ROBERTO SPERANZA, MINISTRO DELLA SALUTE,

Torna l’incubo delle porte chiuse o addirittura la possibilità che i campionati siano fermati a causa della curva dei contagi. Il timore è diventato concreto dopo una lunga e “infuocata” telefonata del presidente del Consiglio Mario Draghi al presidente della Figc, Gabriele Gravina. Il premier ha rilevato che non è più possibile proseguire con gli assembramenti di tifosi senza mascherina negli stadi.

Nel frattempo all’interno del governo preme l’ala rigorista, guidata dal ministro della Salute Roberto Speranza, che favorisce la sospensione di tutte le gare. Dopo vari incontri l’Assemblea della Lega, convocata d’urgenza, ha approvato all’unanimità una delibera che ha previsto di ridurre la capienza degli stadi a 5.000 spettatori (ospiti esclusi) con obbligo di mascherina FFP2. Inoltre, settori ospiti chiusi per evitare trasferimenti di tifosi da una città all’altra. Dopo il 6 febbraio, si dovrebbe ritornare – il condizionale è d’obbligo – alla capienza prevista del 50%.

Questa la decisione approvata dal Governo, nel pieno della quarta ondata della pandemia di Covid-19, caratterizzata dalla cosiddetta variante Omicron. Nonostante le disposizioni previste, alla ripresa del campionato di Serie A, dopo la pausa natalizia, la precedente direttiva non è stata del tutto rispettata negli stadi in cui si è giocato, anzi, le immagini in tv, hanno fatto vedere il contrario. La situazione apparve piuttosto grottesca, se non tragica. Senza distanziamento erano pochissimi gli spettatori, soprattutto nelle curve, che indossavano i dispositivi di protezione come imponevano le norme di riferimento. 

Stupisce maggiormente che non ci siano stati controlli da parte delle persone deputate a svolgere tale ruolo. Come conseguenza era facile immaginare che il numero dei contagi sarebbe inevitabilmente aumentato. A questo punto, come ripetuto dal presidente del Consiglio, lo stadio non può considerarsi zona franca rispetto al distanziamento e all’utilizzo delle mascherine. Pertanto o sono rispettate le regole per il tempo necessario a superare questo nuovo picco di pandemia, oppure il campionato torna a essere uno spettacolo esclusivamente televisivo con l’assenza di un pubblico che a oggi non sta dimostrando serietà e rispetto della salute per se è per gli altri.

Occorre ricordare che due anni fa il calcio fu costretto a fermarsi senza sapere se è quando sarebbe ripartito; mentre oggi è ragionevole sperare che lo stop sia di breve o media durata. È sottinteso che il gioco del pallone è uno dei piaceri più apprezzati del nostro tempo libero, ma non della nostra vita. Uno stadio vuoto è triste, ma un ospedale pieno, sicuramente, lo è ancora di più. 

Il vice Direttore Ugo Vandelli – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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