Sono dati poco incoraggianti quelli diffusi oggi dall’Eurostat: l’Italia risulta penultima in Europa per la percentuale di laureati nella fascia di età fra i 30 e i 34 anni.

Per fornire alcuni dati che possano chiarire la portata del fenomeno, diciamo subito che la media Ue del 2016 di laureati era pari al 39,1%, in netta crescita rispetto al 23,6% del 2002 quando si è iniziato a calcolare il dato; tuttavia, la quota di laureati in Italia è appena del 26,2%, superiore solo a quella registrata in Romania (25,6%).

Prima di farsi prendere dallo sconforto, è comunque doveroso ricordare che in 14 anni, il nostro Paese ha fatto dei passi avanti (anche se non proprio dei passi da gigante): il livello è raddoppiato rispetto al 2002, quando i laureati fra i 30 e i 34 anni ammontavano al 13,1%. Ad ogni modo, quello che si propone la strategia Europa 2020, è che tutti i Paesi arrivino, entro quella data, ad avere il 40% di laureati.

In cima alla classifica troviamo i Paesi virtuosi, come la Lituania, con il 58,7% di laureati, poi il Lussemburgo (54,6%) e Cipro (53,4%). Esattamente come capita in tutti gli altri Paesi europei, anche in Italia sono le donne a laurearsi in proporzione maggiore rispetto agli uomini, con una quota del 32,5% contro il 19,9%.

Parlando invece di diplomi, nella nostra Penisola i 18-24enni che non hanno raggiunto un diploma secondario sono il 14%: non malissimo, ma ancora lontani dall’obiettivo europeo del 10%.

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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