GIUSEPPE DE RITA PRESIDENTE CENSIS

Una ruota quadrata ovviamente non può rispondere alle esigenze. Così il 54esimo Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese descrive il sistema-Italia. Anziché girare, è una ruota quadrata che avanza a fatica, suddividendo ogni giro in momenti distinti, con uno sforzo impietoso per ogni movimento compiuto.

L’epidemia ha squarciato il velo sulle nostre annose vulnerabilità e i nostri difetti strutturali, pronte a ripresentarsi – più gravi di prima – il giorno dopo la fine di ogni emergenza. «Il nostro modello individualista è stato il migliore alleato del virus», scrive il Censis, in quest’anno “della paura nera”.

È questa l’etichetta che sceglie, dettata dal 73,4% degli italiani che indica nella paura dell’ignoto e nell’ansia conseguente il sentimento prevalente del momento. Un’Italia spaventata, dolente, indecisa tra risentimento e speranza, che ha visto una relazionalità amputata e un crollo verticale del “Pil della Socialità”.

Lo Stato è il salvagente cui aggrapparsi nel massimo pericolo, tanto che il 57,8% degli italiani è disposto a rinunciare alle libertà personali in nome della tutela della salute collettiva, lasciando al Governo le decisioni su quando e come uscire da casa, su cosa è autorizzato e cosa non lo è, sulle persone che si possono incontrare, sulle limitazioni alla mobilità personale. Il 38,5% è pronto a rinunciare ai propri diritti civili per un maggiore benessere economico, accettando limiti al diritto di sciopero, alla libertà di opinione e di iscriversi a sindacati e associazioni.

Il 77,1% chiede pene severe per chi non indossa la mascherina di protezione delle vie respiratorie, non rispettano il distanziamento sociale o i divieti di assembramento. Il 76,9% è convinto che chi abbia sbagliato nell’emergenza, che siano politici, dirigenti della sanità o altri, deve pagare per gli errori commessi. Il 56,6% chiede il carcere per i contagiati che non rispettano rigorosamente le regole della quarantena. Il 31,2% non vuole che siano curati (o vuole che siano curati solo dopo, in coda agli altri) coloro che, a causa dei loro comportamenti irresponsabili, si sono ammalati.

E per il 49,3% dei giovani è giusto che gli anziani siano assistiti solo dopo di loro. Insieme al debito pubblico, le scorie dell’epidemia saranno quindi molte. Persino la pena di morte torna nella sfera del praticabile: a sorpresa, quasi la metà degli italiani (il 43,7%) è oggi favorevole alla sua introduzione nel nostro ordinamento, con il dato che sale al 44,7% tra i giovani. Una fotografia in chiaroscuro. Per questi motivi aspettiamoci il peggio, ma continuiamo a sperare nel meglio… 

Il Vice Direttore Ugo Vandelli – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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