Nei giorni scorsi un tifoso inglese del Crystal Palace è stato allontanato per tre anni dagli stadi perché in occasione di una partita della sua squadra contro il Tottenham è stato colto dalle telecamere mentre faceva il gesto degli occhi a mandorla nei confronti di un attaccante coreano. Il gesto, valutato di stampo razzista, è stato perseguito e in prima battuta è stato condannato a una multa di circa 1.400 sterline.

Il club del giocatore offeso ha ritenuto la pena troppo morbida e ha fatto ricorso alla Football Policing Unit, un ramo della polizia londinese dedicato ai reati da stadio e tra le opposte tifoserie. L’appello è stato accolto. Il tifoso “razzista” si è preso tre anni di Daspo e ora le partite se le potrà guardare solo in televisione. Nel calcio inglese i crimini d’odio non sono tollerati e i tifosi sono invitati a denunciare qualsiasi comportamento discriminatorio.

Negli stessi giorni la Procura di Torino ha chiesto l’archiviazione di un procedimento intentato contro 144 sostenitori juventini, accusati di versi razzistici nei confronti di un noto giocatore di colore durante la partita Juventus-Inter, giocata nella semifinale di Coppa Italia. Per quell’episodio, in sede di giustizia sportiva, si è arrivati al paradosso della squalifica del giocatore per avere reagito alle offese ricevute. Sanzione poi cancellata dal presidente della Figc.

Di contro, a livello penale, la Procura ha archiviato il caso visto, la particolare tenuità dell’episodio. Ecco la motivazione: “Il fatto che tale condotta sia stata tenuta da una moltitudine di persone, che hanno evidentemente agito influenzandosi l’uno con l’altro, e il fatto che tale condotta non abbia perdurato per un tempo rilevante e, non da ultimo, che sia stata attuata per evidenti ragioni di rivalità sportiva (tifosi della squadra avversaria) induce a ricondurre il fatto nelle maglie dell’articolo 131 bis del codice penale”.

In pratica è stata valutata la tenuità del fatto, con la giustificazione che sono ragazzi e che si sono stimolati a vicenda per banali questioni di tifo. Sappiamo che le decisioni dei magistrati devono essere accettate, i giudici, per definizione, sono sopra le parti e la legge è uguale per tutti. È impossibile però non evidenziare la differenza tra quanto è successo a Londra e quanto a Torino.

Forse è una questione culturale, più che giuridica. Infatti, nel nostro Paese, il razzismo negli stadi è ancora percepito come una quisquilia – come diceva il principe Antonio De Curtis in arte Totò – a prescindere!

Il vice Direttore Ugo Vandelli – Foto Imagoeconomica

Il Vice Direttore Ugo Vandelli

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui