Mentre la vicenda dell’insegnante impallinata dagli studenti durante l’ora di lezione continua a far discutere, i due protagonisti dell’Istituto Superiore di Rovigo, autori dell’aggressione alla loro docente, sono stati promossi anche dopo l’intervento del ministro dell’Istruzione. Superato l’esame, inizialmente con nove in condotta, il ragazzo che ha premuto il grilletto della pistola ad aria compressa, colpendo l’insegnante alla testa e al volto, è stato abbassato a sette. Il voto in condotta del suo complice – chi ha ripreso la scena e diffuso il video sul social network, rendendolo virale – è passato da otto a sei.

Oggi la professoressa non si ritiene comunque soddisfatta perché derisa, umiliata e, cosa ancor più grave, intaccata nella sua professionalità. Di contro i genitori del ragazzo che ha sparato hanno minacciato di querelarla per diffamazione e danni morali. Messa alle strette la scuola ha dovuto lanciare un discutibile segnale, abbassando i voti della condotta, anche se il risultato nel suo insieme non è cambiato. Tra l’altro, pare che l’uso delle armi – proprie e improprie – tra i minorenni continua a tenere banco. Infatti, le indagini del Centro operativo per la sicurezza cibernetica della Polizia postale di Milano hanno portato a otto denunce nei confronti di adolescenti che utilizzavano canali Telegram per condividere le loro esperienze su armi ed esplosivi.

In particolare gli indagati sperimentavano miscele esplosive con sostanza chimiche acquistate su Internet e ne documentavano gli effetti pubblicando foto e video tutorial. I ragazzi, tutti minorenni e residenti in diverse città come Avellino, Milano, Pisa, Sassari, Nuoro, Treviso e Lecce, condividevano la “passione” per le armi. Nelle chat dichiaravano anche di andare in giro con coltelli e a volte persino con pistole (a salve o da softair) incuranti di possibili controlli: “I miei genitori sono contrari alle armi allora me le fabbrico io oppure me le prendo da qualche parte… Ci ho sparato con una Glock vera… Te lo dico perché le modifico da quando avevo quattordici anni…”.

Le perquisizioni sono state eseguite dagli agenti della Postale, dalla Digos e delle Unità cinofile. La prevenzione e il contrasto di tutti i fenomeni criminali online vedono la Polizia di Stato impegnata in prima linea, anche grazie a mirate attività di monitoraggio della Rete. Resta tuttavia di fondamentale importanza che tutti gli utenti segnalino eventuali contenuti illeciti rinvenuti sui social alle forze di polizia, attraverso i siti internet dove si possono trovare linee guida e suggerimenti utili per contenere i rischi. In alternativa rivolgendosi direttamente ai Centri operativi per la sicurezza cibernetica presenti su tutto il territorio nazionale.

Il vice Direttore Ugo Vandelli – Foto Imagoeconomica

Il Vice Direttore Ugo Vandelli

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