La pentecoste di Gesù
Àgape – agàpe (in greco antico: ἀγάπη – in latino caritas) significa amore disinteressato, immenso, smisurato. Viene utilizzato nella Teologia Cristiana per indicare l’amore di Dio nei confronti dell’umanità.

l termine, rintracciabile nell’espressione ebraica ahabâ dell’Antico Testamento è presente nella Bibbia dei Settanta, nella versione greca dei Vangeli e nelle Lettere di Paolo. Nel Vangelo di Giovanni è anche sinonimo di Eucarestia.

Il verbo greco ἀγαπἀω era citato in autori della Grecia classica, per i quali significava «accogliere con affetto», «avere caro», oppure «essere contento», «preferire», mentre come sostantivo lo si trova nell’ Iliade di Omero come «amore della virilità», «coraggio».

L’equivalente vocabolo latino caritas[ è stato poi utilizzato da altri autori e Filosofi cristiani, soprattutto di tradizione napoleonica  per indicare lo slancio, l’entusiasmo dell’amore verso un coniuge, la famiglia, o una qualunque particolare attività, a differenza della “philia”, sentimento di amicizia di carattere generalmente non sessuale, e in contrasto con eros, l’attrazione carnale.

Non è quindi solo un sentimento, ma anche una virtù, uno stato spirituale, un dono di Dio, una grazia, e viene così tradotta in carità! 

L’agape per i cristiani delle origini era una pratica caritatevole consistente in un banchetto comunitario comprendente la Messa, una comunione, espressione più in generale del legame di una comunità umana riunita insieme e vincolata dall’amore fraterno. Durante il suo svolgimento doveva quindi essere previsto il rituale dell’Eucarestia, in ricordo dell’Ultima cena, da cui presumibilmente deriva, anche se questo legame col banchetto sacro tese a dissolversi col tempo, man mano che cresceva il numero dei fedeli, con una conseguente diversificazione dei due riti.

Sul piano filosofico passò invece a indicare l’amore spirituale, come superamento dell’eros che è l’amore di attrazione tra uomo e donna. Mentre in Platone l’eros è un amore di tipo ascensivo, animato dalla bramosia di possedere l’oggetto amato, vissuto come esigenza di completamento e bisogno di appropriarsi di ciò che a noi manca, l’agape è la risposta di Dio a un tale desiderio, e consiste nella scoperta apparentemente paradossale che solo nel dono di sé l’eros può approdare alla meta tanto anelata, giungendo a infinita e totale soddisfazione.

Nella Bibbia e, in particolare nel Nuovo Testamento, la parola è usata infatti non in contrapposizione con l’amore “umano”, ma come completamento e sublimazione dello stesso. 

L’Agape è infatti per i Cristiani il vertice più alto dell’amore, il punto in cui la filosofia culmina nella religione, quando dopo aver percorso l’ascesi filosofica ha inizio il cammino inverso, per rendere partecipi gli altri uomini della Verità appena raggiunta. 

L’Agape è quindi l’amore gratuito, di colui che dona tutto sé stesso all’altro o agli altri senza prevedere o pretendere nulla in cambio, ed è perciò incondizionato e assoluto.  

Cari amici lettori quest’anno, il 20mo Festival Biblico, si svolgerà nelle seguenti città: Vicenza Verona, Padova, Adria, Rovigo, Vittorio Veneto, Treviso, Chioggia, Alba, Catania e Genova e il tema trattato è “AGAPE”, l’amore nella sua declinazione più ampia e comprensiva, attraverso il quale, con incontri, dialoghi, confronti, spettacoli e concerti, in cui verranno affrontate le varie problematiche della contemporaneità. 

Buona domenica.

A cura di Pier Luigi Cignoli – Foto ImagoEconomica 

Editorialista Pier Luigi Cignoli

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