stesso anno del 1956 per un concerto a capodanno a casa di Lucille Ball e Desi Arnaz a Palm Spring. In questo periodo Bley incontrò Karen Borg mentre lavorava nel celebre locale di New York City, il Birdland a Los Angeles, e che cambiò il nome il Carla Bley.

Compositrice jazz americana, pianista, organista e bandleader. Fu una figura molto importante nel movimento Free-Jazz degli anni Sessanta, era inoltre meglio conosciuta per la sua opera discografica “Escalat Over the Hill“, è per aver pubblicato un libro di composizioni che sono state eseguite da molti altri artisti, tra cui Gary Burton, Jimmy Giuffrè, George Russell, Art Farmer, Robert Wyatt, John Scofield ed il suo ex marito il pianista Paul Bley. La Carla Bley e stata una pioniera nello sviluppo di etichette discografiche indipendenti di proprietà di artisti e ha registrato oltre due dozzine di long playing tra il 1966 e il 2019, per la label Watts Records, distribuita dalla Casa Discografica bavarese ECM, di Manfred Eicher. Ritornando a Paul Bley il pianista ebbe occasione di suonare nel quintetto del trombettista Chet Baker, nel locale il Jazz City di Hollywood, in California, questo poi fu seguito da un tour con la cantante Dakota Stanton, cantante americana che ha trovato consensi a livello internazionalecon la hit al numero quattro nel 1957 “The Late Show”. Per in periodo è stata conosciuta con il nome musulmano di Aliyah Rabia a causa della sua conversione all’Islam.

Il Down Beat Magazine musicale americano dedicato alla Musica Jazz, alla Musica Blues e ad altre forme musicale, intervistò proprio il pianista Paul Bley, con il titolo preveggente “Paul Bley. Il jazz è qudi pronto per un’altra rivoluzione”, l’articolo fu pubblicato il 13 luglio del 1955. Un anno dopo il trio del pianicanadese con Hal Gaylor e Lennie McBrowne fece una tournée negli Stati Uniti, compreso un celebre club a Juarez.

In Messico. Negli anni Sessanta Paul Bley proseguì la sua vita artistica con tanti progetti, egli faceva parte di un trio con Jimmy Giuffrè al sassofono e Steve Swallow al contrabbasso. Il suo repertorio comprendeva composizioni di Giuffrè, di Bley e della sua ex moglie, la compositrice pianista Carla Bley. La musica del gruppo presentava innovazioni nella Musica Jazz da camera e nel Free-Jazz. Inoltre il tour europeo del 1961 di “The Giuffrè 3“, scioccò il pubblico che si aspettava del Bebop, tuttavia le numerose registrazioni pubblicate da questo tour si sono rivelate dei classici Free-Jazz. Nello stesso periodo , poi Bley era in tournée e registrava con il grande sassofonista tenore Sonny Rollins, culminato con l’opera discografica della RCA Victor Records, sussidiaria della Radio Corporations of America. “Sonny Meets Hawk!”

A metà degli anni Sessanta per Bley fu determinante la formazione del Jazz Composers Guild, un’orchestra americana, che suonava Musica Jazz, gruppo fondato dalla pianista e compositrice Carla Bley e Michael Mantler nel 1965, per eseguire un jazz orchestraled’avanguardia. Le sue origini risalgono alla Jazz Composers Guild, un’organizzazione fondata da Bill Dixon, compositore ed educatore americano. Dixon è stato una delle figure fondamentali del Free-Jazz e della musica contemporanea della fine del XX secolo. Era anche un’attivista di spicco per i diritti civili degli artisti e per la tradizione afro-americana. Suonava la tromba, e il ficorno soprano ed il pianoforte, spesso utilizzando ritardi elettronici e riverbero. Questa organizzazione nacque, con il nome Gilda, essa organizzò concerti settimanali e creò un forum per la Rivoluzione d’Ottobre nel 1964.

L’opera discografica influente, “Tunning Point“, pubblicata da “Improvising Artist” nel 1975, fu registrata per la prima volta nel 1964 quando Bley portò John Gilmore, Gary Peacock e Paul Motian all’Università di Washington. Alla fine degli anni Sessanta, Paul Bley fu anche pioniere nell’uso di sintettizzatori ARP e Moog, egli portò per la prima volta ad un’esibizione dal vivo con unsintettizzatore in una sala auditorium, la Philarmonic Hall di New York City il 26 dicembre del 1969. Questa esibizione di questa formazione il, “Bley-Peacock Synthetizer Show”, un gruppo che nell’organico aveva una canta te, la compositrice e pianista Annette Peacock ex moglie di Gary Peacock il contrabbassista del Trio standards, drl pianista Keith Jarrett, la pianista cantante, che aveva scritto gran parte del suo repertoriopersonalexdal 1964, in questa occasione fu seguita dalla sua esecuzione nelle registrazioni “Dual Unity“, attribuito a “Annette Peacock e Paul Bley” e “Improvise“.

Quest’ultima era una versione francese di due brani di improvvisazione estesa con Bley ai sintetizzatori, la voce e le tastiere di Annette Peacock e le percussioni del batterista Free-Jazz olandese Han Bennink, che era opposto anche nella parte dell’opera discografica “Dual Unity”. Paul Bley continua la sua vita artistica anche nel decennio degli anni Settanta. Nel 1972 Manfred Eicher proprietario e direttore artistico della label tedesca ECM Records, pubblicò la prima opera discografica per pianoforte solo del pianista canadese, “Open, to Love”. Il musicista ebbe poi occasione di avere labpasdibilita di fare dei progetti con la Casa discografica bavarese e in questa occasione pubblicò anche un un lavoro in trio, “Paul Bley & Scorpio” per la label Milestone Records. Nel 1972, in cui suonavano due pianoforti elettrici ed un sintetizzatore ARP. Nel 1974, poi Blay e la sua videoarte Carol Goss la sua seconda moglie, fondarono la società di produzione “Improvising Artist”, nata come IAT Records & Video. L’etichetta ha pubblicato registrazioni acustiche di molti degli improvvisatori più creativi del ventesimo secolo, nonché un’opera di debutto del quartetto The Pat Metheny Group, dal titolo “Jaco”, con il bassista Pastorius, Paul Bley al piano elettricoe Bruce Ditmas alla batteria. I dischi e i video dalla IAI includono performance di molti artisti americani , da Jimmy Giuffre, Lee Konitz, Dave Holland, Marion Brown, Gunter Hampel, Lester Bowie, Steve Lacy, Ron Blake, Perry Robindon, Nanà Vasconcelos, Badal Roy, John Gilmore e Gary Peacock, due opere di pianoforte solo del musicista Sun Ra. InoltreBlay e Carol Goss sono accreditati in una cover story do Billboard con il primo “video musicale” commerciale. Goss ha prodotto registrazioni video dal vivo con artisti della IAI Records, proiettando le immagini da dei sintetizzatori video analogici durante le esibizioni, con una tecnologia avanzata. Inoltre la sua videoarte è spesso accompagnata dalla musica per pianoforte solo di Paul Bley e delle registrazioni della sua formazione, alcune delle quali non sono ancora state pubblicate su registrazioni audio. Nel primo decenniodel 1980 Bley è apparso nel film documetario del regista Ron Mann prodotto nel 1981 “Imagine the Sound”, in cui si esibisce e discutere l’evoluzione del Free-Jazz e della sua musica. Il pianista canadese iniziò a registrare per varie etichette già all’inizio deglibanni Ottanta , tra cui l’opera discografica per pianoforte solo “Tears”, per la label Owl Records, “Tango Palace”, per la Soulnote Records, “Paul Bley Solo” per la label, Justine Time Records, e due opere Blues for Red” e “Solo Piano incise per la Red Records e per la label Steeplechese Records, un’altra opera di “Solo Piano”; registrazioni in duo e con gruppi di vari elementi “Diane” opera discografica, con Chet Baker, sempre per la, Steeplechese Records, “The Montreal Tapes”, con Charlie Haeden e Paul Motian, per la Verve Records, “Fragments”, von John Surman, Bill Frisell e Paul Motion, per la ECM Records, tre nuove registrazioni con Jimmy Giuffre e Steve Swallow, per la Owl Records e numerose altre opere discografiche.

Bley ha continuato nel decennio successivo quello del 1990 a fare tournée in Europa, in Giappone. Sud America e negli Stati Uniti, registrando in modo prolifico come solista e con una vasta gamma di ensamble. Il pianista canadese ebbe la possibilità di partecipare anche ad uno dei festival jazz a livello mondiale, il Montreal International Jazz Festival, in questa occasione Bley ha profotto una serie di concerti dal titolo “Paul Bley Homage” in quattro serate. In alcuni anni l’artista ha pubblicato varie opere discografiche. In particolare Bley ha rivisitatoil sintetizzatore in un’opera per Podcards dal titolo “Synthesis”. Durante questo periodo Bley divenne anche membro part-time della facoltà del conservatorio di musica del New England, in questo conservatorio insegnarono anche altri grandi artisti, da: Satoko Fuji e Yitzhak Yedid. Il musicista canadese inoltre si recava a Boston per un giorno al mese, apparentemente per mangiare un’aragosta, incontrano spesso gli studentinei bar poiché riteveva che sapessero già suonare, ma avessero bisogno di una guida nella vita. La rete televisiva americana Bravo e la rete franco-tedesca Arte hanno coproduzione una biografia di un’ora su questo grande artista, Paul Bley nel 1998. Una sua autobiografia e stata pubblicata nel 1999 con il titolo: “Stopping Time: Paul Bley and the Trasformation of Jazz”. Nel nuovo Millennio gli archivi nazionali del Canada hanno acquisito gli archivi di questo importante artista. Ed è stato poi pubblicato un libro basato sulle interviste dell’artista canadese e del musicologo Norman Meehan, dal titolo “Time Will Tell”. L’esperienza a portato a una discussione approfondita sul processo di improvvisazione. Poi il musicista canadese ha avuto l’onore di essere nominato Membro dell’ordine drl Canada. Un’altra operazione libraria fu pubblicata nel 2009, “Paul Bley: The Logic of Change” di Greg Burk e tradotto in Italia a cura di Arrigo Cappelletti. Oltre alle tournée da solista in Europa e negli Stati Uniti, Bley ha pubblicato diverse registrazioni di pianoforte solo tra cui, “Basic”, “Nothing to Declare” e “About Time”, per la label Justin Time Records e le opere discografiche “Dolo in Mondee” e “Play Blue – Oslo Concert”, pubblicate dalla ECM Records bavarese. Le ultime esibizioni pubbliche di Paul Bley sono state nel 2010 in un concerto di piano solo al La Villette Jazz Festival di Parigi, seguito da un concerto in duo con il contrabbassista Charlie Haden, al Blu Note di New York City durante una serata di luna piena.

Paul Bley è morto per cause naturali il 3 gennaio del 2016, nella sua casa di Stiart, in Florida, all’età di ottantatre anni.

A cura di Alessandro Poletti – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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