Sempre più intrigante il mio rapporto con i tre sport che ancora oggi mi attraggono maggiormente. Negli anni trascorsi in servizio di Pubblica Sicurezza (1968-2010) ho svolto – tra gli altri – vari servizi di ordine pubblico negli stadi. Ore e ore passate sui campi di calcio a osservare, prevenire e/o intervenire, sempre dall’altra parte della barricata. Oggi, avendo maturato una notevole esperienza, frequento ancora lo stadio nella nuova veste di giornalista, vice direttore di una testata sportiva.

Ovviamente, come ogni italiano, ho anch’io la mia squadra del cuore, il Bologna. Negli anni novanta, merito di mio figlio Marco, prima giocatore ad alti livelli, ora coach della Cesena Basket 2005, mi sono avvicinato in punta di piedi a questo magnifico sport, svolgendo tuttora anche incarichi nelle società dove “Vanda” ha giocato e/o allenato.

Continuando con gli sport che più seguo, e che ho praticato, non posso non soffermarmi sul tennis. Nel 2014, mentre facevo zapping, vidi un “siparietto” durante il “Roland Garros” tra il numero uno al mondo e un giovanissimo raccattapalle. L’episodio mi ha talmente solleticato che ho iniziato a seguire il tennis e in particolare il tennista serbo. Saltiamo i preamboli e veniamo ai giorni nostri, dove una sfida ti può emozionare come non mai. Cincinnati (New York): Carlos Alcaraz, Spagna (20 anni) contro Novak Djokovic, Serbia (36 anni); la finale tra i due numeri uno al mondo. Esperienza pura contro il nuovo che avanza. Tre set interminabili: 7-5 6-7 6-7. Il secondo e il terzo set vinti al tiebreak 7-9 4-7 da uno straordinario Djokovic, in tre ore e quarantanove minuti. La più lunga finale pomeridiana mai giocata su un campo in cemento, con il termometro che segnava trentotto gradi. Breve pausa di gioco, con l’intervento di medico e fisioterapista a inizio secondo set, causa un malore dovuto al caldo che ha colpito Nole.

Come un gladiatore, il serbo si è rialzato nell’afa insopportabile di Cincinnati, sfruttando al meglio tutte le sue capacità di gioco, mentali e principalmente di tenuta fisica. Al termine, mentre Carlitos ancora a caldo rimuginava su quanto gli era accaduto, Dioker si è gettato a terra stremato, poi con un’esultanza tanto plateale quanto meritata, si è strappato la maglietta con il coccodrillo.

Dopo la sudata vittoria Djokovic ci ha tenuto a dichiarare che è stata una delle partite per lui più complicate, e che gli hanno ricordato quelle contro il primo Nadal. A un mese da Wimbledon, dove si è dovuto inchinare al rivale, a Cincinnati si è vendicato, vincendo la partita dell’anno, 95esimo titolo della sua straordinaria e interminabile carriera.

Il vice Direttore Ugo Vandelli – Foto Marco Bertorello Getty Image

Il Vice Direttore Ugo Vandelli

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