Continuiamo questa dolorosa sequenza di episodi che hanno lasciato troppe vittime sul proprio percorso. In Italia il conto drammatico riprende il 9 ottobre 1988, stadio Del Duca di Ascoli. I padroni di casa ospitano l’Inter nella prima giornata di campionato.

Nazzareno Filippini, 32enne tifoso ascolano, resta gravemente ferito in una rissa tra opposte fazioni. Morirà dopo otto giorni di agonia in ospedale ad Ancona. Sei giorni dopo si sarebbe dovuto sposare. Vengono fermati cinque ultrà nerazzurri che saranno tutti prosciolti. Passano solo pochi mesi e il 4 giugno 1989 si gioca Milan-Roma.

Prima della partita una ventina di ultrà rossoneri tenta di aggredire quattro tifosi giallorossi, tra cui Antonio De Falchi, 18 anni. Il giovane muore mentre fugge, stroncato da un arresto cardiaco. Fermati tre milanisti, solo uno viene arrestato e condannato a sette anni.

Due settimane più tardi, il 18 giugno, l’ennesima tragedia. Ivan Dall’Olio, appena 14 anni, viaggia sul treno che trasporta i tifosi del Bologna a Firenze, ma gli ultrà viola tendono un agguato al convoglio. La molotov che esplode in un vagone provoca il ferimento di due persone, tra cui il ragazzo, che non muore, ma resta sfigurato al volto. Il 10 gennaio 1993 a perdere la vita è Celestino Colombi, 42 anni, tifoso dell’Atalanta.

L’uomo viene colto da un infarto, dopo essere rimasto coinvolto per caso nelle cariche delle forze dell’ordine. Ancora più sconvolgente quello che accade il 30 gennaio 1994. La vittima è Salvatore Moschella, 22 anni. In treno alcuni tifosi del Messina, di ritorno dalla trasferta di Ragusa, aggrediscono il ragazzo, che per fuggire si lancia dal finestrino del convoglio e finisce sotto il vagone, in prossimità della stazione di Acireale.

Arrestate cinque persone, tra cui due minorenni. Allo stadio Marassi di Genova, invece, Vincenzo Spagnolo 25 anni, viene accoltellato a morte il 29 gennaio 1995 prima di Genoa-Milan. A vibrare il colpo un 18enne sostenitore rossonero, Simone Barbaglia, condannato a 14 anni e 6 mesi. Sarebbe dovuto uscire nel 2010, ma lascia Le vallette di Torino alla vigilia del Natale 2006, grazie all’indulto.

In occasione della morte di Spagnolo, viene imposto l’alt generale allo sport italiano, il governo assicura un deciso giro di vite contro la violenza nel calcio e a Genova si radunano tutti i capi ultrà nel segno del motto: “basta lame, basta infami…”. E’ un arresto cardiaco, invece, a stroncare la vita di Fabio Di Maio, 32 anni, il primo febbraio 1998.

Tifoso del Treviso, perde la vita dopo la partita con il Cagliari, mentre la polizia interviene per sedare una rissa tra le due tifoserie. A Di Maio viene intitolata la curva degli ultrà trevigiani.

Il vice Direttore Ugo Vandelli – Foto Ansa

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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