Con la sua illustre carriera che include periodi distintivi con Miles Davis, Art Blakey e The Jazz Messegers, Donald Byrd, Freddie Hubbard, Woody Show e la The Duke Ellington Orchestra, Kenny Garrett è facilmente riconosciuto come uno dei maestri viventi più brillanti e influenti del jazz. E con i meravigliosi Sound From The Ancestors, il vincitore del Grammy Awards Garrett non mostra segni di riposare sugli allori.

L’ultima uscita di Kenny Garrett con l’opera discografica Sounds From The Ancestors, è un album dalle molteplici sfaccettature. La musica, tuttavia, non si colloca all’interno degli stretti confini del linguaggio jazz, il che non sorprende considerando che il sassofonista contralto e compositore riconosce artisti del calibro di Aretha Franklin e Marvin Gaye come pietre di paragone significative. Similmente al modo in cui il long playing seminale di Miles Davis, On The Corner, sovvertì le sue principali luci guida – James Brown, Jimi Hendrix e Sly Stone – per poi creare il proprio universo unico, poliritmico, carico di groove e di improvvisazioni “Sounds From The Ancestors” occupa il proprio spazio con chiarezza intellettuale, ingegnosità sonora e peso emotivo.

“Il concetto inizialmente era quello di cercare di ottenere alcuni dei suoni musicali che ricordavo da bambino – suoni che sollevano il tuo spirito da perdono come John Coltrane,  “A Love Supreme”; Aretha Franklin, “Amazing Grace”; Marvin Gaye,  “What’s Going On Here?”; e il lato “spirituale della chiesa”, spiega Garrett. “Quando ho iniziato a pensare a loro, ho capito che era lo spirito dei miei antenati”, “In effetti, Sounds From The Ancestors riflette la ricca storia del Jazz, del Rhythm’s and Blues e del Gospel della sua città natale Detroit. Ancora più importante, però, è quando riserverà anche una moderna vivacità cosmopolita, in particolare l’inclusione di musica proveniente da Francia, Cuba, Nigeria e Guadalupa “It’s Time to Come Home”, un’originale jazz moderno afro-cubano disinvolto ma evocativo, dà il via all’opera discografica.

I passaggi melodici di Garrett, contrassegnati da svolte capricciose e accenti beccati, segnalano un “invito all’azione” per i bambini di tutto il mondo a tornare a casa dopo aver giocato fuori tutto il giorno. Questa incarnazione, riflettono le sue esperienze suonando con l’incontro del pianista e compositore cubano Chucho Valdès. Garrett rende poi omaggio al defunto, grande trombettista e compositore Roy Hargrove con la dinamica “Hargrove”, un originale brano tonificante che evoca la maestria dell’omonimo nel conciliare l’intricata verve armonica e interattiva dell’Hard-Bop con gli ipnotici groove di Rhythm’s and Blues e Hip-Hop della fine del XX secolo, – rimbalzo del luppolo. La canzone fa riferimento anche ad A Love Supreme di John Coltrane, che accentua sia natura terrena e spirituale della musica di Hargrove, che il virtuosismo del sassofono di Garrett. Tracce della chiesa nera americana emergono anche in “When the Days Were Different“, un caldo originale mid-tempo.

“L’idea era di riportarlo in chiesa”, spiega Garrett. “Mi ricorda di essere a una riunione con la famiglia e gli amici, di divertirmi mangiando, bevendo e trascorrendo del tempo la qualità insieme. Nella ritmicamente intrepida “For Art’s Sake“, Garrett rende omaggio a due batteristi leggendari: Art Blakey e Tony Allen. Bruner crea un ritmo balbettante che allude al jazz moderno che all’afrobeat nigeriano, mentre Bird aggiunge fuoco poliritmico con i suoi motivi circolari di conga. Batteria percussioni vengono nuovamente evidenziate vividamente nella rapida “What Was That?” e “Soldats des Champs”. Il primo trova Garrett nella forma per antonomasia mentre naviga attraverso un boschetto di torrenziali poliritmi e un letto armonico sobbalzante con la determinazione d’acciaio e la destrezza associate a Coltrane e a Jeckie McLean. Quest’ultimo è un magnifico capolavoro in due parti che integra ritmi marziani, ritmi della Guadalupa e un’inquietante motivo ciclico su cui Garrett realizza improvvisazioni piroettanti che abbagliano con la loro grazia iniziale agile e lamenti crescenti e urgenti.

Garrett spiega che “Soldiers of the Field / Soldats des Champs” è un’omaggio alla legione di musicisti jazz che hanno combattuto per mantenere viva la musica. “Sono i primi ad essere colpiti e colpiti sulla linea di fuoco nei campi della giustizia. ‘Soldats des Champs‘ è anche un omaggio ai soldati haitiani che combattono contro i francesi durante la rivoluzione hatiana”. L’amore del leader per il jazz afro-cubano ritorna nella drammatica title track, che inizia con Garrett che suona il una melodia lenta e malinconica al pianoforte prima dove la musica lascia il posto a un’esecuzione commovente, piena di grida vocali appassionate di Trible e commoventi testi yorubani, da Pedrito rendendo omaggio a Orunmila, la divinità della saggezza.

“Si tratta di ricordare lo spirito dei suoi antenati: i suoni delle loro funzioni religiose, le preghiere che recitavano, le canzoni che cantavano nei campi, i tamburi africani che suonavano e i canti yorubani”. L’album chiude aprendosi con “It’s Time to Come Home“, questa volta al sassofono come strumento ritmico per conversare con il percussionista senza l’accompagnamento vocale. Il compositore sassofonista contralto Kenny Garrett è emerso nella attività artistica come una voce distintiva sulla scena nazionale americana e internazionale nel 1978 con un’indiscussa attitudine per il fraseggio melodico emotivo che lo ha portato a collaborazioni con i grandi musicisti americani e internazionali; suo padre era carpentiere con l’hobby per il sax tenore, questa passione la trasmise al figlio Kenny Garrett.
Dopo anni di studio la carriera del giovane Garrett iniziò con il suo decollo proprio nell’Orchestra di Mecer Ellington, figlio del celebre Duke. Tre anni dopo si unisce all’Orchestra di Mel Lewis e successivamente al Quartetto di Dennis Richmond, in questa formazione il repertorio si basava sulle composizioni e le musiche del contrabbassista Charlie Mingus.

La sua notevole esperienza lo porta alla fine degli anni Settanta e i primi anni anni Ottanta al contatto musicale con il grande trombettista Miles Davis, il sassofonista completa la sua esperienza e la sua crescita che lo ha portato a registrare nel 1984 la sua prima opera discografica come leader da titolo, “Introducing Kenny Garrett“. Negli anni Novanta il sax alto collabora con il DJ – rapper americano Guru, ex membro del duo Hip-hop Gang Stare, in questo progetto discografico Jazzmatazz Vol. 2: The New Really riunisce numerosi artisti di fama internazionale provenienti da generi musicali diversi, dal Blues, al Rhythem’s and Blues, dal Jazz e dal Soul-Funky, questi ospiti sono: il cantante Janson Kay, il bassista Stuart Zender, della formazione del cantante Jamiro Quei, il trombettista Donald Byrd, il chitarrista e produttore Ronny Jordan, il pianista Ramsey Lewis, il trombettista Freddie Hubbard, il sassofonista Branford Marsalis e la cantante Meshell Ndegeocello.

Kenny Garrettdurante la sua carriera di musicista a collaborato con Miles Davis, Freddie Hubbard, Woody Show, McCoy Tyner, Pharooh Sanders, Brian Blade, Marcus Miller, Herbie Hancock, Bobby Hutcherrson, Ron Carter, Alvin Jones, Kenny Kirkland e Mulgrew Miller. Nel corso di una carriera stellare che copre un arco di tempo di più di trent’anni Kenny Garrett è divenuto uno dei principali alto sassofonista della sua generazione e senza dubbio il più imitato al mondo. Dal suo primo ingaggio professionale ha collaborato con la Duke Ellington Orchestra, condotta dal figlio Merser Ellington, collaborando poi con musicisti del calibro di Freddie Hubbard, Woody Show, Art Blakey  & The Jazz Messegers e Miles Davis.

Garrett ha sempre apportato, in ognuna delle situazioni musicali menzionate, il suono vigoroso, melodico e inconfondibile del suo sax alto. Nel 2008-2009 suona nel supergruppo del pianista Chick Corea e del chitarrista John McLaughlin, la formazione “Five Peace Band”, con il contrabbassista Christian McBride ed il batterista Vinnie Colaiuta e incide la sua prima opera discografica a suo nome “Kenny Garrett” che si aggiudica il prestigioso premio del Grammy Awards nel 2010. In questo momento siamo nel nuovo Millennio, il sassofonista americano continua ad avere la sua vita artistica con varie collaborazioni musicali, una delle quali con il pianista italo-americano Chick Corea che continua e l’anno successivo, siamo nel 2011 esce il progetto della formazione “Freedom Band” di cui fa parte il contrabbassista Christian McBride e il batterista Roy Haynes. Con oltre duecento collaborazioni Kenny Garrett come sideman si è esibito con una moltitudine di artisti internazionali e a prodotto più di venti opere discografiche come bandleader.

Garrett è sempre in continua crescita artistica sia come compositore sia come musicista. Con l’album “Seeds From The Underground nel 2012 il sax alto presenta un quartetto rigorosamente acustico e fortemente propulsivo con un potente ritorno allo Straight-Ahed, che mette in risalto le sue straordinarie doti musicali. In Germania si aggiudica l’ambito premio degli Echo Awards con il riconoscimento di “Best International Jazz Saxophonist Performer“. Con l’ultima opera discografica “Pudding the World Away“, pubblicata dalla label Mark Avenue Records nel 2013, riceve un’altro riconoscimento alla nomination ai Grammy Awards come “Best Jazz Instrumental Album”.

Negli ultimi tre anni per Kenny Garrett vi sono intense tournée europee che lo riportano nel nostro paese, l’Italia come ospite di importanti rassegne e festival di Musica Jazz dove ha ricevuto molti consensi positivi sia dal pubblico, sia da parte della Stampa specializzata. Il viaggio artistico-musicale, lo ha portato al Vicenza Jazz – New Conversation, al Blue Note di Milano, al Moncalieri Jazz, al Valdarno Jazz, al Giordano in Jazz di Foggia, al Festival di Villa Litta a Milano e al Lover Jazz di Milano.

Kenny Garrett prosegue la sua intensa attività artistica e gli appassionati di Musica Jazz lo seguono con affetto e passione.
Inoltre viene seguito anche dalla stampa specializzata.

A cura di Alessandro Poletti esperto di musica Jazz – Foto Repertorio

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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