Si è tenuta a Bologna, il 14 dicembre 2015, presso la Sala Consiliare del Quartiere Navile-Comune di Bologna, la Conferenza Stampa: “Eutanasia di un settore economico produttivo: A rischio chiusura gli ippodromi, anche quelli emiliano-romagnoli sostanzialmente redditizi, fonte di occupazione, indotto e socialità”.

Sono intervenuti:

– DANIELE ARA Presidente del Quartiere NAVILE-Comune di BOLOGNA
– GIAN CARLO MANTELLINI e UMBERTO CALZOLARI, VicePresidenti HippoGroup Cesenate-IPPODROMI DI BOLOGNA E CESENA
– ENRICO TUCI Presidente Imprenditori Ippici
– ANTONIO ROSSA Rappresentante SLC CGIL Bologna
– SABINA BRECCIA, Presidente Agit (Allenatori Guidatori Italiani Trotto) dell Emilia-Romagna
– MARCO RONDONI, Direttore Generale HippoGroup, Vicepresidente Federippodromi
– ILARIA VECCHI Presidente Anact Emilia e TOMASO GRASSI Presidente HippoGroup, impossibilitati a partecipare, hanno inviato il loro saluto e sostegno.

I relatori, dai diversi punti di vista, hanno illustrato ai numerosi giornalisti intervenuti le disastrose conseguenze sul territorio del taglio di risorse che il MiPAAF ha previsto di effettuare al settore ippico nella Legge di Stabilità 2016, pur in presenza di una dotazione ministeriale complessiva invariata.
Conseguenze che porteranno, se non ci sarà correzione, alla chiusura degli ippodromi ed alla fine di un settore con tutta la sua filiera produttiva. Questo nonostante si tratti di un settore che ha ancora forti potenzialità da esprimere, e possibilità di tornare produttivo, come è in altri Paesi nei quali è stato giustamente considerato una “eccellenza”, una risorsa da sviluppare.
I capitoli di spesa destinati all’ippica NON sono assistenziali, MA produttive, sostenendo una filiera intera che produce reddito sia direttamente che nell’indotto, e crea gettito per l’erario.
L’attenzione delle amministrazioni locali sedi di ippodromi conferma il comune interesse sociale a valorizzare e mantenere queste strutture in piena attività, trattandosi di presìdi importanti del territorio, riconoscendo loro una centralità per occupazione, economia, identità culturale.
Al contrario, a livello governativo c’è una totale mancanza di considerazione per il settore, una colpevole inerzia ed incomprensione della gestione di questa risorsa.
Tuci ha ricordato come l’ippica sia fatta di aziende agricole, grandi e piccole, con numerosi dipendenti, ed ha stigmatizzato come oggi l’ennesimo taglio non sia abbinato a nessun tipo di intervento strutturale, creando oltre all’insostenibile peso economico anche problemi di legalità. Urge un piano industriale. Negli altri Paesi l’ippica è un settore florido, solo in Italia viene vista come un “problema”.
Rossa ha sottolineato la fase di anarchia e mancanza di presa di responsabilità da parte dello Stato, in cui viene meno la capacità di governare una realtà, situazione che vede il Governo assente e lascia esposti i lavoratori a rischi immeritati, derivanti da situazioni che nessuna realtà produttiva può sostenere.
Sabina Breccia, rappresentante di coloro che le corse “le fanno” ha portato la testimonianza di tante aziende che hanno chiuso o dovranno chiudere a breve, per una riduzione che già ora è del 50% dei cavalli in allenamento. L’attività si fonda ormai soltanto sulla passione degli operatori, che quindi appoggiano tutte le categorie ippiche per chiedere con urgenza al Ministero di non diminuire i già scarsissimi fondi a disposizione e soprattutto una Riforma senza la quale la vita diventa impossibile.
Nel trarre le conclusioni finali, Marco Rondoni non ha potuto che confermare l’allarme per il rischio concreto di chiusura degli ippodromi a brevissimo. La totale mancanza di di attenzione risposte da parte del Governo e del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, azzera e umilia gli sforzi e gli investimenti di chi crede nell’ippica: HippoGroup Cesenate ha appena concluso a Cesena il rinnovo nella gestione dell’ippodromo del Savio e a Bologna ha appena rifatto le coperture delle scuderie e la pista, con un esborso di oltre un milione di euro. Nonostante in questi tre anni abbia dovuto gestire la riduzione del 50% dei contributi impianti, e ringrazia il Comune di Bologna e le organizzazioni sindacali che hanno supportato in questi enormi sforzi.
Invece dalle istituzioni non arriva nessuna risposta, anzi il Ministro Martina a Fieracavalli ha dichiarato che avrebbe “razionalizzato” la spesa per il settore, per il suo “rilancio”: ma non c’è traccia di alcuno progetto, solo tagli. Da parte di un Ministero che in questi tre anni ha assobito l’UNIRE-ASSI che aveva lo stesso peso economico del Ministero stesso e non si è dato nessuna struttura o organizzazione per gestirlo.
“Altri hanno condiviso una logica assistenziale, noi ci siamo opposti. Oggi non si è tolto un euro nella legge di stabilità, ma nel capitolo di spesa del dottor Castiglione si è deciso di togliere dai 20 ai 27 milioni per finanziare altri progetti dell’agroalimentare.
Gli ippodromi di Bologna e di Cesena probabilmente saranno penalizzati ancora di più, perchè al Ministero si stanno inventando nuovi criteri di classificazione degli impianti, tagliati su misura per soggetti che hanno appoggiato le scelte ministeriali. Diffideremo queste procedure.
Noi finora abbiamo tenuto duro, ma non saremo probabilmente in grado di accettare la proposta di convenzione che ci attendiamo verrà somministrata dal ministero, per la pesante perdita che oramai è individuata come permanente.
Ci rifiutiamo di cedere a questa logica di ricatto, imposta NON da una situazione di mercato, MA da scelte di governo.
Perciò, se non potremo firmare la convenzione, il 1 gennaio 2016 l’ippodromo di Bologna rimarrà chiuso.

A cura dell’Ufficio Stampa dell’Arcoveggio, Bologna

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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