Si è spento, a 96 anni, Licio Gelli; “Belfagor”, “Venerabile”, “Burattinaio”, sono solo alcuni dei tanti soprannomi con cui era conosciuto l’ex imprenditore, divenuto famoso per la vicenda legata alla loggia massonica P2.

Gelli è morto poco prima delle 23:00 di martedì a Villa Wanda, ad Arezzo, dove risiedeva da molti anni. Le condizioni di salute erano peggiorate al punto che la seconda moglie, Gabriela Vasile, lo aveva fatto ricoverare nella clinica di San Rossore, da dove era stato dimesso la scorsa settimana perché giudicato ormai in fin di vita.

Licio Gelli era nato a Pistoia il 21 aprile 1919 e a 18 anni era entrato come volontario nelle “camicie nere” di Franco in Spagna. Fu fascista, “repubblichino” e poi partigiano. Il 16 dicembre 1944 sposò Wanda Vannacci con la quale ebbe quattro figli. Lavorò nella fabbrica di materassi Permaflex e divennne direttore dello stabilimento di Frosinone.

Nel 1963 Gelli si iscrisse alla massoneria e tre anni dopo il Gran maestro Gamberini lo trasferì alla loggia “Propaganda 2”. Quando nel 1975 si decise lo scioglimento della P2, fu grazie a Gelli che essa risorse più forte e allargò i suoi tentacoli in ogni ramo del potere: Gelli da segretario diviene gran maestro.

Il 17 marzo 1981, i giudici milanesi Turone e Colombo, iniziarono ad indagare sul crack Sindona, arrivando così alle liste: il mondo politico italiano sprofondò. Negli elenchi c’erano quasi mille nomi tra cui parlamentari, ministri, finanzieri come Michele Sindona e Roberto Calvi, giornalisti, editori, militari, capi dei servizi segreti, questori, prefetti e magistrati. C’era anche il nome di Berlusconi.

La P2 risulta coinvolta direttamente o indirettamente in tutti i maggiori scandali degli ultimi trent’anni della storia italiana: tentato golpe Borghese, strategia della tensione, crack Sindona, caso Calvi, scalata ai grandi gruppi editoriali, caso Moro, mafia, tangentopoli.

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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